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Insufficienza venosa: come si manifesta, le cause e i rimedi

Insufficienza venosa: come si manifesta, le cause e i rimedi
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Probabilmente tutto è iniziato da quando l’uomo ha assunto la posizione eretta. Prima di allora, le varici – dette volgarmente vene varicose – probabilmente non esistevano. Certo è che oggi, mentre si avvicina sempre di più la prova costume, poter avere la meglio sugli antiestetici “cordoni” blu che si sviluppano lungo le gambe sembra una “mission impossible”. Eppure, facendo attenzione alla prevenzione, si può giocare d’anticipo sui problemi circolatori delle vene e sulla fragilità capillare. A rischio sono soprattutto le donne, visto che le gravidanze possono aumentare anche di 4-6 volte i rischi, soprattutto se in famiglia ci sono già stati casi di debolezza delle pareti venose.  Anche i maschi, comunque, non sono immuni dal disturbo: i pericoli maggiori li corre chi rimane a lungo nella stessa posizione in piedi – ad esempio chi lavora nei bar – o chi passa troppe ore al giorno al volante. Ma come difendersi da prurito, gonfiore alle caviglie, a volte anche dolore alle gambe?

Vene gonfie, dolore e pesantezza: i sintomi dell’insufficienza venosa

Da persona a persona cambiano i sintomi dell’insufficienza venosa e soprattutto possono concentrarsi solamente in un’area della gamba dove ci sono le classiche dilatazioni delle vene oppure possono interessare l’intero arto inferiore fino alle caviglie. In termini generali è spesso presente la sensazione di avere le gambe “pesanti”, che può precedere lo sviluppo di un edema, dovuto alla stasi della circolazione venosa. Quando poi le gambe si gonfiano per il ristagno di liquidi, la sensazione di pesantezza diventa più marcata, dando senso di affaticamento fino ad ostacolare, in certi casi, la deambulazione. Il dolore alle gambe può essere presente specie dopo una prolungata stazione eretta o seduta e viene alleviato sollevando le gambe. La sensazione dolorosa proviene dalla dilatazione eccessiva dei vasi sanguigni, che col tempo diventano dolenti e infiammati. Il dolore alle gambe dovuto alla malattia venosa compare quando si sta fermi e può regredire camminando. Attenzione occorre anche per il gonfiore, legato al ristagno di liquidi, che inizialmente è evidente intorno ai malleoli e poi si estende verso l’alto. Ancora: possono essere presente crampi con contrazione dei muscoli delle gambe, soprattutto se serali o notturni. Infine, occhio va prestato alla sensazione di calore alle gambe accompagnata, a volte, da prurito: il disturbo appare legato all’accumulo di liquido nelle gambe e alla formazione di edema. Più raramente possono esserci formicolii e la sensazione di qualcosa che pulsa. 

Come nasce l’insufficienza venosa

Normalmente il sangue contenuto nelle vene degli arti inferiori viaggia verso il cuore, quindi in direzione opposta alla forza di gravità, grazie alle valvole venose e alla pompa esercitata dai muscoli delle gambe.

Quando si rimane a lungo in piedi o seduti le vene si riempiono e si dilatano per l’aumento della pressione venosa, ma grazie alla contrazione dei muscoli della gamba, ad esempio quando si inizia a camminare, le vene si svuotano nuovamente e si riduce la pressione venosa (anche il piede, poggiandosi a terra comprime il sangue contenuto nella suola plantare e lo spinge verso l’alto). In questo modo, la circolazione venosa delle gambe rimane sempre efficiente.

Nel momento in cui le valvole venose diventano “insufficienti” e le pareti delle vene si infiammano e si dilatano per il ristagno di sangue, si genera col tempo un reflusso cronico. Si instaura cioè un circolo vizioso che, se non interrotto, porta ad un progressivo peggioramento della patologia. Quindi se le vene sono dilatate e la pompa muscolare non agisce, il sangue ristagna negli arti inferiori e ne provoca il “gonfiore” (edema), il senso di pesantezza e il dolore. Inoltre, compaiono alterazioni anche di piccoli vasi venosi superficiali con la comparsa di capillari e, progressivamente, alterazioni cutanee e nei casi più gravi anche ulcere.

Chi rischia di più l’insufficienza venosa

La malattia venosa cronica non passa dai genitori ai figli ma esiste una predisposizione genetica: se si hanno familiari che soffrono di questa condizione, è più probabile che essa si sviluppi. A rischio è anche chi rimane a lungo in stazione eretta senza camminare oppure ostacola il deflusso del sangue dalle vene, perché la forza di gravità non è contrastata dalla pompa muscolare, e favorisce l’aumento della pressione venosa e la dilatazione delle vene. Come detto, le donne con figli sono maggiormente esposte al problema che si sviluppa più facilmente quando ci sono le condizioni che provocano un difettoso funzionamento della pompa vascolare, incluse patologie ortopediche come il piede piatto o malattie croniche del ginocchio o dell’anca.

Inoltre, una dieta troppo ricca o squilibrata può favorire l’insorgenza del problema. Il consumo esagerato di cibi grassi ed eccessivamente calorici, oltre a influire negativamente sul peso corporeo, è associato ad un maggior rischio di sviluppare problemi. Inoltre, la carenza di fibre nella dieta (scarsa assunzione di frutta e verdura) favorisce la comparsa di stipsi, che potrebbe ostacolare il ritorno venoso nelle gambe. 

I consigli per proteggere le vene

La sedentarietà e i chili di troppo sono i principali nemici delle vene. Di conseguenza, rappresentano i fattori da combattere. Per questo chi soffre di vene varicose dovrebbe fare attività fisica regolare, anche per controllare il sovrappeso, oltre a seguire un’alimentazione particolarmente ricca di vegetali: sono particolarmente consigliati i peperoni e, tra i frutti, fragole, mirtilli e altri prodotti del sottobosco ricchi di composti (bioflavonoidi) in grado di rinforzare la parete dei vasi sanguigni. Sempre a tavola ricordate che possono essere d’aiuto aglio e cipolla, che contengono particolari sostanze, come l’allicina, che hanno un’azione protettiva su vene e arterie. 

Sono da evitare anche dosi eccessive di alcolici: l’alcool produce vasodilatazione e disidratazione, peggiorando la sintomatologica. 

Capitolo abbigliamento: per le donne è fondamentale favorire la “spremitura” del sangue da parte della pianta del piede. Quindi camminando non bisogna poggiare sulla punta. Per mantenere la curvatura naturale del piede, il tacco ideale è alto circa due centimetri e mezzo.

Anche in estate, non bisogna mai sottovalutare l’importanza della compressione legata all’impiego delle calze elastiche: grazie a queste si contrasta l’aumento della pressione all’interno delle vene e si accelera il flusso del sangue nei vasi, oltre a restringere le vene dilatate. Attenzione però: le calze elastiche vanno portate secondo le indicazioni del medico, e sono studiate per fornire una compressione graduale dal basso verso l’alto. Sono più strette intorno alla caviglia, dove occorre la massima spinta propulsiva muscolare, poi si allentano progressivamente dal polpaccio fino alla coscia. 

Anche a letto, poi, si possono aiutare le vene a fare meno “fatica”. Basta riposare con i piedi più in alto del capo. Conviene inclinare il letto o l’intero materasso in modo che le estremità inferiori rimangano sollevate di 15-20 centimetri. Senza però mettere cuscini sotto le gambe, perché si rischia di creare un’angolatura all’altezza delle caviglie. Bisogna poi prestare attenzione ai meccanismi che possono peggiorare la situazione: ad esempio il mantenimento prolungato della posizione eretta o seduta, che limita l’attività dei muscoli, il calore, che facilita l’infiammazione delle pareti venose e la loro dilatazione (vista la stagione, non si può sottovalutare l’esposizione solare), l’avvicinarsi del ciclo mestruale con il conseguente squilibrio ormonale nella donna. Migliorano il quadro invece il riposo sdraiati, gli impacchi freddi o gli idromassaggi con acqua fresca.

Cure e rimedi contro l’insufficienza venosa

Sul fronte delle cure, per contrastare i sintomi, i farmaci di automedicazione ad azione capillaroprotettrice possono essere estremamente utili per combattere il progressivo sfiancamento delle pareti delle vene e per affrontare efficacemente i sintomi. Possono essere somministrati direttamente nell’area in cui la circolazione è difficoltosa o essere assunti per bocca. Oggi addirittura è stato dimostrato che la combinazione di diverse sostanze ad azione flebotonica può agire positivamente anche sul quadro vascolare, perché ci sono farmaci che possono nutrire le cellule della parete di vene e capillari, oltre che indurre la riduzione dei radicali liberi e di mediatori dell’infiammazione, tutti elementi che peggiorano la situazione.

Sul fronte più prettamente medico, quando le forme sono limitate e vengono interessati soprattutto piccoli capillari venosi, si può tentare un trattamento a base di iniezioni sclerosanti. Sono punture effettuate con aghi molti piccoli solo sulle venuzze superficiali in cui vengono immesse sostanze in grado di “chiudere” il vaso, eliminandolo in pratica dalla circolazione. Così facendo si evita che, riempiendosi di sangue, la vena ceda ulteriormente e il problema estetico si espanda. L’intervento chirurgico vero e proprio si effettua quando è presente l’insufficienza completa della grande e/o della piccola safena, i due sistemi principali di recupero del sangue lungo le gambe: in questa situazione le valvole non funzionano più correttamente. Esistono diverse tecniche, che vanno scelte caso per caso anche sulla scorta delle indicazioni che il medico trae dalla visita del paziente e dagli esami diagnostici.

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