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Prurito anale, le possibili cause ed i rimedi per il disturbo

Prurito anale, le possibili cause ed i rimedi per il disturbo

Tra i disturbi “nascosti” è sicuramente uno dei più comuni ma anche dei più fastidiosi. Di cosa stiamo parlando? Del prurito anale. Ci si trova in gruppo e magari compare quella sensazione irrefrenabile di grattamento, con il prurito che si manifesta là dove non batte il sole. E non si tratta (sempre) di problemi legati all’igiene.

Prurito anale: le possibili cause

Il prurito anale può riconoscere moltissime cause, alcune più semplici da riconoscere come la presenza di emorroidi, un’infezione fungina che si trasmette per contiguità dagli organi genitali, la presenza di parassiti, in particolare nei bambini. Ma ci sono casi in cui la situazione va indagata con attenzione dal medico, specie se si associa a stitichezza intensa e difficile da risolvere o magari diventa un corollario fastidioso di un’alterazione metabolica, con aumento della glicemia. Insomma, si tratta di un disturbo da non sottovalutare. L’importante è conoscere quali possono essere le possibili cause e le potenziali soluzioni diagnostiche e terapeutiche a seconda dell’entità del disturbo e delle sue caratteristiche.

Il prurito anale legato ai problemi cutanei 

Il prurito può generarsi per la presenza di ragadi anali. Ma non solo. Se è vero che le lesioni dello strato superficiale della pelle e della mucosa anale possono essere alla base delle dermatiti nell’area che circonda l’ano, è altrettanto innegabile che a volte il fastidio nasce per situazioni che non ci si aspetta. Ad esempio, occorre prestare attenzione all’impiego di creme o addirittura detergenti intimi che possono dar luogo a reazioni di tipo allergico o dermatiti da contatto, con comparsa del fastidio. In altri casi, poi, possono essere chiamati in causa indumenti intimi che contengono tessuti per i quali sono stati utilizzati coloranti potenzialmente irritanti per alcune persone. Più facilmente poi, specie nelle giornate più calde, anche il sudore e i lavaggi eccessivi e intensi senza adeguata asciugatura possono creare una condizione in cui la pelle più facilmente macera e la situazione peggiora facilitando l’ambiente ideale per lo sviluppo di vere e proprie micosi cutanee, prima tra tutte quella da candida albicans, soprattutto in chi presenta un calo delle difese locali, magari per il diabete o per sofferenza della pelle. In altri casi, infine, i problemi sono legati a infezioni batteriche, come ad esempio a localizzazioni, per fortuna rare, dell’impetigine, o a quadri virali, con presenza di condilomi. In questi casi la diagnosi e il successivo trattamento vanno sempre indicati dal medico, così come in caso di lesioni da Herpes genitale.

Prurito anale legato alla defecazione e alla digestione

Il prurito anale è una delle complicazioni meno pericolose delle emorroidi. Ma certo è tra quelle più fastidiose, pur se meno rispetto al classico dolore dei gavoccioli venosi. In termini generali, il prurito si lega direttamente al rigonfiamento delle vene e alla sofferenza della pelle circostante l’ano, con comparsa di eczema. Ovviamente la stitichezza rappresenta un fattore chiave nella genesi di questi quadri e, in alcune circostanze, oltre all’infiammazione locale, diventa essa stessa un motore per la comparsa del fastidioso sintomo. Queste due situazioni sono solamente esempi di quanto la salute dell’apparato circolatorio, e in particolare delle vene, e la regolarità intestinale possano diventare gli obiettivi dei trattamenti di fastidi che, quando occasionali, possono trarre giovamento anche da un utilizzo mirato e responsabile dei farmaci di automedicazione. Sicuramente il medico e il farmacista rappresentano le prime fonti di informazione per scegliere volta per volta i trattamenti più idonei, ma certamente esistono alcune regole generali da tenere presenti. 

Come prevenire il prurito anale

In primo luogo, è fondamentale in caso di emorroidi e/o stitichezza non costringersi a evacuare forzatamente (anche se magari l’intestino è “pigro), ma piuttosto puntare a regolarizzare i ritmi. Occasionalmente per aiutarsi si possono anche impiegare lassativi o integratori di fibra alimentare, ricordando che proprio le modifiche nelle abitudini a tavola appaiono fondamentali. Come detto, poi, in caso di prurito locale conviene non indossare indumenti stretti che possono impedire un’adeguata traspirazione e quindi creare le condizioni ideali per lo sviluppo di micosi. Utile è anche non esagerare con l’eccessiva pulizia nella zona perianale, che può dar luogo a irritazione cronica legata a ipersensibilità a saponi e prodotti per igiene intima. Meglio piuttosto puntare sull’applicazione di semicupi tiepidi, che riducono turgore e dolore. Importante infine è anche controllare il peso corporeo, visto che nelle persone obese o con le pieghe anali molto serrate c’è il rischio di avere difficoltà per la pulizia della zona perianale, con maggior rischio di irritazioni e fastidi. 

Come comportarsi a tavola

L’alimentazione può essere d’aiuto in caso di prurito anale. Fondamentale è eliminare i cibi troppo piccanti e speziati oltre agli alcolici. È importante anche limitare l’assunzione di caffè e, per quanto possibile, aumentare l’introito di acqua e fibre vegetali, che aiutano a formare feci pastose, oltre a facilitare la disinfiammazione.  Queste regole sono particolarmente indicate considerando anche che l’alimentazione poco sana può condurre alla formazione di feci alcaline e di un ambiente “negativo” con la possibile insorgenza di irritazioni cutanee e più facile sviluppo di ceppi fungini. 

Per i bambini (e non solo) attenti ai parassiti

Spesso, soprattutto nei più piccoli, il prurito anale può derivare non solo dalle condizioni dirette della pelle ma anche dalla presenza di parassitosi intestinali. Pensate in questo senso agli ossiuri, vermi che hanno l’aspetto di piccoli filamenti bianchi o grigio chiaro lunghi circa fino a 1 centimetro, sottili e mobili. Si possono vedere nella zona anale o tra le natiche; nelle bambine si possono trovare anche nella zona vulvare, tra le piccole e grandi labbra; raramente si vedono nelle scariche. Si tratta della più comune parassitosi intestinale dell’uomo. Gli ossiuri si localizzano nell’intestino crasso e nell’ampolla rettale; le femmine, soprattutto di notte o al mattino presto, escono dall’ano e depositano migliaia di uova.

Il sintomo predominante è il prurito locale, dovuto alla presenza degli ossiuri, causa di grattamento e fastidio. Le uova si infilano sotto le unghie delle mani e da qui si diffondono soprattutto se non si lavano adeguatamente le mani. Le ricadute, anche in caso di provvedimenti idonei a prevenirle sono molto frequenti, sia per la difficoltà di una sterilizzazione ambientale completa, sia per la facilità con cui si può contrarre nuovamente l’infestazione. Parlatene con il pediatra e ricordate che in caso di recidiva, o di familiari con sintomi analoghi, la terapia va estesa a tutto il gruppo. Per quanto riguarda l’asilo, le uova degli ossiuri possono rimanere vivi nell’ambiente anche per 2-3 settimane ed è per questo che ci si può facilmente riammalare; infatti le uova possono essere trasportate con le mani e le dita attraverso i giocattoli, le lenzuola, i vestiti e l`asse del gabinetto. Prima regola fondamentale di prevenzione: bisogna che il piccolo si lavi bene e spesso le mani durante la giornata le mani.

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