Quando i nostri amici animali ci aiutano a curarci: la pet therapy

Redazione Semplicemente Salute
Tempo di lettura: 3 MIN
Quando i nostri amici animali ci aiutano a curarci: la pet therapy

Giornata Mondiale degli animali: si celebra dal 4 ottobre del 1931 ma l’idea è nata prima, sullo spunto di Heinrich Zimmermann, lo scrittore ed editore tedesco della rivista Mensch und Hund. La voglia quindi di celebrare e ricordare l’importanza degli animali anche in un giorno loro dedicato nasce da lontano. E basta questo per far capire come e quanto la vicinanza con gli animali rappresenti un elemento importante anche per la salute. Non a caso, oggi si parla di Pet-Therapy, un approccio di cura che è nato nel 1953 in America, grazie allo psichiatra Boris Levinson.

Lavorando con un bambino autistico, lo studioso si rese conto che il suo cane gli offriva la possibilità di proiettare le proprie sensazioni interiori creando meccanismi di scambio affettivo e di gioco che rendevano più piacevoli le sedute e favorivano i miglioramenti del piccolo paziente.

Oggi le ricerche dicono che il rapporto affettivo ed emozionale che si crea tra essere umano e animale non induce solamente un miglioramento del benessere psicologico, ma può addirittura contribuire a ridurre i battiti cardiaci accelerati dallo stress e la pressione del sangue. Il trattamento appare utile soprattutto per anziani e bambini.

Per i primi la presenza costante di un essere vivente al fianco può aiutare a superare momenti di solitudine e difficoltà, oltre che dare uno scopo preciso all’esistenza stessa della persona. Infatti, specie per chi vive da solo, il semplice pensare all’alimentazione del gatto o del cane può essere una molla per superare eventuali difficoltà psicologiche, legate soprattutto al senso di “abbandono” che, in caso di difficoltà, si può manifestare. L’animale infatti fornisce una dose quotidiana di affetto e sicurezza.

Nel caso dei bambini, invece, la conoscenza dell’amico a quattro zampe può portare a una migliore comprensione delle proprie emozioni e allo sviluppo dell’autocontrollo. E non solo perché il gatto o il cane diventano un “oggetto” d’affetto, su cui si possono scaricare eventuali tensioni accumulate in famiglia ricreando una specie di “ambiente protetto”, ma anche perché imparando a comprendere le intime sensazioni dell’animale, ad esempio il ringhio del cane quando è stanco di giocare, il bambino impara a capire di più sé stesso e quanto avviene intorno.

TAGGATI
Condividi questo articolo