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Stagione influenzale 2023-2024

STAGIONE INFLUENZALE 2023-2024

Attesi 5-6 milioni di casi e oltre 10 milioni di contagi per virus simil-influenzali

Il 61% degli italiani è consapevole che il SARS-COV-2 sia ancora in circolazione mentre 1 su 2 ritiene che i virus influenzali siano più virulenti del passato

La coesistenza e sovrapposizione dell’influenza stagionale con il SARS-CoV-2 è (ancora) fonte di preoccupazione per la maggior parte della popolazione italiana. Più di 6 italiani su 10, infatti, sono consapevoli della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti, mentre il 50% della popolazione teme che i virus influenzali abbiano acquisito una maggiore virulenza e contagiosità

Mentre gli uomini guardano alla prossima stagione influenzale con un maggiore senso di ottimismo, il 66% delle donne esprime, invece, preoccupazione e ansia per la possibilità che anche quest’anno i virus siano particolarmente contagiosi e virulenti e per l’impatto che i virus influenzali e possibili nuove ondate di Covid-19 possano avere sulle abitudini quotidiane. Viceversa, il 31,2 % degli uomini e il 35% dei giovani sotto i 24 anni ritiene che il SARS-CoV-2 sia scomparso e non rappresenterà più una preoccupazione durante la prossima stagione influenzale.

È quanto emerge dalla ricerca condotta da Human Highway epresentata oggi in occasione dell’evento stampa Stagione influenzale 2022-2023: ritorno al passato o inizio di una nuova era? Cosa sapere e cosa fare”, con la partecipazione del Prof. Fabrizio Pregliasco, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi, e della Dott.ssa Giovanna Hotellier dell’Istituto di Ricerca Human Highway. 

Tra influenza e SARS-COV-2: un’analisi della situazione attuale

“La prossima stagione influenzale potrebbe essere considerata di media intensità, con un numero stimato di casi che potrebbe oscillare tra i 5-6 milioni”, afferma il Professor Pregliasco. “Oltre ai casi influenzali legati alla variante H1N1, si prevede una decina di milioni di casi di altri virus influenzali cosiddetti ‘cugini’, che possono causare sintomi simili all’influenza.” La loro diffusione, prosegue il Professore, dipenderà da diversi fattori, tra cui “i ceppi virali in circolazione, la loro novità e variazione rispetto agli anni precedenti, così come le condizioni meteorologiche e climatiche. Pertanto, è fondamentale rimanere flessibili nelle strategie di prevenzione,promuovendo la vaccinazione e adottando opportune misure di igiene”, consiglia il Professore.

Assisteremo nuovamente a una compresenza dell’influenza e del SARS-CoV-2, una coesistenza che può rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa, soprattutto considerando la similarità dei sintomi. Per questo, il Professore ricorda l’importanza della promozione alla vaccinazione antinfluenzale“come strategia di prevenzione, e di monitorare attentamente l’evoluzione sintomatologica e della situazione”.

Rimanere, dunque, sempre in allerta,ricordando che, “anche se il SARS-CoV-2 può manifestarsi in molte forme diverse, il tampone resta lo strumento primario per riconoscerlo e rimane una malattia seria che registra dagli 8-10 mila morti a stagione. Proprio per questo non può essere equiparata a un’influenza comune”, prosegue il Professore.

Se il Covid-19 è difficile da distinguere rispetto ad altre forme virali considerandone le varie manifestazioni e la variabilità delle stesse tra i diversi individui, “l’influenza si può più facilmente riconoscere in seguito all’insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale e un sintomo respiratorio (come la tosse, il mal di gola o la congestione nasale). Se una persona presenta questi tre elementi contemporaneamente, è probabile che abbia l’influenza, anche se per una conferma definitiva è consigliabile effettuare un tampone”, precisa Pregliasco.

Qual è l’atteggiamento degli italiani verso la prossima stagione influenzale?Secondo l’indagine di Human Highway, la consapevolezza della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti aumenta con l’età. È bassa tra i giovani – maggiormente preoccupati dall’effetto che una nuova ondata pandemica potrebbe avere sulle loro abitudini e stile di vita, piuttosto che dal virus stesso – mentre tra gli over 65 quasi il 70% crede che il virus continuerà a presentarsi con nuove varianti nella prossima stagione influenzale. 

Promuovere la salute attraverso la vaccinazione antinfluenzale: un impegno nell’educazione alla prevenzione

La vaccinazione è una tutela non solo per sé stessi, ma anche per coloro che sono più vulnerabili, quali bambini, anziani o persone con problemi di salute preesistenti”, afferma il Prof. Pregliasco. “Mentre i giovani possono scegliere di vaccinarsi, per i soggetti fragili e gli anziani la vaccinazione diventa una raccomandazione stringente, quasi una necessità, poiché particolarmente a rischio di gravi complicazioni legate all’influenza. Nonostante siano in molti ad aver compreso l’importanza della vaccinazione, “ve ne sono altrettanti”, segnala Pregliasco, “che tuttavia credono che causi effetti collaterali spaventosi”. Per questo, “una maggiore coerenza tra le informazioni che vengono veicolate potrebbe comportare una maggiore consapevolezza dei rischi e una conoscenza più approfondita”. 

Anche se in lieve calo rispetto al 2022, il desiderio di vaccinarsi contro l’influenza nella prossima stagione rimane alto, confermando un trend stabile rispetto al recente passato segnato dall’emergenza pandemica. Il 33% degli italiani ha l’intenzione di ricevere il vaccino antinfluenzale (- 5% rispetto al 2022), con una propensione particolarmente elevata tra gli over 65, con il 56,5% intenzionato a fare il vaccino, percentuale che resta inferiore agli obiettivi prefissati dal Ministero della Salute.

Il principale motivo che spinge gli italiani a effettuare la vaccinazione antinfluenzale è la consuetudine, seguita dalla volontà di proteggere le persone vicine e di proteggersi dai bambini, più esposti ai virus. Inoltre, il 19,6% delle persone ha iniziato a vaccinarsi durante la pandemia per garantire una diagnosi più accurata del Covid-19 e intende continuare per lo stesso motivo. 

Tuttavia, tra i soggetti sottoposti all’indagine, il 48% ritiene improbabile che quest’anno effettuerà la vaccinazione influenzale, poiché crede che l’influenza stagionale li colpisca molto raramente. Inoltre, anche se in calo, resta comunque alta la percentuale di coloro che non si sono mai posti il problema della vaccinazione (19,1% nel 2023 contro 24,5% nel 2022). 

La comunità scientifica e medica continua a monitorare attentamente l’efficacia dei vaccini e a migliorare le strategie di vaccinazione per proteggere al meglio la popolazione. “Per quanto riguarda l’influenza, i vaccini annuali sono già stati formulati e contengono la composizione specifica per la stagione in corso, che prevede anche la variante H1N1, afferma Pregliasco. “Per il Covid-19, invece, sono stati sviluppati vaccini specifici per le diverse varianti, compresa l’Omicron XBB e la Pirola. I dati disponibili finora indicano che questi vaccini hanno una buona capacità protettiva nelle nuove varianti emergenti, anche se non garantiscono una protezione al 100%.”  Alcune varianti, come quelle che continuano ad emergere all’interno della famiglia Omicron, presentano caratteristiche che le rendono “immuno evasive”, ovvero possono sfuggire in parte all’immunità di soggetti precedentemente infettati o vaccinati. “Questo significa che coloro che sono già stati infettati o hanno ricevuto il vaccino potrebbero non avere una completa protezione contro tali varianti. Tuttavia, ciò che è incoraggiante rispetto al passato è che la nostra immunità ibrida, ottenuta sia attraverso l’infezione naturale che il vaccino, contribuisce a una riduzione significativa delle forme gravi della malattia.”

La gestione della salute da parte degli italiani: le figure di riferimento

Con l’arrivo della pandemia da Covid-19, l’atteggiamento della popolazione italiana nei confronti della gestione delle influenze stagionali ha subìto significativi cambiamenti. Si è osservato, infatti, un aumento sostanziale nella quota di persone che preferiscono rivolgersi al medico di base in caso di influenza

Tuttavia, nel 2023, questo trend di crescita sembra essersi arrestato, dando spazio a un parallelo aumento di persone che, invece, si affida alla propria esperienza e al farmacista come figura di riferimento per affrontare l’influenza.

Il ruolo del medico di base rimane comunque di primaria importanza per entrambi i sessi, ma è interessante notare che, secondo l’indagine, questa abitudine è più diffusa tra gli uomini (21,9%) rispetto alle donne (17,2%), le quali preferiscono basarsi, in prima istanza, sulla loro conoscenza sviluppata per esperienza personale. Emergono poi tendenze differenti tra i giovani: il 14% di si affida alla ricerca di informazioni online mentre il 22% si basa sul parere di parenti e amici

I disturbi e i rimedi: il comportamento degli italiani 

In caso di sintomi influenzali, è in aumento (48,7% nel 2023 vs 45,6% nel 2022) la quota di italiani che ritiene che il comportamento più saggio sia restare a riposo, ricorrere ai farmaci di automedicazione che permettono di controllare i sintomi e, solo in caso la situazione non migliori nel giro di qualche giorno, contattare il medico. 


Tuttavia, quando si manifestano i primi sintomi influenzali c’è anche ritiene che la cosa migliore sia contattare immediatamente il medico di base (19,6%), mentre il 9,5% crede che sia meglio non fare nulla, con un 3,9% che continuerebbe a fare la vita di sempre anche in caso di sintomi influenzali. La quota di chi pensa che l’antibiotico sia una soluzione efficace e veloce è pari al 3,8%.

In tutte le misurazioni effettuate dal 2019 fino ad oggi si nota che i farmaci di automedicazione (quelli con il bollino rosso che sorride sulla confezione) rappresentano la soluzione più comune, con il 59,8% della popolazione che, nel 2023, afferma di farne uso in caso di sintomi influenzali. 

Sono proprio i farmaci di automedicazione che si confermano una soluzione preferita dal genere femminile. Il 58,6% delle donne, infatti, ritiene che le scelte più sagge siano quella di adottare una strategia che includa riposo, farmaci da banco, e un eventuale contatto con il medico solo in caso di mancato miglioramento, mentre gli uomini tendono ad affidarsi immediatamente al consiglio del medico o al ricorso dell’antibiotico, anche quando non necessario. 

“Nell’ottica di una maggior attenzione e cura di sé e della propria comunità”, conclude il Professor Pregliasco, “l’approccio responsabile all’automedicazione e l’uso consapevole e appropriato dei medicinali da banco sono diventati ancora più importanti in questi anni. I cittadini sono più attenti a seguire le indicazioni dei professionisti sanitari e ad evitare l’abuso di farmaci senza prescrizione medica. I farmaci antinfiammatori sono un elemento importante nella gestione delle infezioni respiratorie, compreso il SARS-CoV-2, poiché in grado di modulare la risposta immunitaria e ridurre il rischio di forme gravi della malattia. È però importante che i professionisti sanitari istruiscano il cittadino al corretto uso dei farmaci e alle terapie disponibili”.

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