Come affrontare le emorroidi esterne: consigli e trattamenti
In questo articolo parleremo delle emorroidi esterne, ovvero cosa fare in presenza di vene che si sviluppano dai rami superficiali del plesso emorroidario inferiore.
Probabilmente le emorroidi sono nate con l’uomo. O comunque dipendono dalla posizione eretta che abbiamo assunto con l’evoluzione. Le scimmie e altri primati, che hanno continuato a camminare a quattro zampe, sono infatti praticamente immuni dal disturbo. Le emorroidi, con i gavoccioli venosi che emergono più o meno significativamente dal canale anale, sono per l’essere umano uno dei disturbi più comuni, e spesso anche dolorosi.
A determinare questa situazione è soprattutto la necessità di “svuotare” l’ampolla rettale, ovvero il contenitore naturale delle feci, solo quando ci troviamo nella condizione di poterlo fare. Questo meccanismo porta a un appesantimento della regione anale, peggiorato dalla forza di gravità, e quindi dal ristagno di sangue nelle vene emorroidarie. Queste, se il tessuto che le circonda non è sufficientemente stabile ed elastico, possono anche cedere e scendere, fino a determinare le emorroidi.
Soffri di emorroidi? Fai attenzione a questi sintomi
La presenza di emorroidi esterne si può manifestare con sintomi diversi, che vanno oltre la percezione manuale della presenza di vene gonfie in prossimità dell’ano.
Se da un lato la presenza di sangue rosso vivo deve spingere al controllo del medico per accertarsi della causa e verificare che si tratti proprio del problema venoso, dall’altro le emorroidi si presentano anche con altri fastidi.
Ad esempio, possono manifestarsi con una sensazione di pesantezza e fastidio nella zona anale, associata a difficoltà di evacuazione. Tipico di questa prima fase è anche il tenesmo, cioè la percezione di dover ancora evacuare quando la defecazione appare conclusa. Anche questo particolare segnale deve indurre a un consulto medico, perché può anche comparire in altre patologie, come i tumori del retto.
La perdita di sangue nelle emorroidi compare quasi sempre in un secondo momento, dopo che già si è manifestata la sensazione di gonfiore in prossimità dell’ano. In genere il sanguinamento legato alle emorroidi è molto limitato, e si riscontra dopo l’evacuazione. Normalmente ci si accorge della presenza delle vene “sofferenti” solo perché sul foglio di carta igienica compaiono piccole macchie rosse. Più che una vera e propria emorragia, quindi, normalmente le perdite da emorroidi sono di pochissime gocce di sangue.
Altro sintomo tipico della presenza delle emorroidi è il prurito nella zona anale, a volte, specie in fase di evacuazione, associato al bruciore. Infine, soprattutto nelle forme più gravi, le emorroidi possono portare un forte dolore. Questo deve far pensare a un peggioramento della situazione, perché normalmente il dolore è quasi del tutto assente e la sua comparsa è indice di una “crisi” emorroidaria. Questa condizione è legata alla protrusione delle vene rigonfie attraverso il canale anale. Quando ciò accade, le vene “gonfie” vengono compresse dallo sfintere anale, e quindi fanno male. L’aggravamento può anche portare a complicazioni, potenzialmente molto gravi, come lo “strozzamento” delle emorroidi.
Cosa usare contro le emorroidi
Se nelle forme più serie la parola deve passare al medico, che comunque è fondamentale per la diagnosi del quadro e va sempre interrogato, se le emorroidi determinano sintomi leggeri e comunque poco frequenti si può fare ricorso ai farmaci di automedicazione, oltre che a semplici misure igieniche.
In particolare, i farmaci di automedicazione ad azione antiemorroidaria e capillaro-protettrice consentono di controllare i sintomi aiutando, al contempo la parete delle vene a mantenersi più “forte”, riducendo il rischio della dilatazione. In caso di prurito e bruciore localizzato nell’area anale, oltre ai farmaci di automedicazione ad azione antipruriginosa e antisettica conviene indossare indumenti che non costringano, per evitare di creare le condizioni ideali per lo sviluppo di micosi in grado di peggiorare ulteriormente i sintomi.
Sul fronte dell’igiene meglio evitare l’uso di detergenti che possono rendere più “fragile” l’epidermide nella zona che circonda l’ano. Tuttavia, è sempre necessaria una corretta pulizia per evitare il peggioramento di prurito e bruciore e la comparsa di lesioni da grattamento e possibili infezioni. In tal senso sono utili semplici bidet con acqua tiepida o fresca, mai calda, da ripetere almeno tre volte al giorno, chiedendo al farmacista quali farmaci ad azione antisettica possono aiutare. Le abluzioni aiutano a prevenire l’infiammazione e comunque mantengono pulita la parte sofferente diminuendo il rischio di complicazioni.
Fattori di rischio e prevenzione delle emorroidi
All’origine dell’alterazione venosa c’è la debolezza del tessuto connettivo lasso (cioè, di quel particolare tessuto che “sostiene” le varie parti del corpo) che circonda il plesso venoso emorroidario, ovvero le vene. Conta anche la pressione che favorisce la comparsa di dilatazioni delle vene stesse. Per questo occorre fare attenzione ai fattori che provocano un ripetuto aumento della pressione nella parte più bassa dell’addome, da cui queste vene “drenano” sangue. Innanzitutto, tra le situazioni temporanee, va ricordata la gravidanza. In presenza di predisposizione, la stitichezza cronica rappresenta un elemento scatenante. Infatti, in chi è stitico aumenta lo sforzo necessario per l’evacuazione e, di conseguenza, anche la pressione a carico delle vene che circondano il canale anale. Predispone alle emorroidi anche la mancanza di attività fisica, che da un lato si correla con la stitichezza e dall’altro tende a ridurre la capacità di contrazione della muscolatura, aumentando quindi la pressione necessaria per l’evacuazione. In ogni caso, le emorroidi tendono a presentarsi quasi sempre in persone che fanno parte delle cosiddette categorie “a rischio”, e non solo per la predisposizione familiare. Più esposto al rischio di emorroidi è chi mantiene una posizione fissa al lavoro (negozianti, vigili urbani, autisti, impiegati), e soprattutto la donna in gravidanza e post-gravidanza.
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Sul fronte della prevenzione, oltre all’igiene, particolare attenzione va prestata all’alimentazione e alle abitudini. La prima regola è mantenere attivi i movimenti intestinali con una dieta che contrasti la stitichezza: frutta e verdura, cibi integrali (pane, pasta o riso) ricchi di fibre, yogurt per ridare fermenti lattici all’intestino. In questo modo si può “rimettere” in moto la normale attività intestinale e fare sì che i ritmi d’evacuazione del viscere siano regolari. Utile è anche condire regolarmente con olio extravergine d’oliva, che ha un’azione emolliente sulle feci, evitando i cibi irritanti come spezie e cioccolato. Indicata è ovviamente l’attività fisica regolare perché la sedentarietà del corpo si riflette inevitabilmente sulla situazione intestinale. Regolarità intestinale e feci morbide sono i due elementi fondamentali per evitare il peggioramento del quadro clinico.
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