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A colloquio con la prof.ssa Rossella Nappi

A colloquio con la prof.ssa Rossella Nappi

Le donne sono diventate sempre più consapevoli del proprio corpo e dell’importanza della prevenzione e della cura per tutto ciò che riguarda la salute intima. Essa, dall’adolescenza alla menopausa abbraccia non solo l’aspetto individuale ma anche la vita di coppia. Ma come è cambiato nel tempo il rapporto delle donne col ginecologo e come sanno oggi le ragazze di salute sessuale, disturbi e malattie? Ne abbiamo discusso con Rossella Nappi, Professoressa ordinaria di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Pavia – IRCCS Policlinico San Matteo e Presidente dell’Associazione dei Ginecologi Universitari Italiani (AGUI).

Nonne, mamme e figlie e l’età della prima visita ginecologica. Cosa è cambiato nel tempo? Ci sono degli studi che ci aiutano a capire l’evoluzione dei bisogni di salute e dei comportamenti? 

Non esistono dati veri e propri che indichino come è evoluto nel tempo il rapporto della donna con il proprio ginecologo, ma è indubbio che in passato le donne si rivolgevano allo specialista in occasione della gravidanza o di disturbi veri e propri indicativi di uno stato di patologia. I consigli in tema di salute intima erano spesso tramandanti da donna a donna attraverso le generazioni e l’ostetrica del territorio rappresentava il riferimento di fiducia per porre quesiti “da donne”.  

La rivoluzione sessuale alla fine degli anni ’60 con l’introduzione della contraccezione ormonale sicura ha rotto una serie di tabù e ha portato la donna a comprendere l’importanza di proteggersi dalle malattie a trasmissione sessuale e di vivere il progetto della maternità in prima persona. È stato così possibile scegliere sul versante riproduttivo e sessuale e la figura del(la) ginecologo/a è diventata importante in qualità di interlocutore privilegiato con il quale comprendere come gestire la propria salute al meglio facendo per esempio esami quali il paptest, una svolta epocale nella prevenzione femminile. 

Oggi, la visita ginecologica è considerata di fondamentale importanza proprio a fini preventivi e, seppure non esista un’età giusta, perché molto dipende dallo stato di salute in relazione alle mestruazioni dell’adolescente, andrebbe sempre effettuata intorno a 15-16 anni, epoca di inizio delle prime esperienze sessuali. A volte si rende necessaria anche prima, indipendentemente dall’inizio dell’attività sessuale, in presenza di dolori pelvici, mestruazioni abbondanti o irregolari. Mamme e figlie spesso vanno dal ginecologo mano nella mano, in un’esperienza condivisa di femminilità.  In alcuni casi, è ancora difficile aprirsi con le proprie mamme e i consultori giovani rappresentano uno spazio importante di confronto per affrontare il debutto sessuale mettendo in atto le giuste strategie di autoprotezione.

Nella sua esperienza, le ragazze oggi che atteggiamenti e conoscenze hanno in tema di salute intima? Quali i dubbi più ricorrenti? Come le nuove generazioni approcciano alla visita ginecologica e quale è, nella sua percezione, il ruolo delle famiglie? O piuttosto quello della rete?

Le ragazze certamente ne sanno di più, ma rimangono ancora molti dubbi e incertezze su come sono fatte, su cosa è normale, sui giorni fertili, su come funzionano i contraccettivi e sul tema del piacere sessuale. Esiste un certo pudore da parte delle giovanissime a confrontarsi con il medico ponendo domande intime, e le loro aspettative sul proprio “gine” sono molto elevate. 

La rete è una grandissima fonte di informazione che deve essere educativa ed empatica, capace di fare sentire ogni donna protagonista unica della propria vita riproduttiva e sessuale. Il fenomeno delle influencers ginecologhe è in crescita e questo sembra essere di notevole aiuto per favorire un rapporto con il proprio medico di fiducia, anche più dei siti informativi istituzionali che a volte peccano di un tecnicismo asettico, poco adatto all’universo emotivo delle giovani.  

Nello specifico, con riguardo all’educazione sessuale per le ragazze e le giovani donne a che punto siamo? 

Le ragazze parlano di sessualità più apertamente ora rispetto al passato. Di fronte ai problemi, però, hanno bisogno di guide sicureche rispondano in modo personalizzato. L’impressione è che le giovani di oggi cerchino una dimensione molto intima che non è fatta di una ricetta che va bene per tutte. L’educazione sessuale fornisce elementi generali di comprensione dei meccanismi della fertilità, dei metodi contraccettivi e della risposta sessuale, ma non parla sufficientemente di amore e non è di aiuto quando si percepisce la propria diversità sessuale, non tanto nell’orientamento e nella sua fluidità, ma nella modalità di vivere il rapporto con il sesso che è profondamente evoluto al tempo dei social, e si è in parte complicato al tempo del Covid.

Ormoni e aspetti psicologici quali l’autostima e stress come possono influire sulla salute intima e sessuale al femminile?  Quali le principali differenze rispetto agli uomini? Ci fa qualche esempio?

Gli ormoni femminili sono mutevoli con le fasi del ciclo mestruale e le fluttuazioni dei livelli degli estrogeni e del progesterone plasmano da un lato il senso di benessere fisico e dall’altro modulano il benessere mentale. Estetica e tono dell’umore sono sotto il controllo degli ormoni femminili e la sessualità è influenzata da molti aspetti che hanno a che fare con l’autostima. 

Il corpo immagine è centrale nella relazione con gli altri e la paura di non essere all’altezza investe molte sfere della performance adolescenziale e giovanile, non soltanto quella scolastica, generando disequilibri e problemi psico-sessuali. Lo stress di crescere nel modo giusto per soddisfare le aspettative dei genitori da un lato, e della community dall’altro, è molto evidente e colpisce non soltanto le ragazze. Il maschile è guidato da ormoni più univoci, gli androgeni, che vanno nella direzione della potenza sessuale. L’uomo non deve piacere a tutti costi, ma deve potersi affermare, un’impresa non sempre facile in un mondo dove la competizione ha perso le regole del passato dei propri padri. Anche i nuovi equilibri maschili sono difficili e lo stress del crescere fianco a fianco con un nuovo femminile è evidente e si manifesta con varie forme di disagio emotivo e di inadeguatezza sessuale. 

Esistono fattori esogeni che possono determinarne una alterazione del ciclo e, più in generale, dei meccanismi legati alla fertilità? 

Certamente sì, è questo un fenomeno in forte crescita perché i disturbi alimentari sono pandemici, soprattutto quelli sottosoglia, nascosti nella fissazione di mangiare i cibi giusti, nell’esercizio fisico eccessivo, nel bisogno di controllo delle proprie pulsioni che sfocia poi nelle abbuffate e nei digiuni compensatori. La riproduzione ha bisogno di energie adeguate e di uno stato psico-fisico favorevole che viene a mancare quando il peso è troppo basso o è troppo alto. Laddove c’è stress eccessivo, non c’è una fertilità in salute e la massa grassa è un indicatore molto fedele dello stato di equilibrio endocrino-metabolico che permette alla donna di diventare madre.

Parlando di fattori esogeni, uno che ha sicuramente inciso profondamente nelle nostre vite è stato il SARS-CoV-2 e tutte le implicazioni. Quanto ha inciso la pandemia sulla vita della donna? Quali sono gli effetti più evidenti sul sesso femminile di cui vediamo ancora le conseguenze?

La pandemia ci ha ricordato che non possiamo essere in pieno controllo della nostra vita, ci ha messo di fronte alla brutalità delle malattie che derivano dal contatto con gli altri e ci ha richiamato alla nostra responsabilità in tema di salute. Aver vissuto ai tempi del Covid ha una portata che ancora non è pienamente chiara e le conseguenze sono oggetto di intensa ricerca sul versante bio-psico-sociale. Quel che è certo è che le donne di ogni età hanno vissuto sul campo le difficoltà legate all’isolamento e alla solitudine, al conciliare famiglia e lavoro e al difficile accesso alle cure. Nelle giovanissime sembrano essere cresciuti ulteriormente i disturbi del comportamento alimentare e del tono dell’umore, nelle donne adulte i disturbi dell’adattamento e le patologie da stress e nelle donne più avanti in età le fobie e le ansie per lo stato di salute. Come in tutte le situazioni di crisi, è importante enucleare anche elementi positivi che derivano dall’aver imparato che si può vivere in un modo diverso la quotidianità nel lavoro e nel tempo libero e persino nella sessualità.

Quanto il complesso equilibrio biologico femminile rischia di alterarsi (o si è già alterato) per il procrastinare nel tempo l’età della prima gravidanza? 

Oggi l’età del primo figlio in Italia è intorno ai 32 anni e circa una coppia su 5 ha problemi di infertilità e si rivolge alla procreazione medicalmente assistita per soddisfare il proprio desiderio di genitorialità. Il periodo Covid ha ulteriormente complicato la progettualità riproduttiva perché ha spostato il piano di vita su priorità differenti. Ritardare la riproduzione comporta sfide crescenti a causa della diminuzione del potenziale riproduttivo, noto come riserva ovarica, che diminuisce progressivamente nelle donne, diventando significativamente ridotto dopo i 40 anni. Inoltre, ci sono maggiori probabilità che nel tempo si manifestino condizioni riproduttive, come fibromi e endometriosi, insieme a patologie croniche come ipertensione arteriosa, malattie tiroidee e diabete. Queste condizioni possono compromettere la salute della donna durante la gravidanza e, di conseguenza, influire sulla salute del bambino. Nell’insieme, la riproduzione tardiva può influenzare il potenziale di salute delle generazioni future e cambiare l’assetto sociale con un numero sempre maggiore di figli unici che non deriva dal mancato desiderio di fare più figli, ma dalla mancanza di tempo per realizzare questo progetto. La ricetta sul come evitare un futuro con meno zii e cugini non è semplice e non può limitarsi ad appelli alla natalità per la sostenibilità del sistema. Sono necessari interventi educativi di base che mettano al centro i giovani supportando il loro progetto di vita a vari livelli e responsabilizzandoli in tema di salute riproduttiva e sessuale.

Il ciclo, la gravidanza e la maternità (per chi sceglie di avere figli) e la menopausa incidono quindi sulla vita di ogni donna anche tramite il presentarsi di alcuni disturbi. Quali sono più comuni nelle diverse fasi della vita della donna?  

Le giovani donne si confrontano soprattutto con il dolore mestruale e la sindrome premestruale, oltre che con le alterazioni del ritmo del ciclo e con i possibili sintomi associati, quali acne, irsutismo, caduta dei capelli, fragilità ossea. Anche il dolore sessuale, in particolare la vulvodinia, cioè la sensazione di dolore a carico dei propri genitali esterni, è un problema che oggi si porta maggiormente nella consultazione medica. 

Le donne adulte soffrono più spesso di cefalea legata al ciclo mestruale e dopo il parto possono manifestare problematiche depressive o legate alla sfera pelvica come lassità vaginale, calo del desiderio sessuale, incontinenza e disturbi urinari. Il momento della menopausa può accompagnarsi ad una serie di sintomi fastidiosi come le vampate di calore, i disturbi del sonno e del tono dell’umore, la nebbia cognitiva, i dolori osteoarticolari e i disturbi della sfera intima quale secchezza vaginale, dolore nel rapporto sessuale che interferiscono con la qualità della vita e con la performance familiare, lavorativa e sociale della donna dopo i 50 anni.

Qual è l’importanza di una comunicazione aperta e onesta riguardo alla salute sessuale nelle relazioni di coppia? 

Comunicare al partner i propri bisogni e le proprie emozioni è di fondamentale importanza per vivere una sessualità appagante e paritaria e per trovare soluzioni condivise in caso di problemi. Il partner è sempre una risorsa nella nostra vita, a patto che il dialogo sia aperto e senza tabù. 

Fingere di provare piacere o nascondere il dolore alla lunga è fonte di profonda frustrazione e di disagio emotivo per la donna. D’altro canto, chiudersi in sé stessi e far finta che un problema di erezione o di eiaculazione precoce non esiste è un killer micidiale della salute fisica e mentale dell’uomo. Quando si manifesta un problema sessuale nella coppia bisogna ripartire da capo, riscrivendo la propria storia grazie al senso di intimità che si è condivisa e con l’aiuto degli specialisti, se necessario, sia sul versante di cure farmacologiche che di consulenze psicosessuali individuali e di coppia.

Quando e come possiamo affrontare questi piccoli disturbi con i farmaci di automedicazione? Quando invece va chiesto un consulto più approfondito da parte di uno specialista? 

L’automedicazione costituisce il primo approccio per gestire diversi problemi legati alla sfera intima e ai sintomi correlati alla riproduzione femminile. In caso di sintomi del ciclo mestruale, possono venire in soccorso antinfiammatori e analgesici. Inoltre, in caso di cistiti e vaginiti ricorrenti è utile assumere prebiotici e probiotici per stabilizzare la flora batterica intestinale e vaginale, mentre ovuli, creme lenitive e gel mirano ad alleviare prurito, bruciore e secchezza vaginale. I fitofarmaci specifici, invece, sono disponibili per facilitare l’adattamento alle variazioni ormonali nelle fasi premestruali, postpartum e menopausali, oltre che sostenere la funzione sessuale. Tuttavia, è sempre fondamentale consultare un medico in presenza di disturbi persistenti.

Ci può condividere 5 consigli/informazioni da sapere per una buona salute e consapevolezza sessuale per lei nelle varie fasce di età? 

  1. Affrontare apertamente i sintomi della sfera dell’intimo con il proprio ginecologo per ricevere rassicurazioni e consigli utili alla risoluzione dei problemi è utile in ogni fascia di età.
  2. Comunicare al partner i propri bisogni e le difficoltà che si possono incontrare sul versante sessuale perché spesso è proprio nella coppia che possono emergere le risorse necessarie a superare eventuali problemi in ogni fascia di età.
  3. Per le adolescenti è fondamentale la prevenzione sul versante delle malattie a trasmissione sessuale ed una scelta contraccettiva consapevole per una più sana vita ginecologica.
  4. Per le adolescenti e le donne giovani-adulte è importante comprendere che la fertilità passa attraverso stili di vita salutari ed equilibri ormonali basati sulla capacità di contrastare lo stress eccessivo legato al nuovo ruolo della donna nella società.
  5. Dai 40 anni in avanti è utile riconoscere tutti quei segnali sul versante fisico ed emotivo che possono interferire con il benessere personale e di coppia, ed eventualmente portarli nella consultazione medica.