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Intervista al Dott. Claudio Cricelli 

Intervista al Dott. Claudio Cricelli 
Tempo di lettura: 5 minuti

 Presidente di SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie

Anche quest’anno, i medici di famiglia, insieme con i farmacisti, saranno in prima linea, per aiutarci ad affrontare i malanni di stagione, nel terzo anno consecutivo di convivenza tra i virus influenzali e simil influenzali e il SARS-CoV-2. Se nell’ultimo biennio, grazie alle misure messe in atto per  per limitare il contagio del Covid-19 (distanziamento, utilizzo delle mascherine e forme differenziate di lock-down), l’incidenza dei malanni di stagione è stata molto bassa, quest’anno, con l’allentamento delle misure di contenimento, l’influenza potrebbe mettere a letto molte persone. Come comportarsi quindi, dato che l’emergenza pandemica non può dirsi conclusa? 

L’abbiamo chiesto al Dottor Claudio Cricelli che anche quest’anno ci ha aiutato a fare chiarezza fornendo utili consigli su come non farci trovare impreparati alle insidie alla nostra salute dell’inverno alle porte.

Le domande

  1. Dottore, in questi quasi tre anni di convivenza con il SARS-CoV-2 e le sue varianti abbiamo avuto tutti modo di apprezzare e, in certi casi, rivalutare, la centralità del ruolo dei Medici di Medicina Generale come riferimento irrinunciabile per la cura e il benessere delle nostre famiglie. A suo parere, e alla luce di questi anni di pandemia, è cambiato il rapporto medico-cittadino? E se sì, in che modo? 
  2. Più nello specifico, secondo la Sua esperienza, l’attenzione e la cura del cittadino nei confronti della propria salute e di quella degli altri è cambiata in quasi tre anni di pandemia? Possiamo dire che il cittadino abbia maturato una maggiore consapevolezza della propria salute, delle figure di riferimento a cui rivolgersi e dei rimedi e misure preventive per difendersi dai disturbi di salute? 
  3. In vista della stagione autunnale e invernale, tenuto conto delle evoluzioni delle varianti del SARS-CoV-2 e di una sintomatologia che sembra, nelle forme non gravi, più simile ai classici malanni di stagione, quanto il vaccino antinfluenzale resta importante per la diagnosi differenziale tra virus influenzali e SARS-CoV-2? Qual è il vostro consiglio al riguardo?
  4. Ad ogni modo ritiene che sia mutata la percezione degli italiani nei confronti della vaccinazione, anche antinfluenzale?
  5. In caso di sintomi influenzali da raffreddamento e tenendo conto della contemporanea circolazione del SARS-CoV-2 e dei virus influenzali e simil influenzali, quale dovrebbe essere il percorso di gestione del paziente? 
  6. Quali consigli dare per affrontare correttamente la sintomatologia e contenere al contempo il contagio (p.es. isolamento preventivo, uso DIP, effettuazione tamponi domestici)? Quando è necessario contattare il proprio medico curante?
  7. Si è parlato molto, soprattutto nell’ultimo anno, di Long Covid, ovvero di effetti a lungo termine del SARS-CoV-2, che l’Istituto Superiore di Sanità definisce come una fatica persistente, stanchezza eccessiva, debolezza muscolare, dolori diffusi e peggioramento dello stato di salute percepito. Quanto la presenza del Long Covid rende più “vulnerabili” rispetto ad altre patologie? Chi rientra in un quadro di Long Covid è più a rischio rispetto al contagio dei virus di stagione e a una maggiore gravità della sintomatologia?
  8. In conclusione, quali sono i 5 consigli da Medico di Famiglia per vivere al meglio la prossima stagione influenzale?

Le risposte

  1. La relazione tra il medico di famiglia e i suoi pazienti è sicuramente cambiata in questi anni di pandemia perché è stata messa a dura prova nella sua essenza fondamentale, ovvero la necessità di erogare nuove prestazioni in poco tempo. Lo si è visto, ad esempio, nella disponibilità dei medici nella campagna di vaccinazione anti-Covid-19, oltre all’assistenza telefonica e via messaggio ai pazienti. Insomma, abbiamo tutti vissuto un totale sconvolgimento dell’accesso allo studio del medico di famiglia come inizialmente concepito e abbiamo fatto esperienza di nuove regole e normative che hanno contribuito a modificare le abitudini di ognuno di noi, sia medici che pazienti. 
  2. Assolutamente sì. Le persone si sono trovate per la prima volta nella loro vita di fronte a situazioni del tutto nuove, provocate dall’impatto di una pandemia globale, così ricca di implicazioni per la salute, tanto da sconvolgere e sorprendere chiunque. La necessità, ad esempio, di valutare lo stato di salute dei cittadini per misurarne la vulnerabilità o ancora gli interventi di tipo preventivo per le patologie croniche si sono pienamente integrati in quella che oggi è parte della routine del paziente in presenza di sintomi. Questi anni di pandemia ci hanno inoltre dimostrato che presentarsi in buono stato di salute o avere una o più patologie croniche può fare la differenza nella maggior parte dei casi. 
  3. Anzitutto, occorre premettere che il SARS-CoV-2, soprattutto nelle varianti Omicron, non è più benigno. Viene infatti intercettato nelle vie aeree superiori, mentre le inferiori vengono protette grazie alla vaccinazione. Detto ciò, il vaccino antinfluenzale resta fondamentale, in quanto l’influenza è comunque una patologia aggressiva e debilitante che resta indipendente dal SARS-CoV-2. Grazie alla presenza dei tamponi diagnostici, ad oggi, siamo in grado di misurarne la contagiosità, ma seguendo quello che ci riportano i dati dell’emisfero Australe e considerando il livello ridotto delle difese immunitarie degli ultimi due anni (nei quali siamo stati poco esposti ai virus influenzali), la protezione attraverso la somministrazione del vaccino resta fondamentale.
  4. Quella anti-Covid-19 ha portato gli italiani ad abituarsi al concetto di vaccinazione e, ormai consapevoli, i cittadini stanno chiedendo sempre più dei vaccini. Ultimamente, poi, al ruolo fondamentale di profilassi della malattia acuta Covid, si sta aggiungendo la consapevolezza che i vaccini, di fatto, possono prevenire la cronicizzazione del Covid. Il SARS-CoV-2, infatti, si sta mostrando come una malattia che spesso e in molti casi si estende nel tempo – Long Covid, appunto – e che può diventare probabilmente una vera e propria sindrome cronica a sé, con caratteristiche ancora evolutive e da definire nel tempo.
  5. Il concetto di riferimento è semplice: non abbiamo terapie né per guarire dall’influenza né dal SARS–CoV-2, ma quello che possiamo fare è controllare i sintomi grazie all’aiuto dei farmaci di automedicazione. È necessario dunque ricordare sempre al paziente come ci si comporta all’apparire dei primi sintomi e istruire il cittadino al corretto uso dei farmaci.
  6. Il principio che si è affermato in questi tre anni di convivenza con il SARS-CoV-2 e con gli altri virus influenzali è che l’interazione con il medico rimane fondamentale; ciò per una serie di sfumature che possono essere gestite anche autonomamente, ma che spesso hanno bisogno di un chiarimento e un rafforzamento. Questa necessità si è rivelata così evidente che il numero dei contatti con i medici, anche attraverso canali più diretti e raggiungibili come WhatsApp, è in continuo aumento in questi anni, soprattutto perché l’interesse da parte nostra è quello di fornire certamente assistenza, ma anche una formazione sempre più puntuale per quello che riguarda il mondo dell’automedicazione.
  7. Il Long Covid è un concetto che racchiude numerosi quadri clinici. Si va da una lunga durata del Covid-19, a quelli che sono invece i postumi, anche a livello mentale, ovvero la difficoltà a liberarsene. Il vero Long Covid consiste in qualcosa che si prolunga quando ormai il soggetto è guarito e il virus non è considerato un postumo, ma un esito, che può manifestarsi sia a livello psichico che fisico. Il rischio in questo caso è che il Long Covid porti a un’immunodeficienza nei pazienti, esponendoli maggiormente alla possibilità di contrarre altre malattie infettive più facilmente, come, ad esempio, l’influenza. Non ci sono ancora degli studi che ne dimostrano l’evidenza scientifica, ma, sul piano puramente speculativo, si può affermare che chi ha avuto una malattia infettiva debilitante sia maggiormente esposto ai virus di stagione. 
  8. I miei 5 consigli per vivere al meglio la prossima stagione influenzale, in qualità di Medico di Famiglia, sono i seguenti:
    • L’unica difesa contro l’infezione è il vaccino;
    • La tempestività con cui la somministrazione del vaccino avviene è importante;
    • Considerare il proprio stato di vulnerabilità/fragilità;
    • Ricordarsi che, essendo le malattie diffusive, come l’influenza e il SARS-CoV-2, ampiamente trasmissibili, è necessario prestare maggiore attenzione alla contagiosità (e dunque chi contagiamo e da chi siamo contagiati);
    • La raccomandazione è che, pur essendo la somministrazione del vaccino antinfluenzale gratuita e spesso riservata solo ad alcune fasce di popolazione, tutti coloro che hanno la disponibilità economica per permettersi un piccolo investimento in salute e comprare la vaccinazione antinfluenzale, lo facciano.

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