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Conosciamo la chimica della febbre

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Brividi, stanchezza. A volte sintomi di contorno come mal d’ossa e indolenzimento. Quando la temperatura sale, ce ne accorgiamo. La febbre ci disturba e ci segnala che qualcosa non funziona.

Sono tanti i fattori che entrano in gioco nel determinare il quadro. In caso di infezione, la risposta immunitaria complessiva avviene grazie alla cooperazione esistente tra i macrofagi, che hanno il compito di funzionare come gli “spazzini del nostro organismo” contro le sostanze estranee, e i linfociti T e B che, come dei veri soldati, quando “l’organismo è sotto attacco” producono gli anticorpi necessari alla difesa.

Affinché essa sia vincente, è fondamentale il ruolo delle citochine, proteine prodotte dai macrofagi e da altri elementi cellulari, e delle linfochine, proteine generate, invece, dai linfociti. Le citochine e le linfochine hanno il compito di alzare la temperatura del nostro corpo per difenderlo in quanto una temperatura più elevata ostacola la replicazione dei microorganismi infetti e costituiscono, insieme agli anticorpi, la base molecolare delle difese.

Come avviene per tutti i processi del nostro organismo, le cellule coinvolte a sconfiggere il processo infiammatorio comunicano tra loro per mezzo di messaggeri chimici. Il lavoro di questi “postini” è alla base di sintomi dei che avvertiamo in caso di influenza quando viene la febbre alta.

Proprio perché la febbre fa parte del nostro set di difesa naturale e tende a scomparire quando l’infezione è stata sconfitta, l’uso dei farmaci ad azione antipiretica deve servire a gestire il sintomo e a controllare la temperatura quando questa sale ma la febbre non deve essere azzerata proprio perché essa ci difende anche grazie al fatto che una temperatura più alta mette in allerta anche altre parti del corpo: il cuore batte più velocemente, il respiro accelera … e il corpo si difende meglio.

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