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Probiotici e prebiotici, come disinfettare l’intestino

Probiotici e prebiotici, come disinfettare l’intestino

Nel nostro tubo digerente, in particolare nell’ultimo tratto dell’intestino, vive un numero inimmaginabile di batteri, numericamente almeno dieci volte di più delle cellule dell’organismo umano. Così, sempre di più, la scienza concentra l’attenzione su questa popolazione intestinale fatta di tanti “soggetti” diversi. Si è visto che proprio il microbiota, ovvero l’insieme dei microrganismi che vivono nell’intestino, può rappresentare un elemento chiave per la salute: se funziona bene, grazie alla presenza di ceppi diversi e armoniosamente organizzati, può difenderci dallo stress e dall’ansia, limitare l’impatto delle allergie, segnalare il diabete, addirittura ridurre il pericolo di ammalarsi di malattie neurodegenerative.

Basilare è, quindi, fare in modo che, a tutte le età, il microbiota sia organizzato per lavorare al meglio. Ovviamente la sana alimentazione è fondamentale, così come le buone abitudini. Viceversa, infatti, alterazioni del microbioma possono determinare una serie di malesseri intestinali: gonfiore addominale, flatulenze, mal di pancia, sintomi spesso associate a forme di disbiosi intestinali.

Che ruolo hanno i probiotici e i prebiotici per la salute dell’intestino? Si tratta di un argomento complesso di cui cerchiamo qui di tracciare le linee principali per aiutare a far chiarezza e ad orientarsi.

Che cosa sono i probiotici e i prebiotici e a cosa servono

Secondo una definizione generale, i probiotici sono batteri vivi, per i quali sia dimostrato un beneficio per la salute, che possono essere integrati in diversi prodotti, compresi alimenti, farmaci e supplementi nutrizionali. Sono conosciuti anche con il nome di fermenti lattici. Qualche nome? Pensate ad esempio ai batteri della specie Lactobacillus e Bifidobacterium, insieme ai lieviti come il Saccaromyces cerevisiae. I probiotici servono a “ripopolare” di batteri buoni l’intestino in caso di alterazioni del micorbiota.

I prebiotici sono sostanze alimentari (si tratta soprattutto di polisaccaridi, ad esclusione dell’amido e degli oligosaccaridi non digeribili dagli enzimi umani), che hanno la capacità di nutrire specificamente i batteri viventi nell’intestino. Questi composti stimolano, infatti, lo sviluppo di ceppi batterici a effetto positivo contrastando, quindi, la crescita di quelli a effetto negativo. Qualche esempio? Pensate all’oligofruttosio, all’inulina, ai galatto-oligosaccaridi, al lattulosio, agli oligosaccaridi del latte materno. 

Quando pensiamo ai probiotici, quelli che una volta chiamavamo fermenti lattici, il pensiero corre subito al mal di pancia e alla diarrea, magari dopo una terapia antibiotica, oppure un virus intestinale o da una tossinfezione alimentare. Ed in effetti il ruolo “storico” dei probiotici è soprattutto questo: ripristinare il benessere degli “abitanti” dell’intestino, curando di ripopolarlo con batteri “buoni” per ripristinare quell’equilibrio che può essere stato alterato dal passaggio di una “tempesta” invisibile in grado di modificare la composizione qualitativa e quantitativa dei batteri intestinali.

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Il ruolo del microbiota

Ma questa visione è limitativa e non tiene conto delle funzioni del microbiota che, ad esempio, favorisce e regola la digestione degli alimenti, grazie ad una serie di enzimi che sono in grado di trasformare molte delle sostanze che arrivano nel canale digerente con i cibi come lipasi, proteinasi, diastasi. Inoltre, le cellule batteriche presenti nel microbiota sono veri e propri laboratori invisibili, entro i quali si svolgono alcune attività enzimatiche fondamentali per la replicazione degli stessi germi, mentre altri composti enzimatici vengono liberati all’esterno, nel canale intestinale, e quindi possono diventare attivi sulle sostanze in transito o sulle cellule della mucosa.

Infine, il microbiota oltre ad assicurarci la produzione di vitamine del gruppo B, e in particolare della B12, favorisce la sintesi di energia disponibile per l’organismo. Con tutte queste funzioni, non deve stupire l’attenzione della scienza per il microbiota, come elemento regolatore del benessere globale e come chiave di prevenzione per numerose condizioni patologiche. Avere a disposizione batteri “buoni” (sempre nell’ambito della varietà delle diverse specie) significa difendersi meglio dalle infezioni.

Ma non solo. Si studia con sempre maggior attenzione il microbiota intestinale nello sviluppo dell’obesità e del diabete e anche nella regolazione dello stress e dell’umore in quello che viene definito “asse” intestino-cervello”. Ancora: le mutazioni del microbiota potrebbero interferire anche sui possibili problemi metabolici e sul rischio cardiovascolare legato all’assunzione degli alimenti. Il tutto, senza dimenticare il ruolo del microbiota nella risposta immunitaria, in caso di allergia e non solo. L’intestino in generale è l’organo più importante sotto il profilo immunitario: più o meno il 60 per cento delle cellule immunitarie si trovano nella mucosa intestinale.

La risposta immunitaria che passa attraverso le difese intestinali si concentra soprattutto nei riguardi delle proteine alimentari (prevenzione delle allergie) e la risposta ad organismi patogeni come virus (rotavirus e poliovirus), batteri (salmonella, listeria, clostridium e altri), parassiti come il toxoplasma. Insomma: ricordiamo che ogni persona ospita una sua propria composizione batterica, determinata in parte dal genotipo dell’ospite e dalla colonizzazione iniziale alla nascita. Nell’adulto sano dominano in genere tre gruppi batterici: i bacteroiditi, i firmicuti e gli actinobatteri. Mantenere in salute (e vario), anche con i probiotici in caso di necessità, il microbiota significa ritrovare o migliorare il benessere. 

Probiotici e prebiotici, quando prenderli?

Una sana alimentazione, quella tipica della dieta mediterranea, consente in genere di avere a disposizione un microbiota sano ed efficiente. Tuttavia, non bisogna dimenticare che i batteri intestinali possono reagire molto rapidamente a un cambio dietetico, pur se sono le abitudini alimentari a lungo termine a definire la composizione del microbiota stesso. Per questo, bisogna sempre riflettere quando ci sono alterazioni della normale alimentazione, ad esempio in vacanza o per una patologia, come ad esempio un’infezione da virus gastrointestinale.

In queste condizioni, con la comparsa di diarrea e dolori addominali, il medico può consigliare una reintegrazione della composizione batterica intestinale o indicare (anche in associazione) un approccio con prebiotici mirati per “nutrire” i batteri “buoni” presenti.

Sono solo esempi: visto il ruolo sempre più importante del microbiota nella risposta del sistema difensivo si può puntare su un’integrazione mirata anche in chiave preventiva, ovviamente se il medico lo consiglia. Il tutto, senza dimenticare che alimenti ad azione prebiotica come le mele o le cipolle possono offrire nutrimento per ceppi batterici buoni e che le fibre (esempio, i cereali integrali) sono fondamentali per il benessere dell’intestino.

Inoltre, anche la prevenzione della stitichezza (e non solo) passa attraverso la presenza di fibre che possono nutrire i batteri ad azione positiva. Pensate che le fibre prebiotiche sono i principali modulatori della composizione e della funzionalità del microbiota. In caso di dieta povera di fibre, il microbiota cerca nutrienti altrove e arriva persino ad utilizzare le glicoproteine della lamina mucosa della nostra parete intestinale. Meglio puntare sulle giuste fibre (parlatene con il medico) per avere l’aiuto necessario.

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