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Disturbi gastrointestinali e Covid-19: quali impatti? Parola al Prof. Attilio Giacosa

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Tempo di lettura: 6 minuti

Ormai è cosa nota che il sistema gastrointestinale rappresenta una sorta di “secondo cervello”. Esiste cioè una forte correlazione tra gli stili di vita e il benessere di stomaco e intestino. Stress e il cambio di abitudini, anche alimentari, derivanti dall’esperienza della pandemia di Covid-19 hanno avuto effetti importanti sulla comparsa o l’accentuazione dei disturbi gastrointestinali. Abbiamo approfondito il tema con il Dottor Giacosa, gastroenterologo e docente presso l’Università di Pavia, che, considerando anche il periodo invernale e le Festività, oramai alle porte, ci ha fornito un quadro dei possibili nemici del benessere intestinale e dei comportamenti da attutare per salvaguardare benessere gastroenterico.

Le domande

  1. Le abitudini alimentari e lo stile di vita hanno un impatto decisivo sulla nostra salute e sul funzionamento dell’apparato gastrointestinale. Se guardiamo agli ultimi due anni, il nostro stile vita ha subìto dei cambiamenti importanti dettati dalla pandemia. Come è cambiato il nostro rapporto con l’alimentazione negli ultimi due anni? È possibile parlare di aumento di disturbi gastrointestinali? Se sì, ce ne sono stati alcuni più frequenti o rilevanti di altri?
  2. È vero che anche lo stress ha una funzione determinante sullo stato di salute dello stomaco e dell’intestino? Come ha influito, se ha influito, la pandemia in questo senso?
  3. È corretto parlare di un nesso tra l’infezione da SARS-CoV-2 e le alterazioni del microbiota intestinale? Se sì, quali gli effetti nel breve e lungo periodo sull’apparato intestinale?
  4. Guardando invece alla stagione invernale, quali sono e da cosa dipendono i più frequenti disturbi dell’apparato-gastrointestinale nei mesi freddi?
  5. Date le premesse di cui ci ha parlato, soprattutto con riferimento a minori restrizioni sul piano della socialità, ci aspettiamo per quest’anno una maggiore incidenza di disturbi e virus intestinali?
  6. Quali sono le categorie di persone più vulnerabili che devono prestare maggiore attenzione?
  7. Con l’avvicinarsi delle feste e in uno scenario con limitate restrizioni rispetto a un anno fa aumentano le occasioni di convivialità in cui si tende a eccedere e a mettere in pausa le buone abitudini. Quali sono i comportamenti indicati da adottare prima, durante e dopo questi momenti per prevenire e curare disturbi per stomaco e intestino?
  8. Quando è il caso di ricorrere ai farmaci da banco? Quando invece contattare il medico?

Le risposte

  1. Le profonde modifiche che la pandemia ha imposto al nostro stile di vita hanno avuto un impatto significativo sui comportamenti alimentari. L’apparato digerente è quello che viene definito un “secondo cervello”: tutto ciò che incide sulla nostra vita può avere ripercussioni in ambito digestivo. Dati raccolti durante il primo lockdown (il più marcato nelle limitazioni) evidenziano una situazione di significative modifiche nell’ambito alimentare: circa il 17% degli intervistati ha avuto una riduzione dell’appetito, mentre, al contrario, il 34% ha manifestato un aumento del senso di fame e del desiderio di cibo, con un 48% che ha aumentato il peso corporeo. La variazione, soprattutto in eccesso, del consumo di cibo e del peso, ha portato sia a maggiori difficoltà digestive, con problemi di dispepsia come alterazione della capacità digestiva in quanto tale fastidio e difficoltà dopo il pasto, sia alterazioni delle funzioni intestinali (soprattutto, incremento della stipsi). Questi fenomeni sono fortemente condizionati dalla sedentarietà, che ha influenzato non solo l’appetito ma anche la funzionalità intestinale, con conseguenti sintomi come gonfiore addominale, sensazioni di dolore e fastidio, associati o separati rispetto alla difficoltà digestiva.
  2. La pandemia ha sicuramente avuto un impatto nello stato di salute dell’apparato gastrointestinale perché le abitudini comportamentali sono state stravolte, con ripercussioni diverse a seconda della fascia di età. Nei più giovani, che hanno la vita proiettata all’esterno, il dover rimanere bloccati in casa, isolati, senza accesso alle abituali attività, ha influito enormemente sui comportamenti alimentari. Sugli adulti, attività come lo smart working hanno portato ad un accesso continuo a snack e cibo, con tendenza a consumare i pasti in modo diverso dai ritmi abituali. La problematica è diventata ancora più critica per gli anziani. Il problema dell’acquisizione degli alimenti, della mancanza di relazioni con altri, spesso in assenza di tecnologia, hanno fatto patire di più l’isolamento, con ricadute importanti sulla sfera neurologica. Depressione, ansia, solitudine hanno così inciso profondamente sui comportamenti alimentari in questa fascia di età. Gli stati di stress e ansia hanno, quindi, avuto un impatto sulla funzione digestiva determinando l’attivazione di squilibri nella interconnessione della testa con la pancia. Ciò ha generato condizioni che si sono tradotte in sintomi funzionali: pur essendo sani, gli organi dell’apparato gastrointestinale non svolgono in modo corretto la propria attività, e questo ha portato alla comparsa o all’accentuazione di sintomi come diarrea o stipsi, una condizione abitualmente definita come “sindrome da colon irritabile”.
  3. Le connessioni ci sono e sono dimostrate da studi che vedono un impatto significativo del virus sul microbiota, un fenomeno che comporta varie tipologie di danno. Per prima cosa, porta a uno squilibrio della flora intestinale, sia nelle sede del colon che nell’intestino tenue, un organo, quest’ultimo, che è stato sempre “sottostimato” ma che assume importanza rilevante per lo sviluppo di sintomi importanti e di quello che viene chiamato con l’acronimo SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth), ovvero l’aumento di batteri nel piccolo intestino. Conseguenza diretta di questo fenomeno è il gonfiore, un sintomo che sembra banale ma che porta a sensazioni di malessere, tensione addominale, irregolarità delle funzioni intestinali, nervosismo, accentuazione della percezione negativa del proprio corpo. Le conseguenze di questa fenomenologia nel lungo termine non sono ancora chiare, anche perché stiamo ancora convivendo con il Sars-CoV-2 e le limitazioni imposte dalla pandemia e l’impatto, anche di stati di ansia e stress, permane. L’effetto sul microbiota si origina, infatti, dalle emozioni, transita attraverso il cibo e si interfaccia con stati infiammatori e patologie. Tutto questo si traduce in effetti negativi per gli equilibri della flora intestinale e del microbiota.
  4. Nel periodo invernale ci sono varie correlazioni con le patologie digestive. Per prima cosa, l’inverno espone più facilmente l’individuo a fenomeni di tipo infettivo. Le classiche terapie utilizzate per bronchiti e altre patologie dell’apparato respiratorio, come antinfiammatori e antibiotici, possono incidere sulla salute dell’apparato digerente. I problemi gastrointestinali sono dovuti anche al cambiamento delle modalità alimentari: da qui al periodo post festività natalizie, le occasioni conviviali diventano sempre più frequenti e anche se con restrizioni l’accesso al cibo e il ritorno alla socialità tornano ad essere presenti. In inverno poi si tende a mangiare di più, con cibi più grassi, maggior consumo di alcool, associazioni di più porzioni. Il problema delle difficoltà digestive tende quindi ad aumentare nelle persone sane e il tempo digestivo nel periodo invernale, soprattutto nei periodi di festa, è molto più marcato. Sedentarietà, fumo, alcool, cibi grassi, la quantità che aumenta, pasti ricchi ravvicinati, costituiscono una costante aggressione alle capacità digestive, per cui spesso portano a difficoltà gastrica e aggravamento di patologie come stipsi e diarrea nel periodo invernale e delle feste.
  5. Ad oggi è difficile capire l’evoluzione. In ogni caso nel periodo delle festività natalizie, al di là del livello di socialità, si assiste a un aumento dei disturbi gastrointestinali. Le difficoltà digestive saranno comunque legate alla socialità: maggiore saranno le aperture e le occasioni di convivialità, maggiori saranno i rischi di disturbi gastrointestinali. Occorrerà essere molto attenti anche allo scenario epidemiologico, perché le occasioni di convivialità durante i pasti fanno sì che alcune precauzioni, come la mascherina, siano meno efficaci lasciando campo alla diffusione dei virus.
  6. È indubbio che i soggetti fragili, che soffrono di patologie come cardiopatie, pneumopatie, disturbi digestivi e metabolici con interessamento del fegato o legati a malattie da reflusso, ernia iatale e con disturbi delle funzioni intestinali, sono quelli che corrono più rischi. Le difficoltà derivano anche dai farmaci che soggetti fragili come i cardiopatici o coloro che soffrono di malattie autoimmuni assumono e che incidono in maniera significativa sulle capacità digestive. Sono soggetti che hanno meno capacità di difendersi, sia da virus e dai batteri, che dalle difficoltà imposte da eccessi alimentari, che nel periodo invernale e delle festività natalizie rappresenta una costante.
  7. Per limitare i disturbi gastrointestinali associati al periodo delle festività è importante innanzitutto adottare accorgimenti durante i pasti più ricchi, essere contenuti nelle porzioni, preferire cibi vegetali, ridurre il consumo di carni soprattutto cucinate con molto condimento, limitare cibi speziati e molto piccanti e fare attività fisica. È importante camminare e muoversi per favorire i processi digestivi, così come consumare liquidi: è estremamente importante idratarsi, cercando di evitare gli alcolici. Durante le festività e i pasti conviviali una buona regola è quella di non fare il bis perché si tratta solitamente di cibi molto calorici e di difficile digestione. Come detto, limitare gli alcolici e il fumo è importantissimo per una corretta digestione. Nelle fasi di recupero post festività va limitato il cibo, bisogna idratarsi e camminare. Consumare liquidi, cibi vegetali, molta frutta che aiuta a recuperare e mantenere la funzione intestinale efficiente. Sono poche regole ma vanno rispettate per non incorrere in disturbi gastrointestinali.
  8. La scelta e l’utilizzo dei farmaci da banco sono guidati dai sintomi. Se si soffre di disturbi come bruciore, acidità, dolore alla bocca dello stomaco, sensazione di pienezza, nausea e vomito, diarrea e stitichezza per la parte intestinale, esiste una serie di farmaci di automedicazione che interviene sui sintomi, come gli antiacidi, gli antigas (i cosiddetti adsorbenti intestinali) contro il gonfiore e i procinetici che aiutano lo svuotamento gastrico. Va però monitorata la presenza di condizioni di rischio, cioè di sintomi che richiedono un consulto medico più approfondito. Questi sono: il dolore che persiste o si accentua nonostante la terapia; vomito continuo che non si arresta; perdita di sangue, sia per bocca che per via rettale. Altro capitolo è quello della diarrea, specialmente se associata a febbre alta e che non si placa con probiotici o farmaci antidiarroici. In questi casi si deve far ricorso al medico. Se più persone presentano questi sintomi a seguito di un pasto comune, è necessario fare esami per capire se ci sono condizioni legate a batteri o parassiti che vanno affrontati con terapie ad hoc.

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