Morso di zecca nell’uomo: ecco come comportarsi
L’aumento della temperatura e la bella stagione che dura a lungo favoriscono l’aumento delle zecche che fino a qualche tempo fa rappresentavano un rischio per l’uomo nelle gite fuori porta soprattutto in primavera mentre oggi sono presenti nei nostri boschi per quasi sei mesi l’anno. Alle nostre latitudini infatti le zecche più note sono proprio le zecche dei boschi e quelle dei cani. Cosa fare in caso di morso, che spesso viene definito “puntura” (e non è corretto) di zecca?
Come morde una zecca, e dove attacca l’uomo?
Per “attaccarsi” alla preda le zecche impiegano speciali “protuberanze”, chiamate cheliceri, attraverso cui provocano il primo impercettibile “foro” sulla pelle. Una volta giunte a contatto con un vaso sanguigno molto piccolo, si “appendono” attraverso rostri uncinati per poi staccarsi non appena finito il pasto. Normalmente la zecca rimane su una foglia per poi lasciarsi cadere sulle prede: quasi sempre si tratta di animali, ma qualche volta la zecca si attacca anche sull’uomo dove tenta di stabilirsi nei punti più caldi e umidi, come il cuoio capelluto e le ascelle, ma anche l’incavo del ginocchio, le la nuca, l’attaccatura dei capelli o l’area dietro le orecchie.
Come riconoscere un morso di zecca, e quali sono i sintomi?
La capacità di nascondersi, unita al fatto che, quando morde la vittima, la saliva della zecca emette sostanze particolari, vere e proprie tossine paralizzanti, che anestetizzano la zona colpita, fa sì che spesso il contatto non sia nemmeno avvertito. Inoltre, quando si muove per trovare il posto giusto per ancorarsi la zecca non crea neppure prurito. Quando visibile mentre consuma il proprio pasto a base di sangue, la zecca appare come una formazione scura sulla pelle, simile ad una verruca o ad un corpo estraneo, con le quali spesso viene scambiata. È quindi molto facile non accorgersi dell’avvenuto morso: a volte, compare a distanza di giorni solo una piccola macchietta rossa.
Alcune malattie potenzialmente trasmissibili da un morso di zecca
Esistono fondamentalmente due tipi di zecche. Quelle “dure”, che nei maschi hanno una specie di scudo di protezione sul dorso, e le zecche “molli” più “fragili”, che possono però espandersi rubando molto più sangue perché si gonfiano molto. Diverse e di diversa gravità sono le malattie trasmissibili all’uomo dalle zecche. Tra queste, quelle più a rischio di essere trasmesse, almeno in Europa, sono la malattia di Lyme o borreliosi e la meningoencefalite primaverile-estiva.
Malattia di Lyme
La malattia di Lyme si manifesta dopo 2/4 settimane dal morso, attraverso un iniziale arrossamento, una vera e propria papula indolore, che tende lentamente a spostarsi lungo la pelle, espandendosi progressivamente, (eritema migratorio) e a cui si possono associare dolori alle articolazioni e qualche sintomo simil influenzale e, via via che la malattia progredisce, rigidità del collo e linfoadenopatia. Dopo un certo tempo, se non viene consultato il medico per la diagnosi e l’opportuna terapia, l’infezione si diffonde attraverso il sangue e può provocare meningite, polineuriti (infiammazioni del tessuto nervoso), turbe del ritmo del cuore con infiammazione delle cellule del miocardio, addirittura blocchi nella reazione dei nervi. I sintomi possono ricomparire anche a distanza di tempo, dopo una fase di latenza, sotto forma di artrite cronica o intermittente. Per questo è importante riconoscere il quadro e mettere in atto precocemente una terapia antibiotico mirata.
Meningoencefalite primaverile-estiva (TBE)
La meningoencefalite primaverile-estiva (TBE) può comparire a distanza di 7/10 giorni dal morso di zecca manifestandosi con febbre alta, mal di testa e altri sintomi simil influenzali come affaticamento e dolori articolari. Di solito la febbre scompare entro un paio di giorni e l’infezione scopare spontaneamente ma, in un numero ridotto di persone può capitare che dopo un intervallo variabile senza disturbi (mediamente 1 settimana), si verifichi una seconda fase caratterizzata da febbre molto alta e sintomi a carico del sistema nervoso centrale (p.es. meningite, infiammazione midollo spinale) . Nei bambini e nei soggetti più giovani la malattia mostra generalmente un decorso più mite, con progressivo aumento della severità e delle complicanze al progredire dell’età. Per coloro che non sono vaccinati contro la TBE e contraggono la malattia, va detto che non esiste attualmente una terapia specifica risolutiva e il trattamento rimane sostanzialmente di tipo sintomatico, da gestire caso per caso, sotto controllo medico.
Cosa fare in caso di morso
Se si viene attaccati da una zecca, occorre tentare di estrarre il parassita entro ventiquattr’ore, facendo attenzione a prelevarne interamente il corpo e il rostro e annotando la data del morso. Se infatti, anche a distanza di settimane dall’incontro ravvicinato con una zecca, compaiono sintomi non spiegabili, conviene sempre parlarne con il medico tenendo anche conto del fatto che le zecche possono essere vettori di malattie anche gravi. Ovviamente, per poter staccare l’animale, bisogna prima di tutto individuarlo. E non sempre è facile proprio perché, come dicevamo, le zecche si nascondono bene e non sempre si ha coscienza del fatto di essere stati morsi.
Come togliere una zecca dalla pelle?
Ovviamente, in caso di morso di zecca (e sua individuazione), ci sono misure da prendere e altre da evitare. Iniziamo con le prime da mettere in atto il prima possibile. Occorre afferrare, con pinzette a punte sottili, la testa del parassita. Le pinze vanno posizionate il più vicino possibile alla pelle. Se necessario, l’operazione va effettuata servendosi di lenti d’ingrandimento. Una volta presa la testa della zecca, occorre tirare lentamente ma con forza costante fino alla completa estrazione del parassita. Ovviamente, dopo averlo fatto, occorre disinfettare con cura l’area del morso: se rimane una piccola parte dell’animale all’interno della pelle occorre chiedere al medico di effettuare l’estrazione completa. Il medico va comunque contattato se dopo l’eliminazione completa della zecca permangono arrossamenti, dolore e febbre. Occorre invece evitare di asportare la zecca non dalla testa non o semplicemente spostata perché c’è il rischio che la testa rimanga incastrata nella pelle. Ricordate poi che occorre sempre lavorare con pinzette evitando di ricoprire con acetone, ammoniaca o altre sostanze l’animale. Il rischio è che “vomiti” sotto la pelle e favorendo la trasmissione di agenti infettivi.
Come proteggersi dalle zecche?
Proteggersi dalle zecche significa semplicemente adottare, in caso di attività all’aria aperta, ad esempio nei boschi, comportamenti che permettano di ridurre il rischio di morsi. Innanzitutto, meglio evitare di inoltrarsi nell’erba alta o di camminare al margine dei sentieri, tra le erbacce, dove è più semplice si annidino le zecche. Meglio anche non sedersi sull’erba e coprire le parti a rischio per esempio usando pantaloni lunghi e cappelli. Inoltre, l’uso di repellenti adeguati può rappresentare una buona arma di prevenzione. Una volta a casa, è buona regola fare una doccia e un controllo della presenza di eventuali zecche sul vestiario sporco e soprattutto nelle aree a rischio (chiedendo l’aiuto di qualcuno per le aree più difficilmente raggiungibili o visibili come la testa o la nuca).
Attraverso consigli pratici e informazioni chiare, ci dedichiamo a educare e guidare verso scelte di vita quotidiana consapevoli, promuovendo un benessere semplice e duraturo.