A FIOR DI PELLE
Le allergie cutanee e …i contatti pericolosi
Quando c’è una guerra, chi si trova in prima linea ha maggiori probabilità di cadere in battaglia. Così succede anche all’organismo quando si parla di allergie. La pelle ha così varie funzioni protettive: ci preserva dalle invasioni dei batteri che la popolano e ci permette di mantenere la temperatura degli organi interni pressoché stabile, oltre che essere impermeabile all’acqua. Tuttavia, proprio perché la pelle rappresenta la nostra naturale armatura è una delle aree in cui più frequentemente si manifestano le reazioni tipiche delle allergie. Infatti, per le persone predisposte, può bastare il semplice contatto con un elemento esterno a cui il nostro organismo è allergico per scatenare arrossamenti, ponfi, prurito e altre manifestazioni. Così questo splendido “tappeto” naturale, che può pesare da 2,7 a 4,5 chili e, se distesa su un piano, coprire un’area di nove metri per due, diventa la sede in cui compaiono i fastidi. Difendersi, per fortuna, è possibile. I farmaci di automedicazione, nelle forme di minor impatto e di breve durata, possono rappresentare un valido strumento per ridurre l’intensità dei sintomi con farmaci ad azione antistaminica, antipruriginosa e antisettica. Ma occorre anche e soprattutto “conoscere” i potenziali “nemici” della pelle, anche se poi, almeno in assoluto, non proprio di questo si tratta. L’allergia, infatti , è una risposta errata del sistema immunitario che non riconosce come “normale” qualcosa che in effetti non presenta caratteristiche di aggressività ma di fronte alla quale la reazione dell’organismo è anomala ed esagerata. Ne consegue che il corpo tratta la sostanza con cui si viene a contatto come un “nemico”, scatenando una risposta difensiva che è appunto alla base dei sintomi e dei segni che ci disturbano.
Conosci la tua pelle?
La pelle, intesa non solo come strumento difensivo del corpo ma anche come sistema di comunicazione – basti pensare solamente al fenomeno della pelle d’oca – è composta da tre strati sovrapposti. Quello più profondo si chiama ipoderma ed è fatto soprattutto da grasso e tessuto elastico. L’importanza di questa struttura anatomica è legata all’azione isolante che il pannicolo adiposo riveste sia nei confronti degli organi interni, che vengono così protetti, sia dalle variazioni ambientali legate al caldo e al freddo. Subito sopra si trova il derma, costituito soprattutto da tessuto connettivo, muscoli e vasi sanguigni. Il derma rappresenta una sorta di “serbatoio” di sangue e nutrimento per la soprastante epidermide. Nel derma si trova anche uno strato di proteine speciali, che forma il tessuto collagene, strutturato in una rete che permette alla pelle di essere elastica ma nello stesso tempo compatta. Quando si creano leggere lesioni in questa rete di supporto non appaiono lesioni esterne, ma possono comparire le antiestetiche smagliature. In media il derma è quattro volte più spesso dell’epidermide, lo strato più superficiale, che è a sua volta formato da cinque strutture sovrapposte. La parte più esterna dell’epidermide, che è del tutto priva di vasi sanguigni tanto che, quando si lesiona con un sottile taglio molto superficiale non vediamo uscire sangue, si chiama strato corneo e costituisce all’incirca i tre quarti dell’epidermide. E’ formato da pelle ormai “inutilizzabile” pronta a sfaldarsi. Lo strato corneo è quindi fatto di pelle praticamente “morta” ed è ricco di cheratina, una sostanza che agisce come “impermeabilizzante” cutaneo.
Quei pericoli “nascosti”
Spesso non ce ne rendiamo conto, ma gli elementi che possono scatenare prurito e arrossamenti della pelle sono estremamente comuni. Ad esempio i saponi eccessivamente profumati sono sotto la lente di ingrandimento degli esperti dell’ACAAI (American College of Allergy, Asthma and Immunology). Secondo gli studiosi d’oltre Oceano lavarsi d’abitudine con questi detergenti eccessivamente profumati potrebbe scatenare, in chi è particolarmente soggetto alla loro azione, fastidiosi disturbi cutanei. Ma anche senza entrare in bagno, i “nemici” possono essere moltissimi, ovviamente per chi ha una predisposizione genetica che dà il la ai fenomeni. Si va dai metalli ai cibi, per arrivare fino ai tessuti, alla forfora degli animali, in certi casi anche a farmaci, specie se ad uso topico.
Nella stragrande maggioranza dei casi i segni dell’allergia e la sofferenza dell’epidermide nascono, quindi, dal contatto con sostanze natura diversa, con le quali possiamo entrare in contatto nella vita di ogni giorno. Tra gli allergeni più comuni ad esempio:
- Alimenti. Per alcune persone il contatto con certi cibi, come ad esempio l’uovo, le farine, gli agrumi, è stato correlato con l’insorgenza di problemi alla pelle, in particolare delle mani.
- Nichel. Se la sostanza penetra nella pelle cominciano i problemi, legati a cerniere, bigiotteria, orologi, chiavi, accendini, utensili da cucina.
- Latex. Questa sostanza è presente in numerosi oggetti di uso comune, a partire dai profilattici per giungere fino ai guanti che debbono proteggere proprio le mani.
- Muffe polvere e peli. In persone particolarmente sensibili muffe, polveri, peli e forfora di animali possono dar luogo a fenomeni fastidiosi tra i quali, oltre ai sintomi a danno dell’apparato respiratorio, anche possibile arrossamento e bruciore della pelle.
Si tratta solo di esempi, ma aiutano a comprendere come nelle persone predisposte, anche elementi e fattori apparentemente innocui potrebbero scatenare i fastidi Uno di questi è appunto il nichel.
Il “caso” nichel
Le donne sono le più colpite da allergie cutanee e il nichel è uno dei principali responsabili. Secondo le ultime stime, infatti, in Europa il 20% circa della popolazione è allergica al nichel, mentre in Italia si arriva al 32,1%, con un rapporto tra donne e uomini di 3 a 1. Nei bambini la prevalenza è di circa il 16%. Sebbene la sensibilizzazione sia più comune tra gli adolescenti, anche i neonati e i bambini possono sensibilizzarsi. L’allergia al nichel si manifesta come un eczema locale cioè una infiammazione che provoca arrossamento, leggero gonfiore e prurito limitata alla pelle nella zona di contatto con gli oggetti contenenti il metallo, ad esempio i lobi delle orecchie per gli orecchini, il polso per gli orologi, il collo per le collane e l’area sotto l’ombelico per i bottoni dei jeans. Il volto e il cuoio capelluto possono essere colpiti dal contatto con i cellulari, occhiali in metallo, piercing e ferma capelli.
In generale, il nichel è presente nel suolo e nell’acqua, ed è assorbito dagli organismi viventi che sono fonti di cibo per gli esseri umani. Per questo chi è particolarmente sensibile (e questo capita più raramente rispetto alla comparsa di fastidi da diretto contatto con il metallo) può avere disturbi anche in seguito ad ingestione di alimenti: non dimenticate che, visto che la sostanza viene assorbita dai vegetali, il contenuto di nichel nei prodotti ortofrutticoli è in media quattro volte superiore a quello di carne, latte, latticini, uova e altri alimenti di origine animale. Per questo in soggetti allergici al nichel è possibile che una dieta ricca di nichel (cereali, legumi e cibi in scatola soprattutto) possa causare eczemi ed anche sintomi digestivi, come nausea, bruciore gastrico, dolore addominale, meteorismo, diarrea o stipsi e sintomi respiratori. In questo caso però il quadro è più complesso ed assume le caratteristiche della Sindrome Sistemica Allergica da Nichel o SNAS e va gestita dal medico specialista e dal proprio medico di famiglia.
Il rischio dei tatuaggi
I tatuaggi all’hennè sono una forte tentazione soprattutto per bambini e adolescenti, una pratica in realtà che ha origini antichissime nei Paesi orientali e nell’Africa settentrionale. Ma per chi è allergico possono celare qualche problema, come dimostra una ricerca condotta dall’Università di Perugia, apparsa sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health. Pur se temporanei e scelti soprattutto quando si avvicina l’estate, infatti, questi tatuaggi possono creare i sintomi di una allrgia cutanea nelle persone predisposte. In particolare, preoccupa una sostanza, la para-fenilendiammina (PPD) che viene normalmente aggiunta all’hennè per ottenere un colore più scuro e duraturo ma che per le sue caratteristiche molecolari può indurre sensibilizzazione cutanea con varie manifestazioni cliniche alle riesposizioni, tra cui la più comune è la dermatite allergica da contatto. Nelle persone allergiche al composto, in particolare, il tatuaggio temporaneo può scatenare reazioni con gonfiore e rossore mentre, in chi ha una pelle molto sensibile e delicata, può dare origine a una dermatite irritativa più lieve, ma altrettanto fastidiosa. Stando a quanto emerge dalla ricerca, nella metà dei casi esaminati i tatuaggi all’hennè hanno provocato manifestazioni cutanee come prurito, eritemi, vescicole, orticarie, o in qualcue caso, addirittura reazioni più diffuse come rigonfiamento delle ghiandole linfatiche e febbre. In altre persone i problemi compaiono dopo i primi ritocchi, in seguito alla sensibilizzazione avvenuta.
Consigli pratici in caso si soffra di allergia cutanea
Evitare i nemici noti della pelle: sembra banale ma se si sa di essere sensibili a qualche elemento, la prevenzione è la migliore cura! Quindi, per esempio, se si è allergici al nichel o ad altro metallo, scegliere sempre orologi e monili realizzati con materiali ipoallergenici o prediligere fibre naturali se si è allergici a quelle sintetiche sia per quanto riguarda i vestiti che i tessili della propria casa
- I vestiti. Lavare sempre con cura e alle adeguate temperature i capi appena acquistati.
- A tavola. Meglio eliminare anche i cibi potenzialmente allergizzanti e ricordare che ci sono alimenti che possono facilitare la permanenza dei fastidi in prossimità delle labbra. Meglio evitare cibi irritanti come pomodoro, parmigiano, agrumi che possono provocare un´irritazione della zona intorno alla bocca.
- L’igiene. Per gli adulti, meglio il bagno della doccia. Il bagno idrata la pelle mentre la doccia la disidrata e la rende più indifesa. Inoltre, specie se si ha la pelle molto sensibile, scegliere sempre con cura i detergenti, evitando ovviamente le sostanza alle quali si sa di essere allergici
- Lo sport. Anche in chi non è allergico, il sudore, spesso unito alla mancanza di traspirazione, può creare fastidi alla pelle. E’ meglio evitare di sottoporsi a un lavoro fisico eccessivo, specie in ambienti caldi. Per chi è ha la pelle molto sensibile e tende a sudare tanto, meglio scegliere attività in acqua, come il nuoto o l’acqua-gym. Via libera al mare.
- Proteggere la pelle da sfregamento: In caso di reazione allergica per il contatto accidentale con un “nemico” della propria pelle, indossare indumenti di cotone, lino liscio e seta, evitando se possibile il contatto diretto con la lana, le fibre sintetiche, meno traspiranti e quelle ruvide che possono peggiorare il prurito e, soprattutto, le croste che si formano sulla pelle.
- Il panno bagnato. Nei casi in cui il prurito e la pelle secca si fanno particolarmente fastidiosi, oltre a fare ricorso a creme emollienti e a farmaci di automedicazione capaci di alleviare i sintomi, si può anche porre una panno bagnato sulla pelle interessata dalla reazione allergica: aumenta l’idratazione della cute e serve come una barriera per ridurre il trattamento e aiutare a dormire tranquilli.
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