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Intestino pigro: tutto quello che c’è da sapere

Intestino pigro: tutto quello che c’è da sapere
Tempo di lettura: 4 minuti

A volte la mancanza di regolarità intestinale segnala la presenza di una patologia e va quindi indagata dal medico. Ma più comunemente la stitichezza occasionale rappresenta un disturbo comune a moltissime persone, che soffrono della cosiddetta forma funzionale, che interessa soprattutto gli anziani e le donne.

Come funziona un intestino regolare?

Le feci iniziano a formarsi nel primo tratto dell’intestino tenue e costituiscono il residuo, inerte e idrico, degli alimenti, fatto di materiale mescolato a sostanze secrete dal tubo digerente, dal fegato e dalle vie biliari e dal pancreas. Le feci diventano tali nell’intestino crasso, ultima parte del tubo digerente. Le scorie, vengono spinte in avanti nel colon grazie alla contrazione ritmata dei muscoli intestinali.
Una volta giunte nel retto, contenitore che raccoglie anche voluminose quantità di feci, queste vengono accumulate fino a che non arriva l’ordine di evacuare dal cervello, in grado di recepire lo stato di “pienezza” di questo contenitore naturale, attraverso speciali recettori nervosi presenti sulla parete del retto.

Fattori che favoriscono la stitichezza

Se uno o più di questi passaggi non è normale oppure la dieta non prevede una sufficiente quantità di fibre necessari per formare le feci può comparire la stitichezza.
I principali fattori che possono rendere difficile la regolarità di svuotamento intestinale sono:

  • cambio di alimentazione
  • tensione emotiva e nervosismo
  • scarsa attività fisica
  • caldo
  • tendenza a bere meno rispetto alle esigenze dell’organismo
  • predisposizione
  • problemi dell’intestino che impediscono il passaggio delle feci
  • alterazioni funzionali delle viscere

Cosa fare per contrastare la stitichezza?

La stitichezza è un problema che può essere contrastato attraverso stili di vita corretti. Ecco 5 regole d’oro alla base di un intestino in salute:

  1. offrire al corpo le fibre di cui ha bisogno perché il tubo digerente si muova correttamente; meglio consumare fibre insolubili in acqua presenti soprattutto nei cereali e nella crusca (all’interno dell’intestino, per la loro struttura chimica, si riempiono infatti di acqua e quindi aumentano il volume e la consistenza delle feci);
  2. consumare regolarmente frutta (particolarmente indicate sono le ciliegie, l’uva, le mele e le prugne, da mangiare con la buccia, ricca di fibra), verdura (tra le più ricche in fibre troviamo carote, le bietole, i porri e la cicoria) e alimenti integrali per mantenere efficaci le contrazioni intestinali;
  3. bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno, per consentire alle feci di formarsi visto che queste sono fatte per due terzi da acqua. Per soddisfare il palato ed il senso di sete, sempre più si diffonde la tendenza ad assumere frutta e verdura sotto forma di “liquidi”, bevendo anziché mangiando questi alimenti. Se l’obiettivo di questa scelta è aiutare l’intestino a contrarsi meglio, tuttavia, non dimenticate che ci sono modalità di preparazione che tendono a “disperdere” le fibre presenti nel vegetale di partenza. Per questo conviene sempre puntare sui frullati, che riescono a conservare, almeno in parte, la consistenza e la struttura del vegetale. Diversa è la situazione quando invece si punta sull’estrattore: in questo caso si salvaguardano meglio le componenti vitaminiche e minerali presenti nella frutta e nella verdura, ma si rischia comunque di perdere per strada le fibre di cui si ha necessità;
  4. fare attività fisica regolare per stimolare l’intestino pigro, favorendone così lo svuotamento;
  5. tonificare la muscolatura intestinale per favorire la peristalsi (spinta muscolare delle viscere): l’efficacia di questo consiglio è stata dimostrata da un’originale tentativo di cura della stitichezza tramite l’utilizzo di speciali elettrodi, per fornire stimoli elettrici al fine di incrementare il movimento dell’intestino. Nelle donne che si sono sottoposte a questo trattamento si sono verificati effetti significativi in termini di miglioramento del ritmo muscolare dell’intestino rispetto alla popolazione femminile che invece impiegava elettrodi simili ma senza stimolo elettrico. Sembrerebbe dunque particolarmente utile ed efficace stimolare dall’esterno la muscolatura intestinale, anche attraverso massaggi e manipolazione, riducendo in questo modo i sintomi fastidiosi della costipazione, come dolore addominale e gonfiore.

I rimedi farmacologici

I farmaci di automedicazione ad azione lassativa, se assunti solo per pochi giorni e nei momenti più “critici” per il movimento intestinale, possono rappresentare una valida soluzione per aiutare l’intestino pigro a “superare l’impasse”.
Quando la stitichezza è occasionale è possibile ricorrere a trattamenti farmacologici di breve durata che permettono di affrontare il problema con meccanismi d’azione molto diversi:

  • i lubrificanti, ammorbidiscono le feci e rendono più facile la defecazione;
  • i farmaci ad azione osmotica, richiamano acqua verso l’intestino e aumentano la massa delle feci, favorendone l’espulsione;
  • nei casi più ostinati si può fare ricorso all’azione di farmaci che agiscono stimolando le pareti dell’intestino e favorendone lo svuotamento.

Si tratta in tutti i casi di medicinali che, come avviene per tutti i farmaci senza obbligo di ricetta, devono essere impiegati solamente al bisogno e non per lunghi periodi di tempo, al fine di non causare un’alterazione della regolarità intestinale.
Se la stitichezza permane nel tempo va sempre richiesto il parere del medico oltre ad agire sul proprio stile di vita.

La curiosità: il veleno della tarantola come possibile rimedio?

Se però vi trovate a fare i conti con mal di pancia, gonfiore addominale e difficoltà ad andare di corpo e quanto abbiamo finora detto non vi convince, una possibile soluzione alternativa potrebbe essere quella di mettetevi a caccia di tarantole!
Ovviamente è una battuta, ma questo approccio potrebbe avere un forte razionale scientifico considerando quanto emerge da una ricerca internazionale che individua proprio nel veleno di una particolare specie di tarantola una possibile soluzione per aiutare l’intestino a ritrovare il giusto movimento.
Lo studio è stato pubblicato su Nature ed è il frutto di un lavoro cooperativo che ha visto impegnate le Università del Queensland e di Adelaide in Australia insieme all’Università della California di San Francisco e alla Johns Hopkins di Baltimora, negli Usa.
Gli scienziati hanno esaminato più di cento specie di animali diverse, considerando scorpioni, ragni e simili, puntando l’attenzione sul veleno dell’heteroscodra maculata, una tarantola presente nell’Occidente del continente africano.
Il veleno, normalmente impiegato dall’animale per difendersi e per uccidere le prede, sarebbe, infatti, in grado di attivare una proteina presente nei nervi e nei muscoli, chiamata NaV1.1. In pratica questa sostanza giocherebbe un ruolo significativo nella sensibilità intestinale e nella trasmissione del dolore: l’ipotesi degli scienziati è che la proteina possa “arginare” i livelli patologici di dolore che incidono pesantemente sull’esistenza di chi fa i conti con l’intestino pigro. Una tossina “buona”, insomma, almeno per chi deve fare i conti con la stitichezza.

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