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Acufeni: come comportarsi con fischi e ronzii nelle orecchie

Acufeni: come comportarsi con fischi e ronzii nelle orecchie
Tempo di lettura: 4 minuti

“Ti stanno pensando”. C’è anche un pizzico di positività dietro uno dei fastidi più diffusi alle orecchie, ovvero la percezione di un fischio che pare nascere all’interno della cavità auricolare. Ebbene, anche se cerchiamo di dare una connotazione positiva a questa condizione, sappiate che fischi e ronzii alle orecchie e, più in generale, le percezioni uditive “fantasma” che non sono giustificate da rumori o altre situazioni ambientali, non sono propriamente gradevoli. Anzi alle volte, quando si ripetono cronicamente, diventano un disturbo che minaccia la qualità di vita. Stiamo parlando degli acufeni. Conosciamoli meglio! 

Cos’è l’acufene e come può manifestarsi

Le percezioni soggettive, si sa, sono diverse. E dare una definizione univoca di acufene non è semplice, vista la varietà di caratteristiche che possono assumere queste percezioni uditive “fantasma”. A volte vengono descritte come un fischio nelle orecchie. In altri casi ricordano un fastidioso ronzio. In altre situazioni l’acufene prende le caratteristiche di soffio o magari di fruscio. In tutti questi casi deve essere il medico a definire le possibili cause del fenomeno e le eventuali terapie. Certo è che non si tratta di situazioni infrequenti: si pensa che una persona su due sia destinata a fare i conti con il disturbo, nel corso della vita. Anche se il problema spesso è temporaneo e dopo qualche tempo può essere dimenticato.

Alcune possibili cause degli acufeni

Fare un elenco dei fattori che potenzialmente potrebbero associarsi allo sviluppo di suoni anomali non è semplice. Tra i fattori che possono determinare gli acufeni c’è ad esempio la presbiacusia, cioè la perdita d’udito che si verifica nelle persone anziane. Particolare attenzione va prestata anche ai farmaci: esistono infatti medicinali che possono dare come effetto indesiderato proprio questo disturbo. Capita con alcuni medicinali per la profilassi della malaria, alcuni diuretici utilizzati per abbassare la pressione, certi antibiotici. Ancora: nicotina, alcol e caffeina in dosi elevate possono anche essere associati alla comparsa di acufeni, quindi attenzione a non esagerare. Infine, pur ricordando che percepire un “fischio” nell’orecchio, occasionalmente, non deve creare ansie particolari, l’acufene cronico spesso si associa allo stress, anche se non si può dire quale sia la causa e quale l’effetto di questa associazione. Lo dice uno studio dell’Università dell’Illinois apparso su “NeuroImage Clinical”. L’acufene cronico, il fischio che non scompare, porterebbe alcune zone del cervello a essere sempre “attente” senza poter riposare. Alla fine questa situazione potrebbe avere un impatto sia sullo stato d’ansia sia sulla sensazione di sentirsi riposati, a prescindere dalle ore di sonno. Di conseguenza, l’acufene diventa un fattore di stress cronico. Come se non bastasse, poiché il cervello tende a concentrarsi costantemente sul fischio, si tenderebbe a perdere l’attenzione sulle attività che si stanno svolgendo.

C’è una relazione tra acufeni e cervicale?

Gli acufeni, vere e proprie sensazioni sonore che si avvertono soggettivamente, in assenza di uno stimolo sonoro ambientale, possono anche correlarsi a problemi della microcircolazione nell’ambito dell’orecchio. Esistono diverse malattie che possono manifestarsi anche con questi sintomi uditivi: capitano sicuramente di più in chi soffre di problematiche legate al classico dolore cervicale, visto che questa condizione può influire sul benessere dell’area del collo e del capo. 

Altre possibili cause degli acufeni

Bisogna ricordare che gli acufeni possono manifestarsi come “accompagnamenti” non certo graditi della sindrome di Menière, caratterizzata da vertigini ricorrenti e invalidanti, sensazione di pressione all’orecchio, perdita di udito sulle basse frequenze, o possono manifestarsi in caso di alterazioni della funzione della tiroide. Inoltre, possono essere più frequenti in coloro che soffrono di bruxismo, ovvero sono portati a “masticare” e serrare le mascelle la notte, mentre dormono e in chi ha problemi di circolazione.

Carenza di ferro e rischio di acufeni

Ci sono momenti in cui il contenuto di emoglobina dei globuli rossi, le invisibili cellule del sangue che trasportano ossigeno, cala. In questi casi, si ha una diminuzione del ferro nel sangue e possono determinarsi casi di vera e propria anemia. Quello che non sempre si ricorda è che anche un leggero calo dell’udito potrebbe essere legato ad una carenza di ferro e all’anemia che ne consegue. A sottolineare questa curiosità è una ricerca condotta all’Università Statale della Pennsylvania che mostra come anche le difficoltà nella percezione uditiva, al pari di molti altri segnali apparentemente scollegati dalle condizioni del sangue come capelli che cadono o unghie che si spezzano, potrebbero essere collegate all’anemia. Lo studio ha preso in esame i dati relativi a oltre 300.000 persone tra i 21 e i 90 anno di entrambi i sessi, considerando anche i valori della ferritina (fondamentali per capire un’eventuale carenza di ferro) e di emoglobina oltre ad un eventuale calo dell’udito. Al termine dell’analisi è apparso chiaramente come l’anemia possa collegarsi a difficoltà dell’udito, pur se appare difficile spiegare il meccanismo che porta a questo rapporto. Le ipotesi possono essere diverse: l’anemia potrebbe condurre ad una carenza di sangue e ossigeno nelle parti interne dell’orecchio o ancora si potrebbe verificare in queste persone un danno alla mielina, che ha il compito di facilitare il passaggio dei segnali nervosi. Di certo c’è che la correlazione esiste e bisognerà valutare se un supplemento di ferro, in questi casi, potrebbe aiutare anche a migliorare l’udito. 

Come si affrontano gli acufeni

Se gli acufeni sono solo temporanei e compaiono occasionalmente, magari quando si è particolarmente stressati o si è stati esposti a rumori molto intensi, non bisogna preoccuparsi. Piuttosto, bisognerà agire per diminuire stress e tensioni emotive. In alcuni casi, fastidi alle orecchie, con la comparsa di suoni “anomali” possono essere legati all’accumulo di muco accompagnato da otite. In questi casi, il ricorso a farmaci ad azione mucolitica, possono aiutare a risolvere il problema così come in caso di anemia, sarà il medico ad indicare le modalità più opportune di integrazione del ferro, facendo anche ricorso ai farmaci se necessario.

In molti casi, gli acufeni vanno considerati un sintomo di un’alterazione del sistema uditivo la cui natura e gravità non sono necessariamente in rapporto con la gravità del quadro. Sono infatti un disturbo soggettivo che causa anche molto disagio al paziente anche se la causa sottostante può essere facilmente risolvibile anche se solo in alcuni casi identificabile senza il consulto dello specialista laringoiatra o del proprio medico curante. Per questo, soprattutto se gli acufeni sono persistenti e localizzati in un solo orecchio, richiedono una valutazione adeguata e finalizzata ad adottare provvedimenti clinici rivolti a controllare, se possibile, l’affezione che sta alla base degli acufeni o a trattarli come sintomo disabilitante.  L’importante è non rassegnarsi e concludere che “purtroppo per gli acufeni non c’è nulla da fare: si abitui a conviverci”.

Una curiosità per concludere: tra le moltissime cure disponibili, da scegliere caso per caso, ci sono anche veri e propri “generatori di suoni”. Si tratta di piccoli strumenti, simili ad un apparecchio acustico, che trasmettono suoni all’orecchio per coprire i fastidiosi rumori oppure ridurne la percezione. Possono essere anche fissi, ad esempio in camera da letto, e creano un ambiente in cui è più facile riposare normalmente, anche se magari riproducono una musica che aiuta il riposo e contrasta quanto, purtroppo, risuona all’interno del sistema uditivo.

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