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Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute

Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute

Ormai non esistono più le mezze stagioni! Quante volte, soprattutto negli ultimi tempi abbiamo detto o sentito questa frase? Indubbiamente, come sperimentiamo sempre più spesso, il clima sta cambiando: fenomeni atmosferici anomali, ondate di calore, sblazi repentini e continui di temperatura. Ma quali possono essere gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute, a partire dai piccoli disturbi? Lo abbiamo chiesto al Dottor Claudio Cricelli, Presidente Emerito di SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie)

  1. Dottore, sembra che, soprattutto negli ultimi anni, gli effetti del cambiamento climatico comincino ad avere impatto sulla nostra salute, dai piccoli ai grandi disturbi. Qual è la sua opinione? Ci può aiutare a inquadrare la situazione? Secondo la sua esperienza, quanto crede sia diffusa questa consapevolezza tra la popolazione? 
  2. Sbalzi di temperatura, caldo eccessivo, stagioni influenzali e allergiche prolungate o differite… Quali sono i principali fattori e le principali conseguenze derivanti dal cambiamento climatico che influenzano la salute e a cui probabilmente dovremo abituarci? 
  3. Numerosi studi clinici, tossicologici ed epidemiologici documentano gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute. A Milano e nei grandi centri urbani, ad esempio, questo è diventato un tema di sanità pubblica da non sottovalutare (Comune di Milano). Che impatto ha l’inquinamento, anche acustico, sulla nostra salute e sull’insorgenza dei piccoli disturbi?
  4. Negli ultimi mesi, pensiamo alla scorsa estate o ai giorni di Pasqua, abbiamo assistito a vere e proprie “bombe d’acqua” in molte città italiane, con conseguenze drammatiche per l’ambiente e per le aree urbane: alberi crollati, cartelloni pubblicitari divelti dalla furia del vento, oltre a cantine e sottopassi allagati. Qual è l’impatto e quali sono gli effetti di questi fenomeni sulla salute e sui disturbi? (es. allergie)
  5. Le nuove generazioni rappresentano il futuro del nostro Pianeta e Assosalute si impegna a educare i futuri cittadini a prendersi cura della propria salute e a quella dell’ambiente. Quanto impatta il clima sulla salute dei più giovani? Cosa fare e cosa evitare nella quotidianità affinché crescano in salute?
  6. Abbiamo parlato di inquinamento ambientale e acustico, ma ve ne è anche un altro tipo, quello luminoso: in cosa consiste e come agisce sul sonno e sulla salute in generale?
  7. Ci avviciniamo alla stagione estiva. A cosa dobbiamo prestare maggiore attenzione, considerati anche i cambiamenti climatici e l’inquinamento? 
  8. Quali le differenze nelle varie fasce di età? (ondate di calore e sbalzi termici – bambini, anziani, donne in menopausa, etc.)? 
  9. Quali sono i consigli per vivere una stagione estiva in salute, considerando il clima e le criticità correlate di cui abbiamo parlato? 
  1. Ormai ci sono delle evidenze monumentali sugli effetti del cambiamento climatico sulla salute. Gli scetticismi di una volta, che vedevano il tema come distante e dei soli “addetti ai lavori,” sono meno diffusi. Oggi, le persone iniziano a capire che si tratta di un fenomeno che le colpisce direttamente e cominciano a essere preoccupate. Dobbiamo pensare al futuro per capire cosa accadrà da oggi ai prossimi 30 anni, in particolare per i giovani, che nei prossimi decenni diventeranno anziani. Non è soltanto una visione statica sul “qui e ora”, ma riguarda come la gente percepisce quello che accadrà nella loro vita futura, sia dal punto di vista sociale che sanitario. Le persone comprendono realmente i discorsi dei media solo quando impattano direttamente sulla loro vita. Oggi, i cambiamenti climatici stanno realmente avendo conseguenze sulla quotidianità, sull’economia delle persone e sulla loro salute. Per capire davvero come viene percepito il problema, bisognerebbe confrontarsi con loro tutti i giorni e, noi medici sempre al contatto con il paziente, con cui talvolta abbiamo un rapporto informale, notiamo una consapevolezza diversa. Negli ultimi due o tre anni, le persone sembrano infatti aver iniziato ad avvertire un cambiamento diretto sia sulla propria esperienza personale che sull’assistenza alle persone anziane.
  2. È importante considerare che, sebbene i cambiamenti climatici siano fenomeni globali, il loro impatto varia in base alle diverse situazioni geografiche. Sono molti i cambiamenti imprevedibili a cui stiamo assistendo: la fioritura delle piante, ad esempio, o la stagionalità dei pollini, con conseguenze sul calendario delle allergie, o, ancora, su quella delle epidemie. A volte, i picchi si verificano in periodi anticipati, come accaduto quest’anno con l’influenza, a dicembre anziché gennaio/febbraio. Questo ci fa riflettere sull’esistenza di una correlazione tra il clima e l’andamento delle epidemie, un tema su cui la ricerca scientifica sta già cominciando a fornire alcune risposte ma su cui è necessario approfondire ulteriormente. In parallelo, sta emergendo un altro fenomeno: negli ultimi mesi e anni abbiamo osservato picchi di malattie respiratorie acute, particolarmente evidenti in aprile, come avvenuto quest’anno, e con sintomi che persistono per un periodo più prolungato (2-3 settimane). È importante comprendere la relazione tra questo cambiamento nella manifestazione delle malattie infettive e il mutamento climatico. Sospettiamo che vi sia una correlazione e che le stagioni stiano subendo variazioni, influenzando anche l’evoluzione dei virus.
  3. Anzitutto, è importante premettere che la ricerca scientifica non si limita a studiare il presente e a fornire risposte immediate. Piuttosto, confronta gli eventi attuali con quelli del passato, osservando e analizzando i fenomeni nel corso del tempo. Questo approccio è retrospettivo e richiede tempo per ottenere certezze su determinati fenomeni. Inoltre, poiché vi è una considerevole quantità di studi che analizzano il passato, specialmente nei paesi meno sviluppati, disponiamo di una vasta gamma di dati documentati nella letteratura scientifica. Nelle aree metropolitane, come Milano ad esempio, abbiamo numerosi studi che analizzano l’inquinamento legato al traffico automobilistico, partendo dalle periferie fino al centro. È stato dimostrato che, all’aumentare delle concentrazioni di inquinanti nelle aree urbane e nelle vicinanze di altri impianti industriali, cresce il rischio di malattie correlate all’inquinamento. Molti comuni, di conseguenza, hanno adottato misure per ridurre le emissioni inquinanti, basandosi su dati consolidati. Non sono da sottovalutare anche l’inquinamento acustico e luminoso, i quali stanno emergendo come una problematica sempre più rilevante; i rumori cittadini, che pervadono le strade sia di giorno che di notte, sono in realtà una pratica sociale con impatti diretti sul benessere individuale. In numerose città italiane, dove è un problema molto sentito, si sono formate associazioni cittadine che mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema. Nelle varie aree dei centri storici, il sonno notturno è disturbato a causa di fenomeni sociali come la presenza di individui per strada e l’attività dei locali notturni. Questi fattori causano inevitabilmente disagio e influenzano negativamente l’equilibrio psicologico di molte persone. Anche L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato un aumento dei disturbi psicologici, che vanno da lievi a gravi, a causa dello stress costante causato dall’esposizione ai rumori urbani.
  4. Non esiste una regola universale per le allergie. Esse variano sia in base all’impatto globale che localmente, a seconda delle aree geografiche. Osserviamo sempre più frequentemente una fioritura precoce che non segue più un preciso schema stagionale. Se un tempo si verificava principalmente in primavera, oggi tutto è cambiato. Tuttavia, il problema non riguarda solo il momento della fioritura. Anche le patologie respiratorie acute sono influenzate dalle temperature e dai repentini cambiamenti climatici. Se tali cambiamenti climatici si verificano in periodi non convenzionali o non si verificano affatto, non assistiamo più a picchi di malattie legate al freddo, ma piuttosto a una costante presenza durante l’intera stagione invernale di alcune patologie virali. Ora, le persone affette da patologie respiratorie si registrano da ottobre a maggio. La durata della stagione influenzale tende a estendersi fino a sei o sette mesi all’anno, con il sospetto che alcune epidemie virali possano protrarsi per lunghi periodi, incidendo sull’organizzazione del sistema sanitario. Il mutamento climatico richiede un adattamento delle pratiche quotidiane. L’uso dei sistemi di riscaldamento dovrà essere ripensato in base alle nuove condizioni climatiche. È essenziale essere pronti ad adottare regole radicalmente diverse da quelle a cui eravamo abituati. Dobbiamo dimostrare flessibilità, non possiamo più imporre le nostre vecchie abitudini. Come suggeriscono gli esperti, dobbiamo sviluppare una resilienza nei confronti del clima, piuttosto che aspettarci che il clima si adatti a noi. Potrebbe accadere che durante l’inverno non sia più necessario accendere i riscaldamenti, ma dovremmo essere pronti a farlo in caso di sbalzi improvvisi di temperatura.
  5. Quando parliamo dei bambini, è cruciale prestare attenzione ai molteplici cambiamenti che influenzano i loro livelli di fragilità e vulnerabilità, non solo climatici. Questi indici di fragilità sono massimi agli estremi della vita, dove le persone sono più vulnerabili: i bambini piccoli e gli anziani. Queste fasce di età devono essere particolarmente protette anche dagli impatti dei cambiamenti climatici. Essendo essi particolarmente sensibili alle variazioni di temperatura, hanno bisogno di protezione speciale sia dal caldo che dal freddo, oltre a necessitare di adattamenti alimentari rapidi, dato che hanno spesso esigenze dietetiche specifiche. L’idratazione è – e rimane – fondamentale, soprattutto per i bambini e per gli anziani; i primi, perché non hanno la capacità di idratarsi autonomamente; i secondi, perché potrebbero non percepire adeguatamente la necessità di bere. Quindi, per proteggere queste categorie è necessario assicurarsi che gli ambienti in cui stiano siano temperati, che si eviti di esporli al sole durante le ore più calde e che si garantisca loro un’adeguata idratazione e alimentazione.
  6. Ogni individuo è unico, e l’orario in cui ci svegliamo o andiamo a dormire dipende dal nostro livello personale di comfort. Tuttavia, c’è un aspetto che riguarda tutti noi: gli ormoni che regolano il nostro ciclo sonno-veglia, che sono influenzati dalla luce e dal buio, impartiscono segnali al cervello. In passato, i contadini si svegliavano all’alba per sfruttare la luce naturale per il lavoro e si ritiravano quando calava il buio. Sebbene il nostro corpo sia in grado di adattarsi, il ritmo di base, controllato principalmente dalla melatonina e da altri ormoni, mantiene il ciclo giorno-notte. Di conseguenza, svegliarsi presto al sorgere del sole non è dannoso poiché segue il ritmo naturale, così come è importante andare a dormire quando fa buio. Esistono alcuni princìpi fondamentali che gli esperti del sonno continuano a sottolineare: per garantire un buon riposo è necessario creare un ambiente rilassante e al buio. Il nostro corpo è naturalmente predisposto a rimanere sveglio con e a dormire senza luce. Pertanto, qualsiasi alterazione di queste condizioni (come addormentarsi con la televisione accesa o rimanere esposti a dispositivi digitali a luci blu) può mettere a dura prova il nostro corpo e compromettere il sonno, con conseguenze in termini sia di disturbi fisici che psicologici. Quello che è fondamentale, come ci insegnano le abitudini dei contadini e in primis la natura, è che è importante tanto mantenere la ciclicità durante la giornata, sia per quanto riguarda le ore di sonno e veglia che gli orari dei pasti, quanto essere flessibili nel caso le condizioni esogene cambino, come in questo caso il clima. L’importante è restituire al nostro corpo, a partire dalla nostra quotidianità e comportamenti individuali, la ciclicità e regolarità che ricerca.
  7. Tutti, specialmente i policy makers, devono acquisire maggiore consapevolezza rispetto alla cura e salvaguardia dell’ambiente, agendo con urgenza invece che lasciarsi vincere dall’allarmismo. L’innalzamento delle temperature è ormai un fenomeno incontestabile, e bisogna prepararsi ad affrontare stagioni di caldo più lunghe in modo adeguato, tenendo conto delle diverse esigenze legate all’età e al proprio quadro clinico. Le persone più vulnerabili dovrebbero cercare ambienti freschi e ombreggiati, evitando di esporsi al sole durante le ore più calde e prestando particolare attenzione all’alimentazione e all’idratazione. Inoltre, soprattutto d’estate, è necessario prestare attenzione ai farmaci che assumiamo, soprattutto quelli per problemi cardiovascolari, diuretici o per il sistema nervoso centrale, poiché possono influenzare la nostra risposta al caldo e al freddo. È importante consultare il medico per ottenere indicazioni specifiche su come gestire i farmaci in relazione alle variazioni climatiche. Inoltre, è consigliabile monitorare attentamente l’assunzione di acqua, poiché con il caldo e la conseguente sudorazione si perde una maggiore quantità di liquidi che deve essere reintegrata. Gli esseri viventi sono naturalmente predisposti ad adattarsi ai cambiamenti circostanti, ma è importante comprendere che ogni stimolo esterno suscita una reazione in noi, e che esistono limiti alla nostra capacità di adattamento. Sebbene sia possibile vivere in ambienti estremi, come gli ambienti artici o equatoriali, vi è un punto oltre il quale perdiamo il controllo. Per questo, è cruciale lavorare sulle circostanze ambientali per impedire il superamento di tali limiti e per aiutare il nostro organismo a gestire meglio i cambiamenti, tenendo conto delle varie età e fragilità individuali. 
  8. Una grande sofferenza la si nota in particolare con gli anziani, che oramai stanno male sei mesi all’anno. Bisogna quindi proteggerli anche dal punto di vista ambientale, climatizzando gli ambienti. In passato, i 65enni venivano considerati anziani, ma oggi questa percezione è cambiata. Quando valutiamo l’impatto sulla salute delle persone, i 65enni non vengono più automaticamente etichettati come anziani. Gli individui di 70-75 anni di oggi presentano problemi di salute che erano tipici dei 65enni di qualche anno fa. Questo fenomeno, quindi, non riguarda solo le modifiche climatiche e ambientali, ma anche i cambiamenti che avvengono in noi stessi. Tuttavia, i giovani non sono esenti dalle conseguenze del cambiamento climatico sulla salute. Oggi, molti di loro si pongono domande sul futuro del clima, ma è difficile formulare previsioni, il cui grado di accuratezza dipende da ciò che faremo per migliorare il mondo nei prossimi 40 anni. I giovani, sentendosi coinvolti in prima persona nel mondo attuale e in quello futuro, risultano particolarmente attenti e preoccupati per gli effetti del cambiamento climatico, ma questo non si declina poi in una preoccupazione anche per la propria salute. Le persone anziane, al contrario, sentono l’impatto delle problematiche ambientali sulla loro salute già oggi, con sintomi evidenti. Quindi, queste due generazioni hanno percezioni e preoccupazioni diverse: i giovani si proiettano nel futuro e vogliono agire oggi per prevenire problemi da anziani, mentre gli anziani desiderano soluzioni immediate per i problemi attuali. C’è però un’altra categoria, ovvero coloro che hanno tra i 45 e 65 anni, che possiamo dire essere “confusi”: stanno iniziando a sperimentare i primi disturbi e problemi di salute e, nonostante appartengano alla classe di decisionmakers, non sono sicuri di chi si occuperà delle loro esigenze nei prossimi 10-15 anni, quando potrebbero iniziare ad ammalarsi anche gravemente. Fondamentale però riconoscere che sono proprio loro i decisori e le vittime delle conseguenze future delle decisioni e scelte attuali.
    • Idratazione e corretta alimentazione: Mantenere un’adeguata idratazione è essenziale per il corretto funzionamento del corpo umano. Bere a sufficienza aiuta a mantenere l’equilibrio dei fluidi corporei, che soprattutto con il caldo vengono espulsi con il sudore, ed è necessario dunque reintegrarli. Inoltre, una corretta alimentazione varia e ricca di frutta, verdura, cereali e proteine magre può favorire il corretto funzionamento delle funzioni vitali.  
    • Utilizzo corretto dei farmaci da banco con consulto del medico: In caso di brusche variazioni di temperatura è opportuno il consulto del medico o del farmacista per ottenere indicazioni specifiche su come gestire i farmaci in relazione alle variazioni climatiche.
    • Esposizione al sole nelle ore più idonee: Le persone più vulnerabili dovrebbero cercare ambienti freschi e ombreggiati, evitando di esporsi al sole durante le ore più calde.
    • Buona qualità del sonno: È importante mantenere una routine regolare per il sonno, creare un ambiente confortevole e rilassante nella camera da letto e adottare abitudini sane prima di coricarsi.
    • Flessibilità e adattabilità ai cambiamenti: Essere flessibili e adattabili è importante per affrontare le sfide e le situazioni mutevoli che la vita può presentare. Come suggeriscono gli esperti, dobbiamo sviluppare una resilienza nei confronti del clima, piuttosto che aspettarci che il clima si adatti a noi.