Stitichezza (stipsi): da cosa dipende?
Ci sono persone per le quali il ritardo, anche solo di poche ore, nello di svuotamento dell’intestino, fa sentire a disagio, altre per le quali è normale avere ritmi intestinali ben più lenti. Ma non c’è solo l’aspetto temporale. Qualcuno è abituato ad andare in bagno non quotidianamente, e con fatica. Altri, hanno difficoltà ad eliminare le feci, con la sensazione che l’evacuazione non sia completa. Altri ancora non sono avvezzi a feci dure e di scarso volume. Insomma, a seconda dei propri ritmi intestinali, ognuno ha una percezione diversa di quello che vuol dire “essere stitico”.
Quando si parla di stitichezza vera e propria?
Qualche tempo fa una definizione diceva che si può parlare di stipsi quando la defecazione, dolorosa o meno, avviene con frequenza inferiore a uno ogni 4-7 giorni e le feci prodotte sono scarse. Non conta solo quante volte si va alla toilette per evacuare ma anche “quanta” se ne fa. Se la quantità di feci eliminate è inferiore ai 35 grammi al giorno e le evacuazioni sono rare, si può davvero parlare di stitichezza. In queste circostanze occorre un attento controllo medico, che può prevedere anche l’esecuzione di esami diagnostici mirati. La “vera” stitichezza è quindi un fenomeno meno frequente di quello che si pensa. Più che una vera e propria malattia a sé stante la stitichezza o stipsi è spesso un sintomo, figlio di problemi organici, cioè accompagnati da alterazioni anatomiche, oppure funzionali legata a modificazioni nervose, muscolari o ormonali, che impediscono la corretta formazione e progressione delle feci.
Resta tuttavia il fatto che, anche se non si può parlare di stitichezza in senso clinico, in caso di alterazione delle proprie funzioni intestinali rispetto a quello che viene ritenuta la normalità, non ci si sente bene. Ma come orientarsi? E cosa fare? Facciamo chiarezza.
Come avviene il processo svuotamento intestinale
Le feci diventano tali nell’intestino crasso, formato dal colon e dal retto. Le scorie si trasformano massa fecale che una volta arrivata nel colon, viene spinta in avanti, compattandosi, grazie alla contrazione ritmata dei muscoli intestinali, in un processo che si chiama peristalsi. Una volta giunte nel retto, che ha la forma di un’ampolla e quindi può contenere ampie quantità di feci, queste vengono accumulate fino a che non arriva l’ordine di evacuare dal cervello, in grado di recepire lo stato di “pienezza” di questo contenitore naturale attraverso recettori nervosi presenti sulla parete del retto. Questo accade normalmente. Ma se qualcosa non funziona per il verso giusto, la situazione può modificarsi. E può comparire un rallentamento della funzione di svuotamento intestinale.
Quali sono le cause della stitichezza
A parte eventuali patologie organiche, che vanno sempre ricercate dal medico se la stipsi non si risolve e magari si alterna a diarrea, un rallentamento dell’evacuazione e la conseguente stitichezza, accompagnata da gonfiore addominale, comparsa di flatulenze e dolore di pancia può far seguito a diverse condizioni o ad alterazioni anatomiche o funzionali. Tra le cause della stitichezza possono esserci problematiche a carico del retto, che conserva le feci ma non si libera con regolarità come avviene, ad esempio negli anziani, che possono avere maggior difficoltà a svuotare l’intestino. A volte, poi, la stitichezza può essere provocata da alterazioni del sistema nervoso, o essere correlata alla presenza di patologie come il diabete in fase avanzata o determinata da elevati quantitativi di calcio nel sangue o ancora essere la conseguenza dell’azione di farmaci come i diuretici (favorendo l’eliminazione dell’acqua rendono le feci meno morbide), gli antispastici (che limitano i movimenti intestinali).
Le cause più comuni
In molti casi però la stitichezza nasce occasionalmente Le cause si legano spesso a stati emotivi o piuttosto a non corrette scelte alimentari, come quando si ha una dieta povera di fibre o non c’è acqua a sufficienza nell’intestino a causa di un consumo di acqua non adeguato, oppure ad una vita troppo sedentaria. Per questo, se il disturbo è solo occasionale, le buone abitudini ed il supporto sintomatico dei farmaci di automedicazione possono aiutare a contrastare la situazione.
Rimedi contro la stipsi: i farmaci antistitichezza
Per affrontare la stipsi prima di tutto occorre modificare le abitudini, a tavola e non solo. Se necessario, quando la stitichezza perdura per qualche giorno, accompagnata da aerofagia, meteorismo e dolori addominali, e si può ricorrere ai farmaci di automedicazione ad azione lassativa ricordando che vanno assunti sempre per brevi periodi e che il medico va informato se compare una stitichezza senza che possano esistere motivi (dietetici e non solo) in grado di contribuire a spiegarla. I lassativi, in termini generali, si dividono in diverse categorie a seconda del meccanismo di azione e sono disponibili per la maggior parte come medicinali da banco. Ci sono lassativi che aiutano ad aumentare la massa fecale, i lassativi osmotici e salini che richiamano liquido all’interno dell’intestino, i lassativi lubrificanti (olio di vaselina o anche di oliva) che facilitano la defecazione, e, specie nei casi più ostinati, i lassativi stimolanti che invece irritano l’intestino, favorendone la peristalsi. L’uso frequente di lassativi oltre il minimo necessario a risolvere in fase acuta un problema di stipsi, è altamente sconsigliato vista la possibile insorgenza di effetti sul corretto funzionamento del processo di evacuazione e la potenziale dipendenza psicologica.
Le buone abitudini alimentari contro la stitichezza
- Consumare regolarmente frutta, verdura e alimenti integrali. Questi rappresentano il cardine della dieta che consente di mantenere efficaci le contrazioni intestinali. Tra i frutti, particolarmente indicati sono le ciliegie, l’uva, le mele (da mangiare con la buccia, ricca di fibra) e le prugne. Tra le verdure più ricche di fibre ci sono, invece, le carote, le bietole, i porri e la cicoria. Altri alimenti che combattono la stitichezza sono i cereali integrali, i legumi, i formaggi freschi e, come condimento, l’olio d’oliva crudo.
- Scegliere le fibre giuste. Meglio consumare quelle insolubili in acqua che sono più utili per combattere la stitichezza, e sono presenti soprattutto nei cereali e nella crusca. All’interno dell’intestino, per la loro struttura chimica, si riempiono infatti di acqua e quindi aumentano il volume e la consistenza delle feci.
- Acqua e orari di defecazione. Occorre bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno, per consentire alle feci di formarsi visto che queste sono fatte per due terzi da acqua. Sul fronte dei tempi se possibile conviene evacuare sempre alla stessa ora, evitando di “trattenere” l’emissione delle feci (processo che viene interamente gestito dal cervello) troppo a lungo. L’ideale sono le ore della prima mattina, quando la peristalsi notturna, che fa seguito alla digestione della cena, ha concluso la spinta delle feci.
- Acqua al risveglio. Per stimolare ulteriormente l’intestino pigro può essere utile poi consumare un bicchiere di acqua naturale appena svegli, in modo da offrire uno stimolo alla motilità dell’apparato digerente, e abituarsi a svolgere regolarmente mezz’ora di attività fisica al risveglio, per dare un ulteriore stimolo alla peristalsi propulsiva.
- Fare regolarmente attività fisica. Il movimento aiuta la peristalsi intestinale.
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