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Intervista alla Dott.ssa Elena Bozzola 

Intervista Dott.ssa Elena Bozzola 
Tempo di lettura: 8 minuti

Segretario e Consigliere Nazionale Società Italiana di Pediatria

Per ogni genitore la salute dei propri figli è un aspetto fondamentale. Come garantire loro una crescita armoniosa? Come gestire correttamente i piccoli disturbi dell’infanzia?

A quali aspetti fare attenzione e quali errori evitare? Quanto è importante il ruolo del pediatra? Lo abbiamo chiesto alla Dr.ssa Elena Bozzola Segretario e Consigliere Nazionale Società Italiana di Pediatria che ci ha detto di come stanno i bambini italiani dopo la fase emergenziale della pandemia, dandoci preziosi consigli su come garantire salute e benessere ai più piccoli.

Le domande

  1. Dott.ssa, qual è lo stato generale di salute degli under 14 in Italia?
  2. Quanto incide una sana attività fisica nei più piccoli durante la loro fase di sviluppo e crescita? 
  3. Come ha inciso la pandemia sulla salute dei bambini (under 14)? Se dovesse dare dei pesi, quanto la pandemia ha inciso sul benessere fisico e quanto su quello psicologico? La salute dei più piccoli è stata trascurata o si è prestata maggiore attenzione? 
  4. Quali sono i piccoli disturbi più comuni tra i bambini/under 14? Quali le differenze per sesso e per fascia di età? 
  5. Si sa che durante la stagione fredda i bambini sono quelli che si ammalano di più. Cosa state osservando in questa stagione, considerando inoltre la doppia circolazione tra virus influenzali e simil influenzali e il Sars-CoV-2? Un accenno di attualità anche sul virus sinciziale… Come si manifesta? È pericoloso solo per i bambini piccolissimi?
  6. Come sono, nella sua esperienza, i genitori italiani rispetto all’attenzione e alla gestione della salute dei loro bambini? A chi si rivolgono in caso di piccoli disturbi? Che rapporto hanno con il pediatra (territoriale o ospedaliero)? 
  7. Quali sono gli errori più frequenti che fanno i genitori (sotto/sopravalutazione di certi malanni, errori nella somministrazione dei farmaci, etc.)? 
  8. Come l’utilizzo dei dispositivi elettronici tra le abitudini dei più piccoli può portare a piccoli disturbi? Quali sono i piccoli disturbi più caratteristici causati dall’iperconnessione e dalla sovraesposizione ai mezzi digitali? Ci sono dei modi per prevenirli? Quali le possibili conseguenze sul lungo periodo? (scheletro, occhi, etc.)
  9. Da ultimo, Dott.ssa, quali sono i 5 consigli che darebbe ai genitori per tutelare e garantire quotidianamente la salute del proprio figlio, della propria figlia? 

Le risposte

  1. L’Europa si classifica come la miglior casa del pianeta per un bambino che nasce oggi, ma fallisce nel momento in cui si parla di sostenibilità. L’Italia si inserisce in questo contesto europeo, tant’è che in una ricerca realizzata da UNICEF in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità tra 180 nazioni, l’Italia si colloca al ventiseiesimo posto come sopravvivenza e come benessere dei bambini; un’ottima posizione, eppure emergono delle criticità a livello di sostenibilità e di cambiamento climatico che avranno delle conseguenze sulle prossime generazioni. A livello pediatrico, un’altra criticità in Italia ma in generale in tutte le società industrializzate è quella di trasmettere stili di vita salutari, poiché in queste società si riscontra invece, in virtù di un’eccessiva disponibilità di cibo e per cedere ai capricci dei bambini, un’eccedenza nell’alimentazione, troppo ricca di proteine e troppo “pasticciata” (con merendine, alimenti fuori pasto, bibite gassate, etc. …), a discapito di una corretta alimentazione e crescita del bambino. Non solo i genitori, ma anche il pediatra e tutti gli educatori accanto al bambino, come anche la babysitter se si dedica all’alimentazione, svolgono un ruolo fondamentale in questo senso. Se vediamo che ci sono bambini che rifiutano la frutta e la verdura perché “non piace” è importante insistere e riproporre alimenti ricchi di vitamine, anche se quello che si ottiene dai bambini le prime volte può essere un rifiuto. I genitori poi devono credere nei princìpi di una sana alimentazione, così che il bambino sia più incline ad accettare. 
  2. Come Società Italiana di Pediatria non solo abbiamo fatto una piramide alimentare ma abbiamo messo tra le buone norme dell’educazione e dell’alimentazione del bambino anche un’attività motoria. Abbiamo parlato di attività motoria e non di attività sportiva perché, anche se è vero che lo sport strutturato è un buon principio per tutti i bambini perché li aiuta fisicamente e psicologicamente, l’attività motoria è alla base di una buona educazione e stile di vita e aiuta a combattere la sedentarietà e a stare lontano dai video giochi, a vantaggio del benessere dello sviluppo non solo fisico ma anche neurologico. Passeggiare al parco, andare a scuola a piedi o in bicicletta, salire le scale a piedi fanno parte dell’educazione al movimento quotidiano e favoriscono abitudini di vita non sedentarie. Lo sport poi fa bene all’umore. Pensiamo a una partita di calcio che, soprattutto per i bambini un po’ più introversi, può sprigionare la voglia di socialità e di stare con gli altri.
  3. Sicuramente con la pandemia non c’è stata un’influenza diretta importante sulla salute del bambino: abbiamo infatti visto che i casi di infezione grave da SARS-CoV-2 e di mortalità, seppur presenti, si sono mantenuti inferiori rispetto alla popolazione adulta e anziana. C’è stata però quella che definirei una “pandemia parallela”: bambini e adolescenti, infatti, chiusi tra le mura domestiche, soprattutto nella prima fase del lockdown, hanno sperimentato in tanti casi disagi neuropsicologici molto importanti e che si sono acuiti con il protrarsi dell’emergenza sanitaria. Un’indagine effettuata dalla Società Italiana di Pediatria in diverse regioni italiane e recentemente pubblicata su una rivista internazionale ha visto come, a fronte di un calo del 48% degli accessi al Pronto Soccorso per patologie organiche (quindi quelle tipiche dell’infanzia o legate alla stagionalità per una diminuzione delle malattie infettive a seguito delle restrizioni e del lockdown imposti per contenere la diffusione del Covid-19)  sono decisamente cresciuti i casi di disordini neuropsichiatrici. Si parla di un incremento che si è attestato, pur con una certa differenziazione regionale, al +83% medio su base nazionale, soprattutto per alcune patologie come l’ideazione suicidaria (+147%), i disturbi della condotta alimentare (+78%) e la depressione (+115%). Questi risultati rappresentano elementi importanti di riflessione perché ci hanno stimolato a osservare un fatto che già conoscevamo ma che, in alcuni casi, avevamo trascurato, ovvero quanto il mondo dei bambini e degli adolescenti sia fragile e quanto siano importanti gli interventi mirati su di loro. Nei reparti di pediatria l’incidenza di questi disturbi è aumentata in modo drammatico, con un aumento di circa +40% delle ospedalizzazioni per patologie neuropsicologiche. Eclatante è il caso dei disturbi della condotta alimentare, soprattutto anoressia tra giovani e giovanissime, dove abbiamo notato un abbassamento dell’età media (se prima ci si aspettava un disturbo a partire dai 12-13 anni, ora siamo arrivati ad avere i primi casi di disturbi della condotta alimentare persino tra gli 8-9enni). Abbiamo osservato come la salute del bambino in questi anni di pandemia non sia stata colpita nel più dei casi direttamente dal virus ma come abbia indirettamente subìto delle conseguenze importanti, il che ha avuto e potrà avere delle ripercussioni sulla vita e crescita future. 
  4. I disturbi più comuni dipendono anche molto dall’età del bambino. Per quanto riguarda il sesso, sono state riconosciute patologie più frequenti nei maschi rispetto alle femmine e viceversa. Ad esempio, sappiamo che le infezioni alle vie respiratorie, come ad esempio la bronchiolite, tendono a essere un po’ più frequenti nei maschi. Questo non significa che se si è femmina si è protetti dalla bronchiolite o che se si è maschi non si possa soffrire di disturbi più diffusi tra le bambine, ma che si tratta soltanto una questione probabilistica di incidenza maggiore che è importante aver presente. Con l’arrivo dell’inverno le condizioni da tenere sotto stretta osservazione sono la bronchiolite e le gastroenteriti: i bambini che stanno in contatto con altri in luoghi chiusi, come l’asilo, possono contaminarsi per via aerea o per il contatto con oggetti condivisi. 
  5. Quello che stiamo osservando è un incremento delle infezioni nelle vie respiratorie e di rinovirus, che hanno una gravità di sintomi variabile a seconda dell’età e delle condizioni cliniche del bambino: nei bambini piccoli sono di solito più aggressivi, mentre negli adolescenti e negli adulti magari possono anche dare semplicemente un banale raffreddore. Questo incremento era qualcosa di “prevedibile”, perché stiamo pagando un debito di immunità: con le mascherine e tutte le misure restrittive e quindi con le conseguenti chiusure scolastiche e la mancata socializzazione dei bambini ci troviamo di fronte a una popolazione che non ha avuto molto a che fare con i virus e, quindi, è più vulnerabile. Un assaggio lo abbiamo già avuto l’anno scorso, quando abbiamo riscontrato il boom di casi di infezione del virus sinciziale, un virus respiratorio molto comune, tanto che circa il 90% dei bambini sotto i due anni di età lo incontra almeno una volta. La sintomatologia è generalmente più grave sotto l’anno d’età, in particolare nei bambini sotto i tre mesi di vita e nei soggetti che hanno delle gravi comorbidità, soprattutto in quelli gravemente prematuri o che hanno delle gravi cardiopatie o gravi patologie a livello polmonare. 
  6. I genitori italiani sono molto attenti, e questo è legato anche all’età: abbiamo visto, infatti, che generalmente all’aumentare dell’età dei genitori tende a crescere anche il grado di apprensione nei confronti della sintomatologia dei bambini. La nota negativa è che, se il pediatra non risponde subito (e normalmente il rapporto tra le due parti è buono), c’è la tendenza dei genitori a postare sui social media (Facebook in particolare) foto del bambino per chiedere consiglio ad altre mamme. Colgo l’occasione per lanciare un monito che, nonostante l’esperienza che mamme di altri bambini possono acquisire nella gestione dei propri figli, non sono medici e per cui è inopportuno sia postare delle foto sui social media sia chiedere aiuto e consiglio in chat alle altre mamme. È necessario, quindi, rivolgersi sempre a una figura medica.  
  7. La logica del “fai-da-te” con i farmaci da prescrizione è assolutamente sbagliata: se il pediatra non dà certe terapie è proprio per garantire il benessere del bambino. Ad esempio, gli antibiotici non servono per curare patologie virali e assumendoli non si abbrevia il decorso della malattia. È importante, quindi, controllare la salute del bambino e monitorarla con una visita medica, oltre che con una chiamata telefonica. Un altro consiglio che vorrei dare alle mamme e ai papà è quello di parlare sempre con il proprio pediatra, anche per confrontarsi e informarsi sulle vaccinazioni: la vaccinazione è uno strumento terapeutico cruciale per aumentare le difese del bambino. 
  8. Abbiamo condotto un lungo studio come Società Italiana di Pediatria diviso per fasce di età (bambini e adolescenti): nei bambini più piccoli, tra i disturbi maggiormente ricorrenti troviamo quelli dell’apprendimento e quelli legati allo sviluppo del linguaggio. Ci sono, infatti, delle app che vengono definite “educative” ossia in grado di favorire una facilitazione dell’apprendimento di lingue straniere, di versi degli animali o qualche altra abilità linguistico-cognitiva ma che, in realtà, senza la supervisione e la guida dell’adulto, difficilmente può essere realmente educativa. Al contrario, una eccessiva esposizione ai media device, un abuso di tecnologia, può portare il bambino ad avere un ritardo nell’apprendimento correlato, soprattutto, alle abilità matematiche, e a sviluppare bassi livelli di attenzione. Gli schermi digitali poi possono provocare disturbi della vista per l’emissione della luce, tra cui soprattutto secchezza oculare, bruciore, irritazione e abbagliamento, ma anche disturbi del sonno, di tipo qualitativo e quantitativo, per i contenuti stimolanti e per la luce dello schermo che può interferire con il ritmo circadiano quando l’esposizione avviene di sera. Inoltre, un bambino che viene esposto eccessivamente ai contenuti di un tablet o smartphone corre il rischio di guardare contenuti inappropriati: a volte capita che la visione inizi da un programma ma che poi, specie se non c’è l’intervento del genitore, possano essere visti altri contenuti, ad esempio, non adatti all’età del bambino o violenti e questo può determinare un ritardo nella fase dell’addormentamento con un sonno disturbato/dei risvegli frequenti, e ciò poi si traduce, a sua volta, in difficoltà a rimanere svegli e attivi il giorno successivo. La deprivazione del sonno è stata poi correlata a tante patologie infettive; quindi, c’è anche un maggior rischio di ammalarsi e di prendere l’influenza proprio per un indebolimento dell’organismo.   Altri disturbi riguardano poi la postura, la cosiddetta text neck syndrome o il pollice da SMS, soprattutto negli adolescenti, tra cui è anche molto diffuso il cosiddetto phubbing: iragazzini che tendono a comunicare tra di loro tramite messaggi hanno poi difficoltà a esternalizzare i loro sentimenti e a creare delle relazioni vere. C’è poi una maggiore incidenza di cyberbullismo, proprio perché attraverso uno schermo non si riesce a comunicare i propri sentimenti e ad essere empatici ma, viceversa, è più facile la violenza verbale. La quantità di rischi connessi all’utilizzo dei dispositivi elettronici è in generale aumentata anche riguardo il campo dell’alimentazione: soprattutto con la pandemia è cresciuto il rischio di sovrappeso tanto che si è coniato il termine di covibesity. Vi è, infatti, un maggior rischio, durante l’utilizzo prolungato di media device, ad assumere involontariamente una quantità di cibo superiore o di scarsa qualità, il cosiddetto junk food o cibo spazzatura.
    • Dialogo: dipende anche dall’età del bambino, ma alla base di tutto è importante parlare molto con il proprio figlio. È difficile per gli adolescenti ma è importante che ci sia un contatto costante tra genitori e figli, e che i primi ritaglino dei momenti con loro, liberi dal cellulare e da momenti lavorativi; 
    • Non credere alle fake news e alle false informazioni, soprattutto in ambito vaccinale, ma fidarsi del consiglio del pediatra;
    • Non pensare al “fai-da-te” a livello professionale: una mamma o un papà non possono improvvisarsi medici; quindi, nell’interesse del figlio è fondamentale far visitare il bambino; 
    • Garantire un’adeguata alimentazione per prevenire sovrappeso e obesità, portando il bambino dal pediatra per controlli periodici per assicurarsi che non ci sia né un’eccessiva magrezza né un eccessivo incremento ponderale.
    • Non disattendere i controlli del pediatra anche se sembra che il bambino stia bene, e con lui programmare eventuali visite specialistiche di cui il bambino potrebbe necessitare.

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