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Emorroidi: quanto durano e come curarle

Tempo di lettura: 6 minuti

Qualche goccia di sangue rosso vivo che rimane sulla carta igienica. Sensazione di pesantezza e di fastidio. Prurito. Difficoltà ad andare di corpo. A volte dolore. Per chi soffre di emorroidi questi sono i sintomi più comunemente presenti (non necessariamente in questo ordine) nella manifestazione di un quadro molto diffuso e altrettanto fastidioso. Se non si provvede con un intervento chirurgico – la scelta va sempre fatta insieme al curante ed è indicata in casi selezionati rispetto alle caratteristiche e alla gravità del problema –, guarire è praticamente impossibile. Ma si può comunque controllare nel tempo la situazione, con le buone abitudini e con i farmaci di automedicazione che possono aiutare a lenire i sintomi. In questo modo, si può imparare a gestire al meglio i fastidi legati a quel grappolo di vene gonfie che a volte arrivano anche a fuoriuscire dal canale anale.

Cosa sono le emorroidi

Probabilmente le emorroidi sono nate con l’uomo. O almeno sono figlie della posizione eretta che abbiamo assunto con l’evoluzione. Le scimmie e altri primati, che hanno continuato a camminare a quattro zampe, sono infatti praticamente immuni dal disturbo. A determinare questa situazione è soprattutto la necessità di “svuotare” l’ampolla rettale, ovvero il contenitore naturale delle feci, solo quando ci troviamo nella condizione di poterlo fare. Questo meccanismo porta ad un appesantimento della regione anale, peggiorato dalla forza di gravità, e quindi al ristagno di sangue nelle vene emorroidarie. Queste, se il tessuto che le circonda non è sufficientemente stabile, possono anche cedere e scendere, fino a determinare le emorroidi.

Cosa succede quando si sviluppano le emorroidi

All’origine dell’alterazione venosa c’è la debolezza del tessuto connettivo lasso (cioè di quel particolare tessuto che “sostiene” le varie parti del corpo) che circonda il plesso venoso emorroidario (insieme di vene che costituiscono le emorroidi). Tuttavia, questo solo elemento di predisposizione non basta. Occorre anche che nelle vene emorroidarie si crei una pressione più elevata del normale, tale da generare una congestione circolatoria e quindi favorire la comparsa di dilatazioni delle vene stesse, che si manifestano quando la parete venosa e il connettivo di sostegno non sono più in grado di sostenere la tensione.  

Cosa può quindi causare la comparsa delle emorroidi? 

Le cause delle emorroidi sono quei fattori che provocano un ripetuto aumento della pressione nella parte più bassa dell’addome, da cui “drenano” sangue queste vene. Innanzitutto, tra le situazioni temporanee, va quindi ricordata la gravidanza

Ma non solo. In presenza di predisposizione, la stitichezza cronica (caratterizzata da un numero di evacuazioni inferiori o uguali a 3 per settimana) rappresenta un pericoloso elemento scatenante. Infatti, in chi è stitico aumenta lo sforzo necessario per l’evacuazione e, di conseguenza, anche la pressione a carico delle vene che circondano il canale anale. 

Esistono poi altre condizioni che predispongono alle emorroidi. 

In primo luogo, la mancanza di attività fisica, che da un lato si correla con la stitichezza e dall’altro tende a ridurre la capacità di contrazione della muscolatura, aumentando quindi la pressione necessaria per l’evacuazione. Poi contano le tumefazioni localizzate nella parte bassa dell’addome, la cosiddetta pelvi, come cisti dell’ovaio o ingrossamento della prostata. In questi casi si può verificare un aumento della pressione nella zona, che si riflette anche sulle vene emorroidarie.

I soggetti a maggior rischio di emorroidi

Le emorroidi tendono a presentarsi quasi sempre in persone che fanno parte delle cosiddette categorie “a rischio”. Esiste sicuramente una predisposizione familiare e, tra chi ha casi in famiglia, il rigonfiamento delle vene può comparire anche intorno ai vent’anni

Più esposto al rischio di emorroidi è poi chi mantiene una posizione fissa al lavoro (negozianti, vigili urbani, autisti, impiegati), e soprattutto la donna in gravidanza e post-gravidanza. La debolezza dei tessuti indotta dai mutamenti ormonali della gestazione, l’aumento della pressione nell’addome per l’ingrandimento dell’utero e il sovraccarico della circolazione addominale portano facilmente alla comparsa di emorroidi. 

Tuttavia, oltre ai casi prettamente “ereditari” o ai postumi della gravidanza, spesso le emorroidi sono “figlie” delle nostre cattive abitudini. E proprio un cambiamento drastico dei “vizi” di ogni giorno può aiutarci sia a prevenire il fastidioso gonfiore venoso, sia a curarlo quando sono già comparsi i primi sintomi, come perdita di qualche goccia di sangue alla fine della defecazione, prurito, bruciore. Tutti disturbi che si manifestano dopo lo “sforzo” per andare di corpo, e possono permanere anche per diversi minuti dopo che si è usciti dal bagno. 

I sintomi delle emorroidi

Non appena si vede qualche goccia di sangue mescolata alle feci, subito si pensa alle emorroidi. E invece non è sempre così, tanto che i medici consigliano sempre di sottoporsi ad un controllo se si vede comparire sangue durante la defecazione. Infatti, la perdita di sangue è solo uno, e nemmeno il principale, dei segnali che sono presenti in caso di emorroidi. 

Gonfiore e pesantezza

Il primo fastidio, che quasi sempre viene però sottovalutato, è una sensazione di pesantezza e di fastidio nella zona anale, associata a difficoltà di evacuazione. Tipico di questa prima fase è anche il tenesmo, cioè la percezione di dover ancora evacuare quando la defecazione appare conclusa. Questo segnale, tuttavia, deve indurre ad un consulto medico, perché può anche comparire in altre patologie, come i tumori del retto. 

Sanguinamento

La perdita di sangue nelle emorroidi compare quasi sempre in un secondo momento, dopo che già si è manifestata la sensazione di gonfiore in prossimità dell’ano. In genere il sanguinamento legato alle emorroidi è molto limitato, e si riscontra dopo l’evacuazione. Normalmente il malato si accorge della presenza delle vene “sofferenti” solo perché sul foglio di carta igienica compaiono piccole macchie rosse. Più che una vera e propria emorragia, quindi, normalmente le perdite da emorroidi sono di pochissime gocce di sangue. Per cui anche il rischio di anemia è davvero ridotto. Va comunque detto che, in base ad alcuni studi psicologici, si tende sempre ad esagerare nella valutazione del sangue perduto. E può capitare che guardando il water si abbia la sensazione di aver perso grandi quantità di sangue, quando invece l’emorragia reale è di pochi millilitri.

Prurito

Altro sintomo tipico della presenza delle emorroidi è il prurito nella zona anale a volte, specie in fase di evacuazione, associato al bruciore.

Dolore

Infine, a volte, le emorroidi possono portare un forte dolore. Questo deve far pensare ad un peggioramento della situazione, perché normalmente il dolore è quasi del tutto assente e la sua comparsa è indice di una “crisi” emorroidaria. Questa condizione è legata alla protrusione delle vene rigonfie attraverso il canale anale. Quando ciò accade, le vene “gonfie” vengono compresse dallo sfintere anale, e quindi fanno male. Non solo. L’aggravamento può anche portare a complicazioni, potenzialmente molto gravi, come lo “strozzamento” delle emorroidi.

Quando si parla di emorroidi interne ed emorroidi esterne

Esistono diverse tecniche di classificazione delle emorroidi. In base alla posizione si parla di emorroidi:

  • Esterne: quando si sviluppano dai rami superficiali del plesso emorroidario inferiore.
  • Intermedie: quando si sviluppano al limite tra pelle e mucosa.
  • Interne: quando compaiono nelle aree in cui emergono le arterie e le vene rettali medie e superiori attraverso la parete rettale, sopra l’orifizio anale, sollevando la mucosa.

Nel caso di emorroidi procidenti, cioè esterne all’apertura anale, si parla di prolasso emorroidario cioè di fuoriuscita delle emorroidi. Si possono avere emorroidi di secondo grado quando il prolasso mucoso si riduce spontaneamente dopo l’evacuazione, o di terzo grado quando la riduzione spontanea non avviene. In questi casi il paziente stesso pratica, almeno nelle fasi iniziali, una riduzione manuale, che tende a diventare sempre meno efficace con il passare del tempo. 

Come si affrontano e si curano le emorroidi

L’automedicazione responsabile, nelle forme più lievi, può essere di grande aiuto per contrastare le emorroidi e per lenire i fastidi che ad esse si associano. Ovviamente occorre parlare della situazione con il medico per sapere che i sintomi sono davvero correlati al problema venoso.
Una volta accertato il quadro e soprattutto dopo che si è studiata la via di cura ottimale per il singolo caso, i farmaci di automedicazione ad azione antiemorroidaria e capillaro-protettrice consentono di controllare i sintomi aiutando, al contempo la parete delle vene a mantenersi più “forte”, riducendo il rischio della dilatazione.

Prevenire le emorroidi, è possibile?

Prevenire le emorroidi è possibile. La prima regola è mantenere attivi i movimenti intestinali con una dieta che ne contrasti la stitichezzafrutta e verdura, cibi integrali (pane pasta o riso) ricchi di fibre, yogurt per ridare fermenti lattici all’intestino. In questo modo si può “rimettere” in moto la normale attività intestinale e fare sì che i ritmi d’evacuazione del viscere siano regolari. Utile è anche condire regolarmente con olio extravergine d’oliva, che ha un’azione emolliente sulle feci, evitando i cibi irritanti come spezie e cioccolato. Indicata è ovviamente l’attività fisica regolare perché la sedentarietà del corpo si riflette inevitabilmente sulla situazione intestinale. Regolarità intestinale e feci morbide sono i due elementi fondamentali per evitare il peggioramento del quadro clinico quando con le emorroidi si convive. 

In caso di prurito e bruciore localizzato nell’area anale, oltre ai farmaci di automedicazione ad azione antipruriginosa e antisettica conviene indossare indumenti che non costringano, per evitare di creare le condizioni ideali per lo sviluppo di micosi in grado di peggiorare ulteriormente i sintomi.

Sul fronte dell’igiene conviene evitare l’uso di detergenti che possono rendere più “fragile” l’epidermide nella zona che circonda l’ano. Tuttavia, è sempre necessaria una corretta pulizia per evitare il peggioramento di prurito e bruciore e la comparsa di lesioni da grattamento e possibili infezioni. In tal senso sono utili semplici bidet con acqua tiepida o fresca, mai calda, da ripetere almeno tre volte al giorno, chiedendo al farmacista quali farmaci ad azione antisettica possono aiutare. Le abluzioni aiutano a prevenire l’infiammazione e comunque mantengono pulita la parte sofferente diminuendo il rischio di complicazioni. 

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