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Geloni alle mani e ai piedi: perché vengono e come si affrontano

Geloni alle mani e ai piedi: perché vengono e come si affrontano
Tempo di lettura: 3 minuti

La pelle, si sa, è molto sensibile ai climi rigidi. Per questo, quando fa freddo, si arrossa per tentare di conservare il calore. Ma, se non prestiamo attenzione al suo benessere, evitando di esporci a temperature eccessivamente basse, o non ci copriamo abbastanza scegliendo correttamente l’abbigliamento, in queste giornate di freddo ci mettiamo a rischio di veder comparire i geloni, chiamati tecnicamente con il termine scientifico di eritema pernio. Ma come si riconoscono e che sintomi danno i geloni? Ecco qualche informazione che può aiutarci.

Dove nascono i geloni

I geloni durante la stagione fredda colpiscono le sedi periferiche come le dita di mani e piedi, il calcagno, la punta del naso e le orecchie di diverse persone, soprattutto bambini e giovani donne. Anoressia e bulimia  vengono considerati fattori predisponenti.

Come riconoscere i geloni: i sintomi

I sintomi della comparsa dei geloni sono abbastanza tipici. In primo luogo, le estremità, più comunemente, le dita dei mani e dei piedi, cambiano colore, diventando rosse e addirittura bluastre. Questo mutamento cromatico si può manifestare anche a carico di altre zone esposte, come il naso e le orecchie, specie se non protette con un copricapo.  Dopo qualche minuto, queste lesioni ipercromiche, cioè con un colore più scuro rispetto alla pelle circostante, possono dar luogo anche a prurito e addirittura a dolore. I geloni si manifestano soprattutto in presenza di freddo intenso e forte umidità e quando c’è un repentino passaggio dal freddo intenso al caldo.

Come prevenire i geloni alle mani e ai piedi

Per prevenire i geloni vanno evitati gli sbalzi drastici di temperatura tra l’esterno e l’interno, come avviene ad esempio in montagna. Un opportuno riscaldamento domestico, l’uso di scarpe e vestiti caldi e comodi, l’indossare sempre cappello e guanti sono le principali misure per non andare incontro ai fastidi, che nelle forme più gravi possono anche risolversi dopo qualche settimana.

Un’ultima osservazione da non dimenticare: una forma particolare di geloni, disposti solitamente in placche, può comparire sulle cosce di giovani donne e bambini che vanno a cavallo e indossano pantaloni stretti e poco termoisolanti.

Più attenzione alle gambe anche di inverno

Il pericolo geloni, in ogni modo, si può manifestare solamente in condizioni atmosferiche davvero proibitive, magari in montagna.

Più in generale non bisogna dimenticare che la circolazione delle gambe in inverno può essere sottoposta a vari stress, specie per chi soffre di vene varicose. Anche se il freddo “aiuta” le vene che tendono a gonfiarsi, basta la permanenza protratta vicino ad un termosifone o la permanenza in piedi per ore in un ambiente caldo per risvegliare i problemi. E allora occorre prendere contromisure, peraltro utili anche per quanti vogliono proteggere le gambe e prepararle per la bella stagione. Oltre all’impiego dei farmaci di automedicazione per aiutare la circolazione del sangue, ricordate che se non si può andare in piscina ha sempre valore l’idromassaggio, sempre con acqua tiepida e comunque a una temperatura che non superi i 38 gradi, da ripetersi con frequenza. Indicati, ma solo quando davvero non hanno un’azione eccessivamente “riscaldante” sono anche i massaggi.

Tuttavia, specie quando si sollecitano a lungo le vene occorre anche cercare di favorire la “spinta” dei muscoli delle gambe con le calze elastiche. Queste calze sono studiate per fornire una compressione graduale dal basso verso l’alto: più strette sulla caviglia, si allentano progressivamente al ginocchio e sulla coscia. Proprio questa gradualità riesce a creare la condizione ideale perché il sangue risalga dalla gamba verso il cuore. Ovviamente, per chi non presenta ancora lesioni ma ha comunque sintomi leggeri di malessere delle gambe, come pesantezza alle gambe, leggeri gonfiori o formicolii, o per chi ha comunque necessità di rimanere a lungo in posizione di “rischio” sono sufficienti calze “riposanti”, cioè con bassi valori di compressione.