Intervista al Prof. Fabrizio Pregliasco
Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva – Università degli Studi di Milano – Direttore Sanitario d’Azienda – I.R.C.C.S. Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano
Con l’autunno e il progressivo abbassamento delle temperature, oltre al Covid-19 che continua a circolare, cominceranno a “farsi sentire anche i numerosi virus respiratori responsabili di diversi disturbi come raffreddore e mal di gola. Per non parlare della stagione prossima stagione influenzale oramai alle porte.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima stagione influenzale? Che influenza sarà? E come sta evolvendo la convivenda col SARS-Cov-2 e le sue varianti?Lo abbiamo chiesto al Prof. Pregliasco che, come oramai da tradizione, ci ha aiutato a capire cosa accadrà e quali sono i comportamenti di prevenzione e cura da porre in essere per difenderci al meglio.
Professor Pregliasco, siamo ormai quasi al quinto anno di circolazione del virus SARS-CoV-2, in tutte le sue varianti. Ad esempio, quest’estate abbiamo assistito (nuovamente) a un aumento significativo dei contagi, specie in alcuni territori. Ma ormai il Covid-19 sembra non fare più paura e, del resto, anche questa ondata sembra confermare questa sensazione con riferimento alla pericolosità del virus. È davvero così? Quando parliamo di SARS-CoV-2 oggi cosa possiamo dire rispetto a diffusione, sintomi, contagiosità e pericolosità?
Il Covid-19 è – e continuerà a essere – una realtà con cui dobbiamo fare i conti. Abbiamo visto già come nel mese di agosto ci sia stato un incremento dei casi, seguito da una successiva diminuzione. Attualmente, ci troviamo in una fase di coesistenza con il virus, e dobbiamo prepararci a un andamento delle infezioni caratterizzato da fluttuazioni periodiche che, nel tempo, dovrebbero tendere a ridursi. Ogni 4-6 mesi, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, emergono nuove varianti del virus che presentano caratteristiche di immunoevasività. Si tratta di varianti che hanno la capacità di superare l’immunità ibrida che abbiamo acquisito attraverso le vaccinazioni e i precedenti contagi. Tuttavia, è importante notare che questa immunità non offre una protezione definitiva e permanente, rendendo necessario continuare a monitorare e adattare le nostre strategie di prevenzione e trattamento.
Questo autunno/ il prossimo inverno dobbiamo aspettarci una/delle variante/i simile/i o invece qualcosa di diverso? Nello specifico, come sarà/saranno la/le nuova/e variante/i in circolazione e quali ne saranno le caratteristiche rispetto alle precedenti?
La variante che si diffonderà nei prossimi mesi e che potrà cambiare l’attuale panorama delle varianti Covid è la Xec che è immunoevasiva. Ci aspettiamo quindi il prossimo autunno una presenza importante del SARS-CoV-2.
Queste nuove varianti, appartenenti alla famiglia Omicron, sono più “benevole” in termini di effetti sulla salute rispetto alle precedenti ma non in termini di diffusione: in un contesto, infatti, in cui la popolazione ha sviluppato un’immunità ibrida, il virus si è adattato diventando più subdolo per continuare a diffondersi. Di conseguenza, si registrano molti casi asintomatici o con sintomi lievi, facilitando così la trasmissione. Sebbene il Covid-19 sia meno aggressivo, rimane comunque pericoloso e potenzialmente letale per le persone fragili e anziane.
Rispetto agli anni scorsi, è cambiata la percezione e l’attenzione delle persone verso la difesa contro il Covid-19. Se da un lato questo significa normalità grazie al fatto che la pandemia è, per fortuna, passata, dall’altro però si rischia di perdere quei comportamenti virtuosi di prevenzione e protezione dal contagio che, durante il periodo pandemico, sono stati fondamentali per limitare la diffusione del SARS-CoV-2 e non solo. Come è cambiata, secondo Lei, la percezione delle persone riguardo ai rischi associati al Covid-19 e quanto il fatto che molti siano tornati a comportarsi “come se il Covid-19 non fosse mai esistito” potrà impattare sulla sua diffusione durante la prossima stagione fredda?
C’è una certa resilienza, per così dire, da parte delle persone nel dimenticare, o voler dimenticare, quanto accaduto nel 2020, e questo è comprensibile. Molti portano ancora con sé il ricordo di quel periodo, ma è innegabile che il livello di percezione del rischio si sia notevolmente abbassato. L’approccio corretto dovrebbe basarsi sul buon senso, che sembra ormai mancare, ma che dovrebbe essere presente soprattutto nei contatti con le persone fragili. Per loro, infatti, è fondamentale eseguire tempestivamente un tampone per poter iniziare il prima possibile, se necessario, una terapia antivirale con il Paxlovid, farmaco tanto più efficace quanto più precocemente somministrato rispetto all’insorgenza dei sintomi, proteggendo così le persone anziane o con condizioni a rischio. Per chi gode di buona salute, invece, è sufficiente ricorrere a farmaci da banco ad azione antinfiammatoria.
Quali misure stiamo adottando o dovremmo adottare per controllarne la diffusione? Che ruolo ha l’informazione?
Per le persone fragili e gli anziani, raccomando sempre di effettuare il richiamo vaccinale sia per il Covid-19 che per l’influenza, quella che viene comunemente definita la “doppia vaccinazione”. È importante tenere presente che, in presenza di sintomi, si diventa potenziali vettori di infezione per queste persone vulnerabili che vanno protette.
In tal senso, l’’informazione gioca ancora un ruolo cruciale nella promozione delle buone pratiche di prevenzione che abbiamo imparato durante la pandemia e che serve ribadire. Tra queste, la ventilazione regolare degli ambienti chiusi, il lavaggio frequente delle mani e l’uso della mascherina sono fondamentali non solo per prevenire la diffusione di Covid-19 e influenza, ma anche per ridurre il rischio di infezioni a trasmissione orale. Sebbene molte persone ormai siano restie a indossare la mascherina nei luoghi chiusi, resta un’importante misura di protezione, soprattutto nei contesti più delicati. Negli ospedali, ad esempio, far rispettare l’uso delle mascherine non è sempre facile, ma si è scelto di mantenere l’obbligo in reparti particolarmente vulnerabili, come quelli dedicati ai pazienti oncologici, dove la protezione rimane essenziale per salvaguardare la loro salute già compromessa.
Focalizzandoci solo sui virus influenzali della stagione 2024/2025, che influenza ci aspetta? I ceppi influenzali in circolazione saranno simili a quelli degli ultimi anni o presenteranno differenze?
Come di consueto, l’andamento della stagione influenzale in Australia durante il loro inverno viene utilizzato come indicatore per prevedere cosa potrebbe accadere nel nostro emisfero nei mesi successivi. I dati che ci giungono quest’anno dall’emisfero australe mostrano una stagione influenzale piuttosto intensa, simile a quella del 2022 e più vivace rispetto allo scorso anno. Tra i principali virus in circolazione, segnaliamo l’A/H1N1 e l’A/H3N2. In risposta a questa situazione, i vaccini antinfluenzali autorizzati per la nostra prossima stagione hanno subìto un aggiornamento, in particolare per il ceppo A/H3N2, che è stato sostituito con uno nuovo di origine thailandese. Mentre la composizione del vaccino antinfluenzale per gli altri ceppi, come quelli di tipo A e B, è rimasta invariata, questo cambiamento riflette l’esigenza di adeguare le difese alle varianti in circolazione. I vaccini saranno disponibili nelle versioni trivalente o quadrivalente, garantendo una copertura più ampia. Quindi, in sintesi, alla luce di quanto osservato in Australia, possiamo aspettarci una stagione influenzale piuttosto attiva anche da noi.
Oltre all’influenza, c’è un’attenzione crescente verso altri virus respiratori che contribuiscono a infezioni stagionali. Tra questi, il virus respiratorio sinciziale (RSV), il rinovirus, il metapneumovirus e i virus parainfluenzali sono particolarmente rilevanti. Ricordo che, in totale, ci sono circa 262 virus e loro sottotipi che causano infezioni respiratorie, rendendo il monitoraggio e la prevenzione ancora più complessi.
Qual è la previsione sul numero di persone che saranno colpite dall’influenza e da altri virus respiratori?
Considerando la situazione attuale, possiamo prevedere che la prossima stagione sarà caratterizzata da un’intensa diffusione di infezioni respiratorie. Lo scorso anno si sono registrati circa 14 milioni e mezzo di casi a fine stagione, e ci si aspetta un numero quanto meno simile quest’anno. Naturalmente, non tutti questi casi sono attribuibili all’influenza, ma includono una varietà di infezioni respiratorie, tra cui il contributo significativo del SARS-CoV-2.
Inoltre, la stagione respiratoria quest’anno non si è mai veramente conclusa. Anche durante l’estate, a causa degli sbalzi termici, i livelli di contagio non sono scesi sotto la soglia critica, con una persistenza di infezioni causate non solo da virus influenzali, ma anche da “virus cugini”, insieme al contributo del Covid-19 e di alcuni batteri che hanno provocato problemi polmonari.
Gli ultimi due anni hanno fatto osservare una incidenza elevatissima di sindromi da raffreddamento (influenza, Covid-19 e altri virus respiratori). Cosa aspettarci da questo quinto anno di convivenza? Il corpo umano, dopo la diffusione dei tanti virus degli ultimi anni, è diventato più o meno resistente ai virus respiratori?
Nonostante il corpo umano abbia sviluppato un’immunità ibrida, grazie sia ai vaccini che all’esposizione diretta al virus, il Covid-19 continua a mutare costantemente, adattandosi alle nuove circostanze. Le nuove varianti emergono regolarmente, mentre nel frattempo siamo tornati a una vita quotidiana più simile alla normalità, con contatti sociali e interazioni che favoriscono la trasmissione di diversi patogeni.
Questa ripresa dei contatti ha avuto un impatto anche su altri virus respiratori, come il virus respiratorio sinciziale (VRS), che due anni fa si è ripresentato in maniera particolarmente aggressiva. Negli anni precedenti, l’uso massiccio delle mascherine e le misure di distanziamento avevano ridotto la sua diffusione, ma, con il ritorno alla vita sociale, il VRS ha ripreso a circolare con forza. Oggi, tutti questi virus respiratori stanno nuovamente trovando terreno fertile per diffondersi, sfruttando la riduzione delle misure di protezione e la maggiore interazione tra le persone.
Prima dell’avvento del Covid-19, l’influenza era la principale preoccupazione durante la stagione invernale, seguita dal virus respiratorio sinciziale, che presenta sintomi simili ma con un’intensità variabile. Altri virus, come i metapneumovirus, si manifestavano con sintomi meno intensi. Oggi, con il Covid-19, il quadro si è ulteriormente complicato. Il virus SARS-CoV-2 si manifesta con una gamma estremamente ampia di sintomi, che spaziano da casi completamente asintomatici a forme più severe, simili a quelle osservate nelle prime ondate della pandemia. Questo fenomeno non riguarda solo gli anziani o i soggetti fragili, ma anche i giovani, che possono comunque sperimentare complicanze significative.
Quale quadro clinico ci si può aspettare in termini di contagiosità e sintomi dell’influenza ed eventualmente, quali segnali osservare per distinguerla dal Covid-19?
L’influenza si distingue dagli altri virus respiratori per tre caratteristiche principali: un esordio rapido della febbre alta superiore ai 38 gradi, la presenza di almeno un sintomo respiratorio (come tosse o mal di gola) e almeno un sintomo sistemico, come dolori muscolari, articolari o una sensazione di spossatezza generale. Questi segnali aiutano a riconoscerla rispetto ad altre infezioni virali.
A tal proposito, qual è l’importanza della vaccinazione antinfluenzale per i bambini, giovani, adulti e anziani nella prossima stagione influenzale? Quali consigli si possono dare ai genitori e agli anziani in merito alla somministrazione del vaccino? La vaccinazione effettuata lo scorso anno è valida anche per il corrente? In quali mesi è meglio vaccinarsi per assicurare una copertura efficace?
La vaccinazione contro il Covid-19 e l’influenza rimane altamente raccomandata, e i richiami sono essenziali per mantenere una protezione adeguata. Negli anni precedenti, la campagna di vaccinazione antinfluenzale aveva visto un notevole incremento, in parte dovuto alla preoccupazione per il Covid-19, che aveva spinto molte persone a vaccinarsi. Tuttavia, attualmente si osserva una certa flessione nella copertura vaccinale. Circa il 50% delle persone oltre i 65 anni si vaccina contro l’influenza, una percentuale che rimane insufficiente per garantire una protezione efficace a livello di popolazione.
È fondamentale considerare la vaccinazione antinfluenzale non solo come un’opportunità per proteggersi, ma anche come una raccomandazione sempre più importante, soprattutto per gli anziani e le persone fragili. Anche i giovani non devono sottovalutare l’importanza di questa vaccinazione, poiché l’influenza può causare effetti significativi e pesanti anche in questa fascia di età. Pertanto, è cruciale mantenere alti i tassi di vaccinazione per proteggere la salute di tutti, ridurre la diffusione delle malattie e prevenire complicanze.
A proposito di vaccino, cosa ne pensa del nuovo vaccino spray universale?
Mi occupo di influenza sin dagli anni ’90, e fin da allora si è parlato costantemente della possibilità di sviluppare un vaccino universale. Ogni anno, l’idea di un vaccino che possa proteggere da tutte le varianti dell’influenza sembra avvicinarsi, alimentata da numerosi studi e avanzamenti tecnologici. Le ricerche in corso sono promettenti, e le tecnologie in continuo sviluppo ci avvicinano sempre di più a questo obiettivo ambizioso. Tuttavia, nonostante i progressi, al momento il vaccino universale rimane una prospettiva per il futuro piuttosto che una realtà imminente.
Ritiene che, rispetto al periodo pre-pandemico, il cittadino abbia imparato a gestire meglio, la sua salute rispetto ai sintomi dell’influenza e al Covid-19? Quanto è stato ed è importante, in questo senso, un approccio responsabile all’automedicazione e all’uso consapevole e appropriato dei medicinali da banco?
È fondamentale fornire indicazioni corrette per una automedicazione responsabile. Questo approccio ha lo scopo di alleviare i sintomi senza eliminarli completamente, in modo da poter monitorare adeguatamente l’evoluzione della malattia. Se i sintomi, come la febbre, vengono completamente soppressi, il rischio è che la persona possa continuare a svolgere le proprie attività quotidiane, stancarsi ed esporsi a ulteriori condizioni di rischio. Al contrario, ridurre la febbre e altri sintomi, che sono segni di una risposta positiva del corpo, consente di seguire meglio l’andamento della malattia. In questo modo, è possibile consultare un medico se i sintomi non migliorano in modo significativo entro 2-3 giorni.
In quest’ambito, quale deve essere, a suo parere, il ruolo dei Farmacisti? E dei Medici di Medicina Generale?
Il ruolo dei farmacisti è estremamente importante nel processo di automedicazione. Essi sono in grado di consigliare il principio attivo più adatto tra i numerosi farmaci disponibili, poiché ci sono diverse opzioni con principi attivi distinti o combinazioni di principi attivi. Ad esempio, il paracetamolo è particolarmente efficace per abbassare la febbre, mentre vari tipi di antinfiammatori offrono un’azione più ampia rispetto al paracetamolo, che è specificamente antifebbrile. È cruciale che i farmacisti valutino le esigenze specifiche del paziente, considerando l’ampio spettro di patologie. Inoltre, i farmacisti offrono raccomandazioni particolarmente importanti per le persone fragili, tenendo conto dei farmaci che queste persone stanno già assumendo e degli eventuali rischi associati.
Anche il medico di medicina generale riveste un ruolo cruciale nell’ambito della gestione delle malattie respiratorie e non. Egli è essenziale per l’identificazione precoce dei sintomi di queste patologie, che spesso possono essere molto simili tra loro. Grazie alla sua esperienza e competenza, il medico è in grado di effettuare una diagnosi differenziale accurata, distinguendo tra le varie condizioni e indirizzando i pazienti verso il trattamento più adeguato. Inoltre, il medico di medicina generale ha una funzione importante nella valutazione delle comorbilità, ovvero la presenza di altre malattie concomitanti che possono influenzare il trattamento. Questa valutazione è fondamentale per scegliere il farmaco più adatto e decidere se è necessario adottare un approccio terapeutico più intenso.
In ultimo Professore, potrebbe indicarci 5 aspetti su cui dovremmo prestare maggiore attenzione/su cui è necessario migliorare per affrontare al meglio la prossima stagione fredda?
- Automedicazione responsabile:
È fondamentale che i cittadini comprendano l’importanza di una automedicazione responsabile. Il ricorso ai farmaci di automedicazione non deve mirare a eliminare completamente i sintomi per poter continuare a svolgere le proprie attività come se nulla fosse. Piuttosto, dovrebbe servire ad attenuare i sintomi in modo che si possa monitorare l’andamento della malattia e consultare un medico se necessario. L’uso di farmaci da banco deve essere mirato e non deve compromettere la capacità di rilevare segni clinici importanti.
- Abitudini di prevenzione:
Le buone abitudini igieniche, come il frequente lavaggio delle mani e la ventilazione degli ambienti, sono essenziali per prevenire le infezioni respiratorie. Queste pratiche sono fondamentali per ridurre il rischio di contagio e contribuire alla salute pubblica. La consapevolezza e l’adozione di tali abitudini aiutano a limitare la diffusione dei virus.
- Comportamento responsabile durante l’infezione:
È importante evitare di mettersi in situazioni di rischio e di contagiare gli altri quando si è malati. Il concetto di “non fare gli eroi” implica non esporre le persone vulnerabili a rischi aggiuntivi e non minimizzare la propria condizione per continuare a interagire socialmente. La responsabilità è fondamentale per proteggere le persone fragili, come gli anziani, da infezioni.
- Uso degli antibiotici:
Gli antibiotici non sono efficaci contro le infezioni virali e il loro uso eccessivo o sbagliato può portare a resistenza agli antibiotici. È essenziale che i pazienti (e i medici) siano consapevoli che gli antibiotici devono essere prescritti solo quando strettamente necessario, ad esempio in caso di complicazioni batteriche. L’uso indiscriminato di antibiotici può aggravare la problematica della resistenza e non contribuisce al trattamento delle infezioni virali.
- Approccio positivo alla vaccinazione:
La vaccinazione rimane una misura chiave per prevenire malattie respiratorie e ridurre il rischio di complicanze, inclusi i casi di “Long Covid” dove in anche in questo caso i vaccini possono aiutare a mitigare i sintomi. È fondamentale adottare un approccio positivo verso le vaccinazioni, che rappresentano una strategia efficace per proteggersi dalle infezioni e mitigare la severità delle malattie. I vaccini possono aiutare a ridurre la probabilità di sviluppare forme gravi di malattie respiratorie e limitare gli effetti a lungo termine.
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