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Influenza e vaccino antinfluenzale: il ruolo del medico di famiglia

Influenza e vaccino antinfluenzale
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Stanno per iniziare le chiamate. Il medico di medicina generale, considerando i pazienti a rischio per patologie o per età, è pronto per somministrare il vaccino antinfluenzale. Ne esistono di diversi tipi e il sanitario può dare il consiglio giusto sia sull’importanza della prevenzione sia sui rischi legati all’infezione dai più classici virus di stagione. È vero, lo scorso anno complice il Covid-19 che si è purtroppo “preso la scena” e grazie alle misure preventive adottate, dalle mascherine al distanziamento, ci si è “dimenticati” del classico virus invernale. Ma questo non significa che non vada considerato. Per questo è importante fare riferimento al primo “alleato” della nostra salute, appunto il medico di medicina generale, che può darci tutte le informazioni necessarie sulle modalità di prevenzione dalla malattia influenzale, soprattutto per le persone più fragili e a rischio.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si deve parlare di “vera” influenza quando sono presenti un esordio brusco della febbre che raggiunge o supera i 38 gradi, dolori muscolari, mal di testa e sintomi respiratori come tosse e mal di gola. L’incubazione è quasi sempre compresa tra uno e tre giorni. Negli adulti, così come negli adolescenti, passato questo periodo si assiste ad un rapido aumento della temperatura corporea, che si porta tra i 38 e i 40 gradi. A precedere il rialzo febbrile ci sono sintomi vari, dalla sensazione di freddo con brividi fino al mal di testa e alla fotofobia. Chi è stato colpito dal virus può accusare inoltre una sensazione di malessere generale, una forte debolezza e la classica sensazione di “ossa rotte” legata ai dolori muscolari e articolari.

Questi fastidi, ed in particolare la febbre, durano mediamente tre/quattro giorni, ma possono essere anche più rapidi o più lenti ad abbandonare il paziente (in media circa cinque giorni). L’andamento della febbre, in assenza di trattamento con antipiretico da automedicazione, è continuo. L’assunzione di farmaci di automedicazione porta ad alleviare, senza azzerarlo, il quadro sintomatologico. In genere i disturbi si mantengono per alcuni giorni con rapida ripresa del benessere: tuttavia in alcuni casi la tosse e l’astenia possono mantenersi per alcuni giorni dopo la completa defervescenza.

Un’ultima particolarità: se la febbre si mantiene alta anche dopo 3-4 giorni o magari si ripresenta a brevissima distanza di tempo dalla fine dei sintomi occorre pensare ad una sovra infezione batterica, che va trattata dal medico con una terapia antibiotica specifica. Nelle diverse età della vita, poi, la situazione può cambiare. Nei neonati i sintomi sono spesso meno facili da interpretare, e frequentemente possono essere presenti inappetenza, difficoltà respiratorie ed uno stato di intensa prostrazione, mentre il rialzo termico può essere meno spiccato. La situazione cambia nei piccoli di età compresa tra 1 e 5 anni, quando la febbre è invece elevata, la sonnolenza e la tosse sono molto intense e può esistere il rischio di convulsioni febbrili. Negli anziani, infine, i sintomi sono a volte meno intensi perché la risposta febbrile appare meno spiccata. Insomma:  l’influenza può assumere caratteristiche diverse nelle varie fasce d’età. La prevenzione è semplice: per metterla in atto parlatene con il vostro medico di famiglia.

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