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Mal di scuola: perché esiste e come si manifesta nei bambini

Mal di scuola: perché esiste e come si manifesta nei bambini
Tempo di lettura: 4 minuti

Sembra impossibile. Solo qualche giorno fa, in vacanza, il bambino sembrava allegro e continuava a giocare, in perfetta salute. Poi, con il ritorno a scuola, ricompaiono fastidi che parevano dimenticati, da uno strano mal di pancia che si ripropone ogni mattina fino a vomito, nausea, un continuo senso di stanchezza, a volte alla comparsa di mal di testa.

Insomma, pare proprio che il ritorno in aula diventi esso stesso una sorta di disturbo per il malessere che genera nel piccolo. Ma è proprio così? 

Anche se può sembrare strano, la “scuolite”, neologismo che indica una sorta di sofferenza per la ripresa delle attività scolastiche, può esistere davvero. Il bimbo non è un attore in erba e i piccoli fastidi che lamenta esistono davvero

In genere se i problemi compaiono la mattina, dopo colazione, quando il bimbo sta per recarsi a scuola, potrebbe trattarsi di un disturbo legato all’ansia di separazione dal genitore, oppure al timore di restare a scuola. Il pediatra è il punto di riferimento fondamentale per capire la situazione.

Emicrania, mal di pancia, nausea e vomito: i sintomi della “mal di scuola”

Consiglio per mamma, papà e nonni: non minimizzate lo stato di malessere del piccolo, accusandolo di fare “scena”. Piuttosto, convincetelo che comunque non sarà abbandonato a scuola, specie se il bimbo è nell’età della scuola di infanzia. 

E ricordate che non sempre all’origine dei fastidi, primo fra tutti, il mal di pancia, può esserci l’emicrania.

Infatti, il mal di pancia a volte si sviluppa per una sorta di “diversa manifestazione” dell’emicrania, o, per dirla in modo più corretto, l’emicrania si manifesta attraverso quelli che gli esperti chiamano “equivalenti emicranici”, disturbi tipici dell’età infantile che non portano al mal di testa vero e proprio ma ad altri disturbi. Ad esempio, può comparire un dolore alla pancia che si presenta soprattutto nella zona centrale dell’addome e tende a risolversi da solo entro un’ora, più o meno come potrebbe accadere con un mal di testa. Associati al dolore, ma a volte anche senza che questo sia particolarmente intenso, possono comparire nausea e vomito. Proprio la comparsa di vomito, ovviamente quando questo sia indipendente da eventuali problemi virali o di cattiva digestione, rappresenta un segno di queste forme di emicrania “fuori posto”. 

Il vomito tende a ripresentarsi con una certa frequenza e le crisi possono durare per più ore. 

Stanchezza e stress da rientro

Anche una stanchezza che appare invincibile, dolori diffusi e indecifrabili e a volte vertigini, possono essere sintomi tipici di forme di “emicrania” infantile. 

Rispetto a disturbi più funzionali o “fittizi” come quelli dell’ansia da rientro legati alla “scuolite” vera e propria, questi quadri si riconoscono per l’associazione di pallore e irritabilità e con l’interruzione, da parte del bambino, di qualsiasi attività. Spesso il bimbo richiede di stare in braccio o di sdraiarsi e dormire. È proprio l’incapacità di svolgere le normali attività, comprese quelle di gioco, che può far pensare ad un disturbo del genere e spingere la famiglia e confrontarsi con il pediatra. 

Attenzione all’emicrania in famiglia

In molti casi queste crisi si sviluppano in famiglie in cui c’è già un componente, generalmente la mamma o la nonna, che soffrono di emicrania. Nel caso il quadro clinico sia molto tipico, con crisi frequenti e intense, la diagnosi è spesso semplice, non necessita di particolari esami strumentali e può essere fatta dallo stesso pediatra di famiglia. I bambini colpiti da equivalenti emicranici possono avere più difficoltà a rispondere a eventi stressanti anche minimi rispetto ad altri bambini di pari età. Andare a scuola, tornare dalle vacanze, aspettare un’interrogazione, possono davvero scatenare il mal di testa, oppure quel dolore alla pancia che caratterizza l’emicrania “fuori posto”.

Resta comunque il fatto che dopo il cambio di abitudini dovuto alle lunghe vacanze, per tutti i bambini il ritorno alla normalità e, quindi, il ritorno a scuola può rappresentare un momento poco piacevole, caratterizzato da stress. 

Affinché il ritorno alla routine sia il meno traumatico possibile ecco alcuni suggerimenti per preparare il favorire un ritorno alle normali abitudini di vita: 

Dieci regole per aiutare il rientro a scuola

  1. Impostare l’orario di sveglia adeguato alla ripresa dell’attività scolastica
  2. Andare a letto prima la sera per avere ore di sonno sufficienti a far riposare l’organismo, evitando l’uso di tablet, videogiochi o televisione.
  3. Utilizzare un’alimentazione regolare basata su cinque pasti al giorno scanditi come segue: colazione, spuntino di metà mattino, pranzo, merenda, cena, applicando i principi della dieta mediterranea, abbandonando gli inevitabili strappi alimentari fuori programma dell’estate. 
  4. Dare spazio alla ripresa di periodi di studio alternati al gioco: una ripresa graduale del leggere o dello scrivere serve a non arrivare a scuola con in testa solo il divertimento e il gioco.
  5. Programmare o riprendere uno stile di vita sano nell’accompagnare il bambino a scuola: sì a percorsi pedonali condivisi, no all’accompagnamento in auto fin sotto i gradini della scuola.
  6. Non trasmettere ansie al bambino per l’organizzazione dei tempi e degli impegni che inevitabilmente i genitori devono considerare nella ripresa della vita quotidiana. 
  7. Prendersi del tempo tra genitori e figli per ripensare alle esperienze estive (positive e/o negative per memorizzarle e renderle un patrimonio importante nel percorso di crescita).
  8. Coinvolgere il bambino nelle scelte per il nuovo anno scolastico: acquisto di una nuova cartella, ovvero sistemazione degli “arnesi di lavoro” pronti per la ripresa delle attività (penne, astuccio, quaderni, ecc.).
  9. Riprendere i contatti con i coetanei compagni di scuola per ricollegarsi in modo piacevole alla prossima routine scolastica.
  10. Pensare all’iscrizione a corsi di sport o di giochi strutturati per l’anno a venire in base alle attitudini del bambino.

Fonte: Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale.