Stanchezza dopo i pasti: perché avviene e come evitarla?
Sonnolenza, palpebre pesanti e l’esigenza di appisolarsi appena ci si siede. Questo capita a chi fa i conti con la sonnolenza dopo i pasti. Succede soprattutto agli anziani, ma non solo. Se la voglia di fare un sonnellino è normale dopo un pranzo più abbondante del solito, chi riscontra questo problema più spesso può vivere la situazione con disagio, soprattutto se la sonnolenza è da ostacolo alle normali attività quotidiane. Tuttavia, ci sono i mezzi per cercare di contenere i rischi di appisolarsi appena finito di mangiare. Ecco qualche consiglio.
Perché si prova sonnolenza dopo mangiato? Le cause
Normalmente, quando mangiamo, lo stomaco “reclama” un certo quantitativo di sangue: ne ha bisogno per ottemperare alle funzioni digestive. Quanto più queste sono impegnative tanto maggiore sarà la necessità di “nutrimento” per il viscere impegnato nella digestione. È proprio questo “furto” di sangue” che può facilitare l’insorgenza di stanchezza e sonnolenza.
Anche se normalmente digeriamo senza problemi, quando esageriamo con gli alimenti, specie quelli più difficili da digerire, sottoponiamo stomaco e intestino ad un super lavoro e quindi a una maggiore richiesta di sangue rispetto al solito. Se il pasto è, per esempio, ricco di grassi, necessariamente il processo digestivo sarà più laborioso e lungo e richiederà più “sforzo” da parte dell’organismo. In questi casi la sonnolenza è quindi fisiologica. A volte essa può essere associata ad altri sintomi, quelli tipici della pesantezza di stomaco o di una cattiva digestione: gonfiore, mal di stomaco, a volte bruciore e acidità indicano sono il segnale che stomaco e intestino sono “sotto stress” per smaltire le libagioni eccessive.
Stanchezza e sonnolenza post prandiali: attenzione al fegato grasso
Chi è in sovrappeso, non ama frutta e verdura, eccede spesso con grassi e carboidrati e fa fatica a rinunciare agli alcolici appare come un candidato ideale alla sonnolenza postprandiale non occasionale.
In questi casi, infatti, nel tempo, si possono anche avere problemi di fegato e, in particolare, si potrebbero creare le condizioni ideali per la comparsa della cosiddetta steatoepatite, ovvero l’accumulo di grasso nel fegato. Oggi in Italia ne soffre una persona su quattro. L’accumulo di tessuto adiposo a livello epatico si associa sovente ad infiammazione, che, sul lungo periodo danneggia progressivamente gli epatociti, vale a dire le cellule che compongono per massima parte il fegato, compromettendone nel tempo le funzionalità. Di conseguenza, il fegato non riesce a lavorare a dovere e la digestione si prolunga, favorendo l’insorgenza di sonnolenza dopo i pasti.
Come evitare la sonnolenza dopo i pasti
Cibi sani e leggeri
La sonnolenza dopo i pasti può essere evitata solo se “ci si mantiene leggeri”. Un’alimentazione regolare, per mezzo di cibi sani e leggeri, ad esempio con una quota elevata di frutta e verdura e un consumo moderato di intingoli e alimenti ricchi di grassi sono fondamentali per non affaticare le funzioni digestive. Questo significa anche rispettare il ritmo dei pasti, senza esagerare con le abbuffate.
Evitare fumo, alcol, bevande gasate
Stop al fumo e alle bevande gasate, e darsi una moderata con l’alcol che in generale viene sempre smaltito con più difficoltà dall’organismo e che quindi, sarebbe da evitare per non appesantire il sistema gastrointestinale.
Farmaci di automedicazione
Per aiutare la digestione e non diventare un vero e proprio “sonnifero” naturale, soprattutto in caso di pasti particolarmente abbondanti, si può poi fare ricorso occasionalmente ai farmaci di automedicazione, che possono avere azione diretta sui sintomi della difficoltà digestive e aiutare stomaco e intestino a faticare meno.
Per fare in modo che il lavoro dello stomaco sia abbastanza regolare e senza stress eccessivi, queste sono, quindi, le regole più semplici da seguire, oltre ovviamente al controllo del peso visto che quando la pancetta diventa prominente è più facile assopirsi dopo pranzo.
Quando il “sonnellino” post prandiale fa bene
Tuttavia, concedersi un riposino dopo pranzo può avere dei benefici a livello neurologico. Va infatti ricordato che la pennichella non è solamente un male se legata alle fatiche digestive, ma può rappresentare anche uno strumento per il benessere del sistema nervoso.
Mentre si dorme, infatti, si tende a immagazzinare nozioni all’interno del cervello e a “fare pulizia” delle informazioni inutili. L’abitudine al riposino può quindi, aiutare a compensare un riposo notturno insufficiente in termini di ore o un sonno poco ristoratore. Per chi non riesce a riposare la notte, spesso capita agli anziani ma è tipico anche dei ragazzi che tendono a fare le ore piccole, basterebbe un’ora e mezza di riposo dopo il pasto (difficile per tutti, ma comunque anche un periodo minore potrebbe avere effetti positivi!) per ritemprare l’organismo e aiutare la memoria a lungo termine, quella che si “deposita” e ci consente di portare immediatamente alla mente i nomi delle persone, la capacità di guidare o la possibilità di suonare uno strumento musicale.
A dare il tempo del riposino è una ricerca condotta da Avi Karni e Maria Korman del Centro per lo Studio del Cervello e del comportamento dell’Università di Haifa, pubblicata qualche tempo fa su Nature Neuroscience. Gli scienziati hanno valutato due gruppi di persone: in uno i soggetti riposavano regolarmente dopo pranzo, nell’altro rimanevano attivi costantemente fino a sera. Il risultato? Sottoponendo tutti i partecipanti a prove di abilità manuale connesse con il ricordo di una precedente “istruzione”, si è visto che chi riposava regolarmente il pomeriggio migliorava costantemente nelle prestazioni, che invece rimanevano immutate in chi proseguiva nella propria attività senza concedersi un sonnellino.
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