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Cosa ci dicono la forma il colore e la consistenza delle feci

Cosa ci dicono la forma il colore e la consistenza delle feci

Quando andiamo di corpo possiamo avere un segnale indiretto del nostro benessere perché, osservando le feci, la loro consistenza, la loro forma e il loro colore possiamo trarre alcune informazioni da trasmettere al medico. Niente autodiagnosi, insomma. Ma è certo che anche i residui fecali possono “parlare”, sia in caso di stitichezza sia se si soffre di diarrea. Il tutto, ricordando che la formazione delle feci è un processo complesso, che si conclude e si completa nell’ultima parte del tubo digerente, alla fine dell’intestino, tra colon, sigma e retto. In questa zona le scorie diventano feci. Una volta giunte nel colon, vengono spinte in avanti grazie alla contrazione ritmata dei muscoli intestinali, in un processo che si chiama peristalsi. Poi, nel retto, che ha la forma di un’ampolla e può, quindi, contenere ampie quantità di feci, queste vengono accumulate fino a che non arriva dal cervello, in grado di recepire lo stato di “ripienezza” di questo contenitore naturale, l’ordine di evacuare.

Quali problemi possono segnalare le feci

Come detto, forma, colore e consistenza delle feci possono dare indicazioni importanti sul benessere dell’apparato digerente. Partiamo dal colore. In genere le feci sono marroni, più o meno chiare. Ovviamente, se in qualche modo appaiono striate di sangue vivo occorre indagare la situazione, tenendo presente che in genere questo segno fa riferimento a perdite localizzate nella parte finale dell’intestino. Se le feci appaiono nere, invece, il colore può essere dovuto alla presenza di sangue che ovviamente ha mutato le sue caratteristiche cromatiche nell’intestino e bisogna parlarne con il medico. Non va comunque sottovalutato che in questa caratteristica cromatica possono influire anche gli alimenti. In presenza di una dieta che preveda largo impiego di spinaci o rape rosse, solo per ricordare alcuni cibi, il colore può modificarsi. Anche se si consuma carbone per assorbire aria il colore delle feci si può scurire. La presenza di feci verdastre può invece segnalare una possibile infezione intestinale. In tutti i casi, ricordate che è fondamentale parlare con il medico e sottoporsi, quando consigliato, al test del sangue occulto nelle feci. La presenza di sangue, infatti, non è spesso percepibile. 

Capitolo forma e consistenza. In genere le feci sono morbide e pastose. Ma la loro formazione dipende molto dalla componente liquida presente, determinata sostanzialmente dall’acqua e dal ritmo delle evacuazioni. In chi soffre di stitichezza così come in chi beve molto poco le feci possono essere più dure, quasi fatte a grappolo o a palline e difficili da evacuare. L’esatto opposto si verifica in caso di feci acquose, come ad esempio accade in caso di diarrea. In queste situazioni che si possono accompagnare anche a spasmi e dolori al ventre, le feci sono sostanzialmente non formate e tendono a essere liquide. Per questo, in caso di diarrea, si consiglia spesso di bere molto e integrare con sali minerali per non depauperare il patrimonio idrico-salino dell’organismo. Ci sono poi casi in cui le feci si presentano molto morbide e quasi “grasse”. In queste situazioni può essere presente steatorrea, termine che indica proprio la presenza di grassi in eccesso nelle feci, come può accadere per un carente assorbimento, legato ad esempio all’azione insufficiente degli enzimi del pancreas o della bile.

Quanto conta il microbiota nella formazione delle feci

Studiando la flora fecale, che riflette la composizione dell’ultima parte dell’intestino, si possono individuare tre principali gruppi di batteri che normalmente formano la flora intestinale. La prima “colonia” è quella dei batteri produttori di acido lattico (bifidobatteri, lattobacilli e cocchi), la seconda è formata dagli anaerobi (eubatteri, peptococcaceae, bacteroidaceae e altri), la terza è fatta fondamentalmente dai cosiddetti aerobi (enterobatteri, bacilli vari, stafilococchi, corinebatteri e funghi). L’intestino si mantiene se i bacilli eubiotici si riproducono, sfruttando quanto arriva nell’intestino. E quindi tolgono l’alimento e la possibilità di replicarsi in massa ai germi patogeni. Quando ci ammaliamo, o comunque quando, per diversi motivi, il microbiota si altera, ci può essere uno sviluppo anomalo di batteri potenzialmente “cattivi”. Con conseguente comparsa di alterazioni nel ritmo dell’alvo e quindi, delle normali funzioni intestinali.

Le buone abitudini per prevenire le feci non formate

Ovviamente, in questa rapida carrellata, non bisogna dimenticare che in caso di presenza di sintomi “semplici” da identificare e di breve durata (ad esempio in caso di diarrea da virus o mutamenti della consistenza delle feci legata a cambio d’alimentazione) i farmaci di automedicazione possono contribuire a controllare il disturbo. Ma quando il problema si mantiene, occorre sempre parlare con il medico per ricevere le giuste indicazioni. In termini generali, ad ogni modo, l’alimentazione mediterranea e la ricchezza in fibre consentono di mantenere in buona salute l’intestino, specie se associate a una valida attività fisica. In questo senso, quindi, conviene consumare regolarmente frutta, verdura e alimenti integrali. Tra i frutti, particolarmente indicate sono le mele (da mangiare con la buccia, ricca di fibre) e, tra le verdure per ricchezza di fibre, le carote, le bietole, i porri e la cicoria. 

Per chi ha problemi di stitichezza e ha comunque la tendenza a formare feci dure, conviene puntare sulle fibre, insolubili in acqua: nell’intestino, per la loro struttura chimica, si riempiono infatti di acqua e quindi aumentano il volume e la consistenza delle feci. Di queste fibre sono ricchi i cereali integrali e alcuni frutti secchi come le noci. È fondamentale sempre bere molta acqua, per consentire alle feci di formarsi visto che queste le feci sono fatte per due terzi da acqua. In termini di abitudini, infine, conviene cercare di evacuare sempre alla stessa ora, senza “trattenere” l’emissione delle feci (processo che viene interamente gestito dal cervello) troppo a lungo. L’ideale sono le ore della prima mattina, quando la peristalsi notturna, che fa seguito alla digestione della cena, ha concluso la spinta delle feci. E non dimenticate che fare regolarmente attività fisica stimola la peristalsi intestinale.