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Circolazione sanguigna: cos’è e come migliorarla

Circolazione sanguigna: cos’è e come migliorarla
Tempo di lettura: 5 minuti

L’apparato circolatorio umano si dipana nel corpo attraverso strade che, complessivamente, arrivano a coprire nell’adulto una distanza di circa 160.000 chilometri. Più o meno, quattro volte la circonferenza terrestre. Durante uno sforzo molto intenso, grazie all’apertura di moltissimi vasi capillari di “emergenza”, che hanno il compito di aumentare l’afflusso di ossigeno alla periferia del corpo, la superficie che deve essere rifornita di sangue può arrivare anche a 300 metri quadrati. Bastano questi numeri per capire come e quanto arterie, vene e capillari i dimensioni più o meno grandi debbano lavorare bene per far circolare adeguatamente il sangue. Anche se, giustamente, si pensa spesso alle arterie che debbono portare il sangue dal cuore a tutto l’organismo (cuore e cervello compresi), non bisogna mai dimenticare che anche la circolazione venosa è molto importante. Ce ne accorgiamo spesso in queste settimane: con l’arrivo della bella stagione e l’aumento delle temperature, tornano a farsi sentire i fastidi circolatori alle gambe e non solo. 

I fastidi circolatori e l’insufficienza venosa

L’insufficienza venosa è una dei problemi di salute più diffusi che, purtroppo, a volte viene sottovalutato e quindi non affrontato con le contromisure necessarie, almeno fino a quando non compaiono vere e proprie lesioni, come le varici. Le “gambe pesanti” – così viene definita soggettivamente l’insufficienza venosa – interessano in Italia oltre 9 milioni di donne (quasi il 40 per cento della popolazione femminile adulta), specie tra i 35-40 anni (fino al 60 per cento dei casi), e sopra i 60 anni (fino al 78 per cento dei casi). Non sono esenti dalla patologia, però, neanche le giovani generazioni, a causa di uno stile di vita più sedentario e a una maggiore tendenza all’obesità. Un periodo a rischio è sicuramente la gravidanza, ma non va considerato l’unico elemento di “pericolo” per le vene anche se è vero che nelle donne che hanno avuto figli il rischio rispetto ai maschi e alle coetanee senza prole di sviluppare una insufficienza venosa sale di 4-6 volte. Ci sono poi alcune professioni che possono mettere a dura prova la resistenza delle vene. Vigili, baristi, cuochi, parrucchieri, hostess costretti a trascorre lunga parte della giornata in piedi, nel 65% dei casi soffrono di problemi circolatori alle vene. Ed anche chi sta a lungo nella medesima posizione, magari seduto in ufficio o alla guida, può avere dei problemi. A rischio sono quindi anche tassisti, impiegati o centralinisti.

Cattiva circolazione: i sintomi a cui fare attenzione

Pesantezza, formicolio, caviglie gonfie. Sono questi i segni tipici della cattiva circolazione, scientificamente chiamata insufficienza venosa, determinata da un ristagno di sangue o di liquidi linfatici nelle vene e nei vasi linfatici degli arti inferiori.  In questi casi, la spinta muscolare dei polpacci, che dovrebbe favorire la risalita del sangue verso l’alto, a volte non è sufficiente e questo facilita la dilatazione delle pareti delle vene, specie se le valvole all’interno delle vene stesse non lavorano al meglio. È proprio in questa situazione che può manifestarsi, specie alla sera, il gonfiore all’altezza delle caviglie, insieme a una sensazione di affaticamento delle gambe, che compare inoltre, anche quando si sta a lungo in piedi nella stessa posizione, durante la gravidanza oppure nei viaggi particolarmente lunghi in treno o in aereo.

Cosa succede quando il sangue non scorre come dovrebbe

Le vene, a differenza delle arterie, non hanno particolari compiti di “spinta” del sangue perché lo debbono semplicemente far ritornare verso il cuore e, per questa ragione, non hanno uno strato muscolare molto sviluppato. Anzi, la loro parete è molto sottile. Quindi, se all’interno di una vena il sangue scorre in quantità superiore al normale o ad una minore velocità, la parete tende a rilasciarsi e, di conseguenza, la vena comincia a dilatarsi, diventando “insufficiente”. A questo punto possono comparire i primi disturbi, sotto forma di gonfiore alle caviglie che si manifesta soprattutto la sera, formicolii e prurito. Il corpo cerca di reagire a questa carenza della parete venosa. Come? Facendo contrarre i muscoli che si trovano intorno alla vena indebolita e quindi facilitando la “spinta” verso l’alto del sangue. Qualcosa di simile accade normalmente nei polpacci quando si cammina, ed è per questo che l’attività fisica rappresenta un valido elemento protettivo nei confronti della sofferenza venosa. Purtroppo, però, se la spinta muscolare non è sufficiente, col tempo la dilatazione delle pareti venose tende a peggiorare. In questo meccanismo c’è un ulteriore elemento in gioco: le valvole delle vene. Si tratta di veri e propri “sistemi di controllo” che si trovano all’interno dei vasi: quando si chiudono impediscono che il sangue invece che risalire verso il cuore scenda in basso, “ingolfando” la circolazione fino a sovraccaricare la vena. Se le valvole non svolgono la loro funzione e la pompa muscolare non è attiva si crea un carico eccessivo e un ristagno che determinano la costante dilatazione delle pareti venose. Non solo: la vena può perdere la sua naturale forma, e da diritta diventa tortuosa, dilatandosi ulteriormente. A questo punto possono apparire le prime vene varicose.

Oltre alla forza di spinta, infine, anche la resistenza alla circolazione del sangue può risultare dannosa. È per questo che gli indumenti attillati, le cinture troppo strette, la tosse e la stitichezza possono peggiorare il quadro. Infatti, l’aumento della pressione all’interno dell’addome costringe ad una maggior propulsione il sangue all’interno delle vene per risalire. E quindi aumenta il rischio che le pareti venose si sfianchino.

Cinque consigli per migliorare la circolazione sanguigna:

  1. Fare attività fisica. Va bene la semplice camminata, ma sono ideali ciclismo e nuoto. Questi sport, infatti, consentono di aumentare l’efficacia della muscolatura del polpaccio, che ha il compito di spingere verso l’alto il sangue attraverso le vene.  Inoltre, nell’acqua diminuisce la pressione ambientale in cui si muovono le gambe, con effettivo miglioramento della situazione circolatoria. Ideale è l’acqua-gym.
  2. Cambiare frequentemente posizione. La mancanza di movimento e di contrazione muscolare dei polpacci tende a “sottoporre” al peso della forza di gravità, oltre che del corpo, le valvole delle vene. Per ridurre i rischi basta poco. Chi sta a lungo in piedi si ricordi di alzarsi sulle punte dei piedi almeno per due minuti ogni ora. E chi sta seduto, oltre ad utilizzare una pedana poggiapiedi, sollevi le gambe almeno per un quarto d’ora tre volte al giorno.
  3. Mangiare frutta e verdura. La dieta deve essere ricca di alimenti che contengono vitamina C in grado di aiutare la parete dei vasi a rimanere più “robusta”. Da preferire sono i peperoni e, tra la frutta, fragole, mirtilli e altri prodotti del sottobosco ricchi di composti (bioflavonoidi) in grado di “rinforzare” la parete dei vasi sanguigni. Non solo: se possibile consumare aglio e cipolla, che contengono sostanze, come l’allicina, ad azione protettiva.
  4. Limitare il sale. L’eccesso di sale tende a far trattenere liquidi all’interno dei vasi, aumentando lo “sforzo” delle pareti venosa e facilitando la perdita di piccole quantità di liquidi attraverso i capillari, da cui origina il gonfiore delle caviglie. Meglio ridurre il sale e bere molto, anche lontano dai pasti, per “diluire” il sangue e facilitarne la “risalita” dal sangue verso il cuore.
  5. Fare attenzione ai tacchi. Bisogna mantenere la curvatura naturale del piede: così l’azione di spinta verso l’alto è naturalmente ottimale. Quindi bisognerebbe evitare di camminare scalze ma anche di sfoggiare tacchi alti, altrimenti l’azione di pompa muscolare può risultare poco efficace. Il tacco ideale è alto circa due centimetri e mezzo perché così facendo si rispetta l’arco plantare.

Come trattare l’insufficienza venosa

Le buone abitudini aiutano a proteggere le vene. Ma non bisogna dimenticare che i farmaci di automedicazione ad azione capillaro-protettrice possono essere molto utili a contrastare i sintomi dell’insufficienza venosa. In particolare, questi medicinali aiutano contro la fragilità capillare e possono contrastare il progressivo “sfiancamento” delle pareti venose a preservandone, per quanto possibile, l’integrità. Ovviamente, non si tratta delle uniche opportunità di trattamento disponibili. 

Utile è anche l’elastocompressione che mira a ripristinare la normale circolazione venosa attraverso speciali calze. La compressione esterna sulla gamba, infatti, contrasta l’aumento della pressione all’interno delle vene, e accelera il flusso del sangue nei vasi oltre restringere le vene dilatate. Le calze elastiche, tuttavia, non vanno scelte a caso perché ne esistono di diversi tipi e con valori di compressione molto vari.Le calze a basso valore di compressione (tra 18 e 21 millimetri di mercurio) sono indicate soprattutto per la prevenzione. E sono consigliate a chi presenta qualche leggero disturbo circolatorio alle vene, per la donne in gravidanza oppure per chi è a rischio per motivi professionali.  In caso di vera e propria patologia, invece, si passa a calze di compressione superiore (da 24 a più di 57 millimetri di mercurio), che vengono quindi definite terapeutiche. In questi casi ovviamente deve essere il medico a giudicare l’approccio migliore da tenere, oltre a consigliare eventuali interventi chirurgici più o meno impegnativi e tecniche come il linfodrenaggio, che migliora la circolazione sanguigna e linfatica. Accanto a presidi terapeutici e farmacologici, cicli di linfodrenaggio praticati da mani esperte possono migliorare la sintomatologia e il decorso della malattia.

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