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Temperatura corporea in bambini, adulti e anziani, cosa bisogna sapere

Temperatura corporea in bambini, adulti e anziani, cosa bisogna sapere
Tempo di lettura: 5 minuti

Avete mai visto la lucertola che si scalda al sole? Ebbene, sappiate che per questo rettile, come del resto per molti altri, non si tratta di un vezzo ma piuttosto di una necessità fisica. C’è bisogno del tepore dei raggi solari per mantenere il corpo alla temperatura che consente di svolgere al meglio le reazioni metaboliche. 

Anche per l’essere umano accade qualcosa di simile. 

La nostra temperatura in particolare deve mantenersi sempre intorno ai 36,5 gradi, indipendentemente dalle condizioni ambientali. 

Ovviamente, la situazione cambia se compare la febbre: in questi casi, fatte salve le variazioni personali, la temperatura tende ad alzarsi e a superare i 37 gradi, pur se ci sono persone per le quali una temperatura intorno a questi livelli provoca sintomi significativi. Ma la febbre è una reazione patologica, sia pur se difensiva.

Perché la temperatura corporea deve rimanere stabile

L’uomo è un animale omeotermo, e deve avere il corpo sempre alle stesse condizioni termiche, con modeste variazioni nell’ambito delle 24 ore. Infatti, la temperatura tende ad alzarsi leggermente nel pomeriggio. In particolare, l’essere umano ha l’esigenza di mantenere stabile la temperatura corporea per proteggere il cervello e gli organi addominali, molto più sensibili di altre parti, come la pelle, alle variazioni termiche. Basti pensare che se la temperatura corporea supera i 42 gradi per un periodo prolungato di alcune ore esiste il rischio di danni cerebrali irreversibili. 

Non a caso la temperatura rettale (temperatura interna), la più vicina allo stato termico ideale per gli organi interni, è normalmente maggiore di 0,4 gradi rispetto a quella della bocca e di 0,65 gradi rispetto alla temperatura ascellare (temperatura esterna) mentre è più bassa di circa 0,3 gradi rispetto a quella dell’ipotalamo, la piccola “struttura” all’interno del cranio, che è invece presenta la temperatura più alta dell’organismo perché in esso si trova il centro di controllo e coordinamento della temperatura corporea. 

Nella parte anteriore dell’ipotalamo ci sono infatti alcuni neuroni che formano il centro del raffreddamento, deputato alla dispersione del calore quando la temperatura del corpo tende ad innalzarsi. A volte però, questo centro di “raffreddamento” non funziona. Ad esempio, quando viene la febbre, magari per un’infezione virale di stagione.

Quanto deve essere la temperatura corporea normale?

La temperatura corporea viene considerata normale quando si attesta attorno ai 36,5 gradi. In realtà, non esiste una temperatura universale valida per ciascuno di noi, ma si può affermare che la temperatura corporea normale di un adulto si attesti solitamente tra i 35 e i 37 gradi, soprattutto se prendiamo in considerazione la temperatura esterna (come quella data dalla misurazione ascellare). La temperatura, come visto, dipende anche dal punto del corpo dove si effettua la misurazione e si distingue in interna (rettale) ed esterna. Gli anziani hanno generalmente temperature corporee mediamente più basse, perché fanno più fatica a trattenere calore (e dunque dovrebbero coprirsi di più). Nei bambini, invece, il range di rifermento è similare a quello degli adulti, tranne che per i neonati, che hanno temperatura mediamente più elevate soprattutto quando mettono i dentini.

Quando si parla di febbre e come si misura 

Perché si parli di febbre occorre che la temperatura salga almeno di un grado rispetto a quella normale, che viene considerata tale quando si attesta ai 36,5 gradi. Il che significa che la febbre va considerata tale quando il termometro raggiunge almeno i 37,4 gradi all’ascella, supera i 37,5 gradi in bocca e i 38 di temperatura rettale.

La febbre normalmente viene misurata sotto l’ascella, anche se questa rilevazione richiede almeno un minuto. 

Risultati simili possono essere ottenuti rilevando la temperatura all’inguine, mentre nel sedere la misurazione è più rapida. Se si dispone di un termometro auricolare si può anche misurare la temperatura all’interno dell’orecchio. Questa però può risentire di eventuali alterazioni, ad esempio, in caso di otite, e risultare meno affidabile.

I virus e la febbre

Quando siamo esposti all’azione di un agente infettivo come un virus o è in corso un’infiammazione, l’organismo produce sostanze che innalzano la temperatura. Sono i cosiddetti agenti pirogeni, protagonisti anche nella risposta infiammatoria e potenzialmente prodotti anche da tossine batteriche. Questi tendono ad alterare la regolazione del centro di raffreddamento presente nell’ipotalamo. Per questo il livello di normalità termica dell’organismo si alza di uno-due gradi. Tale innalzamento è alla base della funzione difensiva della febbre: se il corpo è più caldo aumenta la possibilità di distruggere direttamente i germi (esistono batteri termosensibili per i quali l’innalzamento termico di 1-1,5 gradi è sufficiente a inibirne la replicazione) e soprattutto l’intero organismo reagisce in maniera più efficace. Infatti, il corpo produce più calore perché aumentano la velocità dei battiti cardiaci e il ritmo respiratorio e sono più attive le difese immunitarie perché si producono più anticorpi contro l’agente patogeno.

Quando è il caso di intervenire per abbassare la febbre

Non siamo tutti uguali. Né in senso fisico, né, soprattutto, per età. Per questo, si dice che in teoria il bambino dovrebbe vedere abbassata con medicine la temperatura quando questa supera i 38,5 gradi nella rilevazione ascellare, ma in genere nelle persone anziane occorre ricorrere prima ai farmaci. Insomma: la regola va sempre interpretata. Parlando di bimbi, se questi appaiono poco reattivi e sonnolenti, anche se la temperatura corporea si assesta più in basso rispetto alla soglia sopracitata può essere necessaria la somministrazione di un antipiretico. Al contrario si può anche attendere prima di somministrare il farmaco se il piccolo è sveglio e vivace, anche in presenza di una febbre che raggiunga i canonici 38 gradi e mezzo. Inoltre, bisogna considerare anche la presenza di altri sintomi, come ad esempio la tosse o il mal di testa. Se la febbre si accompagna a una forte cefalea, che in molti casi può essere risolta grazie al farmaco che consente anche di raggiungere di abbassare la temperatura elevata, il medicinale può diventare indicato.  

Attenzione se il bimbo ha le convulsioni

C’è un fattore che non va dimenticato in caso di aumento della temperatura corporea, in particolare nei bambini. È la comparsa delle convulsioni, con i muscoli si contraggono senza controllo, quasi fossero percorsi da una scossa elettrica. Le convulsioni febbrili hanno normalmente una durata non superiore ai cinque minuti. E anche se l’età di massimo rischio è quella tra il primo ed il secondo anno di vita, per cui può capitarvi che proprio ora ci sia la prima manifestazione di questo disturbo, basta un pizzico di sangue freddo per affrontare la situazione. Prima di tutto bisogna prendere il piccolo in braccio, e con la testa piegata in avanti, specie se ha appena mangiato. Esiste infatti il rischio che la mancanza di controllo lo faccia vomitare e che i resti di cibo finiscano nella trachea, bloccando le vie respiratorie. Poi bisogna liberarlo dai vestiti, per “rinfrescarlo”. Meglio se, durante questa fase, si riesce ad applicare una spugna bagnata con acqua fresca sul capo, per ridurre la febbre. Infine è fondamentale abbassare la temperatura con un farmaco antipiretico. Questa misura si rivela estremamente utile anche in fase preventiva. Se il piccolo  è a rischio di convulsioni meglio effettuare la misurazione della temperatura almeno ogni quattro ore. 

Cosa fare in caso di febbre

Non bisogna avere come obiettivo la scomparsa totale della febbre, specie quando questa è alta. Infatti, come abbiamo detto, la febbre è una reazione positiva per l’organismo, che diventa più attivo nel controbattere alla diffusione di agenti patogeni. Per questo motivo i farmaci debbono consentire di abbassare la temperatura, ma non di farla “crollare”. Si tratta pur sempre di una risposta difensiva, che non conviene annullare. E comunque ricordate di mettere in atto quelle semplici regole, dall’alimentazione leggera fino all’idratazione, che possono aiutare a superare meglio gli “sbalzi” termici imposti dalla febbre. Fornire una sufficiente quantità di liquidi, come tè con zucchero e limone o spremute zuccherate, per ridurre il rischio di disidratazione e preparare cibi facilmente digeribili (vanno benissimo carne o pesce bollito, formaggio magro, patate lesse o al vapore) significa consentire a chi ha la febbre di reagire al meglio alla situazione. Se il sintomo non migliora o peggiora dopo 2/3 giorni, meglio ovviamente sentire il medico di fiducia.

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