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A colloquio con il Prof. Giorgio Walter Canonica

A colloquio con il Prof. Giorgio Walter Canonica
Tempo di lettura: 6 minuti

L’inizio della primavera è spesso associato alla diffusione delle allergie: ma si può ancora parlare della primavera come la “stagione delle allergie”? Complici le nuove abitudini dettate dalla pandemia e l’impatto del clima sulla stagionalità, l’incidenza e la diffusione delle allergie ha subìto dei cambiamenti. Il Professor Giorgio Walter Canonica, Direttore Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia – Istituto Clinico Humanitas, Milano torna ad approfondire il tema della rinite allergica con utili consigli per gestirne al meglio la sintomatologia e minimizzarne l’impatto sulla vita quotidiana.

Le domande

  1. Buongiorno Professore, le allergie possono essere di diverso tipo: da ingestione, da puntura di insetto, e soprattutto, in questo periodo dell’anno, da inalazione – con una serie di sintomi che colpiscono vari apparati (respiratorio, intestinale, cutaneo). Ma il meccanismo alla base delle reazioni allergiche è sempre lo stesso? E come si scatena? 
  1. Allergici si nasce o si “diventa”? Quali sono i fattori esogeni facilitanti? Chi può definirsi allergico? 
  1. L’anno scorso ci disse che chi soffre di rinite allergica è meno sensibile al SARS-CoV-2. Considerando l’evoluzione della pandemia, con la diffusione di nuove varianti e una loro maggiore contagiosità come visto per esempio con quella Omicron, l’affermazione resta valida?
  1. Sempre considerando l’evoluzione del virus SARS-CoV-2 e la più lieve entità con cui la sintomatologia tende a manifestarsi, soprattutto nei soggetti vaccinati, come differenziare e distinguere i sintomi del virus SARS-CoV-2 da quelli delle allergie respiratorie? 
  1. Nei mesi a venire ci aspettiamo, come annunciato, un progressivo allentamento delle misure restrittive per arginare il rischio di contagio da SARS-CoV-2. Dato lo scenario mutato rispetto a quello dello scorso anno, ci aspettiamo una maggiore diffusione e manifestazione di sintomatologie riconducibili alle allergie? Si può pensare che si ritorni a un periodo pre-pandemico? 
  1. Si sente spesso dire che l’associazione allergie-primavera sia ormai superata, con i sintomi della rinite che, in alcuni soggetti, si manifestano già da fine inverno. È possibile parlare ancora di “stagione delle allergie”? Quanto e come influisce il cambiamento climatico nell’incidenza e nella gravità dei sintomi allergici? 
  1. Quali sono i rischi da considerare e alcuni “buoni consigli” di prevenzione e gestione delle allergie da tenere a mente nella vita quotidiana?
  1. Qual è il ruolo dei farmaci di automedicazione o da banco nella gestione della sintomatologia allergica? Quali utilizzare e come farne un uso corretto? 

Le risposte

  1. Sì, esiste un meccanismo comune alla base delle reazioni allergiche, strettamente legato alla produzione di immunoglobuline E (IgE). Gli allergici, infatti, producono questo tipo di anticorpi che interagiscono in modo specifico con l’allergene. Quando l’allergene entra nell’organismo interagisce con il recettore specifico (IgE) che stimola le cellule cui si è legato scatenando il rilascio di alcune sostanze, quali l’istamina, i leucotrieni o le prostaglandine etc, che determinano la reazione allergica e i sintomi dell’allergia. Quello che varia è il livello a cui avviene il tipo di reazione – bronco, naso, intestino e cute. 
  1. Non essendo l’allergia una malattia genetica, non possiamo dire che allergici si nasca. Possiamo, invece, affermare che si erediti una certa predisposizione ad ammalarsi, e questa predisposizione è correlata al nostro stile di vita occidentale caratterizzato da elevata urbanizzazione, inquinamento atmosferico, minore tempo trascorso all’aperto sin dall’infanzia. Due esempi spiegano il perché: il primo, più complesso, è negli Stati Uniti e riguarda gli Amish e gli Hutterite, lo stesso tipo di popolazione ma con uno stile di vita diverso: gli Amish hanno mantenuto lo stesso stile di duecento anni fa, mentre gli Hutterite si sono adeguati e hanno adottato uno stile di vita occidentale. È stato rilevato che gli Hutterite soffrono di asma, mentre gli Amish no, e questo perché in passato il sistema immunitario era molto più stimolato e questo implicava, anche, una maggiore risposta ai fattori che possono portare allergie. L’altro esempio riguarda la riunificazione della Germania. Nella Germania dell’Est, infatti, l’asma e l’allergia non esistevano o comunque affliggevano un numero ridotto di persone mentre, dopo la riunificazione della Germania, si è riscontrato un decisivo incremento di questo numero, poiché la Germania intera ha adottato uno stile di vita occidentale.
  1. Certo. Nonostante le mutazioni del virus nell’ultimo anno possiamo confermare che gli individui allergici e quelli asmatici sono meno sensibili all’infezione da parte del coronavirus, come diversi studi condotti dall’inizio della pandemia di Covid-19 a oggi hanno evidenziato. Questo perché il meccanismo immunologico che determina l’allergia ha un effetto di diminuzione dei recettori del SARS-CoV-2 sulle cellule delle mucose respiratorie e ciò si traduce in un rischio minore di essere infettati. In altri termini, la prevalenza di infezioni respiratorie nei soggetti allergici è minore poiché il meccanismo dell’allergia e l’esposizione a quest’ultima fa diminuire il numero di recettori per il Covid-19 sulle cellule epiteliali delle mucose respiratorie. Questo è stato confermato osservando direttamente le cellule, ma anche attraverso la stimolazione con l’allergene dei bronchi del soggetto allergico.
  1. I sintomi delle allergie respiratorie (quindi rinite allergica e asma) e quelli del SARS-CoV-2 sono differenti: quelli della rinite allergica sono sostanzialmente naso chiuso, starnuti, naso che cola, con produzione di muco acquoso o poco denso, tendenzialmente bianco, anche, molto spesso, un’irritazione del palato, talvolta accompagnata da tosse e starnutazione. Per quanto riguarda l’asma, la sintomatologia include anche fischi, sibili, fame d’aria, costrizione dei bronchi, e la cosiddetta dispnea in caso di attacco asmatico. Quando i sintomi nasali non sono presenti, e si osservano febbre, tosse secca, difficoltà respiratorie, fatica, e soprattutto perdita del gusto e dell’olfatto, è indicato consultare il proprio medico di base per la valutazione di una possibile infezione da SARS-CoV-2.
  1. Sarebbe sbagliato sostenere che il rischio di una maggiore diffusione di sintomatologie riconducibili alle allergie non si possa verificare, considerato il progressivo allentamento delle misure restrittive per arginare il rischio di contagio da SARS-CoV-2. L’utilizzo delle mascherine è stato, infatti, determinante per quanto concerne una minore inalazione dei pollini e, dunque, sull’incidenza di disturbi legati alle allergie respiratorie, anche se in misura inferiore per gli allergici indoor, più esposti agli allergeni presenti negli ambienti chiusi, come quello domestico, dove non si indossa la mascherina e nei quali siamo stati comunque di più durante la pandemia. In questi anni di pandemia, infatti, l’importanza dell’utilizzo della mascherina come barriera è stato tanto decisivo per le sindromi allergiche quanto per quelle influenzali. A riprova di ciò, abbiamo assistito lo scorso anno a una stagione influenzale con incidenza sotto la soglia basale, proprio perché le particelle infette che solitamente sfuggono dalle persone per via area sono state intercettate dalle mascherine indossate dagli altri soggetti.
  1. È difficile oggi parlare di “stagione delle allergie”, perché il cambiamento climatico ha alterato i cicli delle stagioni, influendo così decisamente anche sull’incidenza delle allergie. Nello specifico, l’innalzamento delle temperature ha modificato il ciclo vitale delle piante, originando cambiamenti nella distribuzione e concentrazione degli allergeni e determinando un’anticipazione o prolungamento della stagione pollinica. Uno studio sulla stagione della fioritura della parietaria (pianta angiosperma dicotiledone, diffusa in tutta Italia) nel corso di un periodo di 23 anni ha evidenziato che la stagione della pollinazione di questa specie si è allungata di 90 giorni l’anno, ovvero tre mesi in più di quanto non succedesse precedentemente – un mutamento dovuto prevalentemente alle variazioni climatiche degli ultimi anni. Le stagioni di pollinazione sono, dunque, sicuramente aumentate e risultano essere più precoci.
  1. In casa o al lavoro (o in generale nei luoghi chiusi) per la prevenzione e la gestione delle allergie, si consiglia di arieggiare i locali frequentemente per evitare un eccesso di umidità che, inevitabilmente, si viene a creare negli ambienti chiusi, anche se è bene ricordare che aprendo le finestre ci si espone al rischio di inalazione di pollini. Si tratta quindi di bilanciare, perché non c’è purtroppo la ricetta vincente per risolvere il problema, e va tutto valutato nel contesto e nel modo giusto. Sicuramente, un comportamento che prevede la cura e il rispetto dell’ambiente, una sorta di “prevenzione ambientale”, è il primo passo per prevenire l’insorgere delle allergie. La prima regola per un soggetto allergico è, infatti, stare il più lontano possibile dalla causa dell’allergia, anche se non è sempre facile prevenire l’esposizione ai pollini.
  1. L’assunzione di farmaci elettivi, come antistaminici e antiallergici senza obbligo di ricetta disponibili come spray nasali, colliri e compresse a cui si aggiungono anche decongestionanti nasali (da usare con cautela), rappresenta un primo passo utile per alleviare i sintomi derivanti dalla rinite allergica. Nello specifico, e per quanto riguarda la rinite allergica, si può ricorrere ad antistaminici di seconda generazione disponibili anche senza ricetta e, solo sotto prescrizione, a steroidi nasali e a farmaci a base di antileucotrieni o salbutamolo al bisogno, indicati anche per la terapia dell’asma pediatrica. Si ricorda, però, che l’asma è malattia che richiede adeguato inquadramento clinico. Gli antistaminici di seconda generazione, che contrastano l’azione dell’istamina in modo più selettivo, sono soprattutto indicati agli individui allergici che trascorrono 6-8 ore davanti al PC per lavoro o per altri motivi, poiché questi non danno effetti sedativi, garantendo perciò un buon rendimento lavorativo. È bene ricordare che, poiché i pazienti non sono tutti uguali e la gravità della sintomatologia può presentarsi in maniera differente, accanto a queste prime soluzioni, si consiglia di rivolgersi al proprio medico curante o al proprio allergologo di fiducia per verificare la sintomatologia e se bisogna raccomandare, nel caso, una cura personalizzata.

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