Verme solitario: come si prende, i sintomi e i trattamenti
Nel gergo di ogni giorno, ha un nome facile da ricordare: “verme solitario” mentre sul fronte scientifico, si parla di tenia, un parassita. La teniasi, questa la definizione della patologia indotta dal verme solitario, può creare una serie di problemi quando il parassita riesce ad entrare nell’organismo. La tenia può introdursi all’interno del corpo umano sia con carni bovine (in questo caso è la tenia saginata) sia, più frequentemente, con carni suine (tenia solium). In tutti i casi l’infezione da tenia deriva dal consumo di carne cruda, tanto che la prevenzione di questa patologia si basa sulla cottura delle carni.
In pratica, mangiando alimenti infestati, l’essere umano introduce nel suo apparato digerente le larve (cisticerchi) di tenia formatesi nella carne. Una volta giunte nell’intestino le larve della tenia si ancorano alla mucosa e cominciano a replicarsi, fino a formare veri e propri “vermi” che maturano completamente in due mesi, ma possono vivere anche per parecchi anni. Di norma l’infezione da carne non dà segni particolari. Ma se l’animale è molto sviluppato, può anche favorire lo sviluppo di infiammazioni del tubo digerente. Per questo ci vuole attenzione.
Come riconoscere la tenia e come avviene il contagio
Non è certo difficile riconoscere il verme solitario. La tenia si individua direttamente nelle feci, dato che è visibile ad occhio nudo. Il verme, o meglio alcuni suoi “tratti” (proglottidi), possono, infatti, ritrovarsi nelle feci: sono simili a tagliatelle, di colorito bianco-giallastro. Il primo sintomo di un’infestazione da tenia è dunque la sua presenza nelle feci. A differenza di quanto avviene nei bambini, negli adulti il verme solitario è il principale “ospite” sgradito dell’apparato digerente. In genere l’accesso nell’organismo umano è legato all’infestazione le larve del parassita formatesi nelle carni di bovini e suini o, più raramente, nei pesci d’acqua dolce.
L’intervallo temporale tra ingestione dell’alimento contaminato e inizio dei sintomi può arrivare anche ai tre mesi. In genere, in questo tempo, nell’intestino umano, una sola larva si trasforma in un verme adulto, della lunghezza anche di diversi metri (anche se può capitare che più di una larva riesca a insediarsi stabilmente nell’intestino trovandovi il nutrimento per diventare un esemplare adulto). In ogni caso il verme solitario ha un corpo suddiviso in segmenti: ogni segmento del corpo della tenia può produrre uova. Il numero totale di uova prodotte è altissimo e varia a seconda della specie di tenia. Le uova vengono espulse attraverso le feci.
I sintomi del verme solitario e i trattamenti
La tenia, nelle sue diverse forme, tende ad avere manifestazioni cliniche semplici e ripetitive. Spesso si presentano dolori aspecifici all’addome, con possibile perdita dell’appetito cui può corrispondere anche un leggero calo di peso (non sempre presente), unito a stanchezza, talvolta a deficit vitaminico.
Per il resto, l’infestazione da tenia si manifesta con problemi della digestione, che appare rallentata, con gonfiore addominale, nausea e con prurito anale. Se i farmaci di automedicazione possono essere d’aiuto per affrontare i piccoli disturbi correlati all’infezione come dolore addominale o gonfiore, non hanno alcun significato per agire direttamente nei confronti della tenia. Per il verme solitario occorre, infatti, utilizzare i farmaci antielmintici, che vanno impiegati quando nelle feci compaiono piccoli tratti dell’ospite indesiderato.
Si tratta di medicinali a base di principi attivi specifici che, in tempi brevi, riescono a far eliminare completamente il verme attraverso le feci, favorendo il distacco della “testa” che aderisce alla mucosa dell’intestino. Ovviamente in questi casi occorre fare riferimento al medico, per le necessità di diagnosi e di trattamento mirato. Ci sono poi quelli preferiscono affidarsi ai trattamenti naturali attraverso l’ingestione di aglio con sostanze ad azione lassativa. Questo tipo di rimedio, però, può non risultare completamente efficace e, a volte, può indurre effetti indesiderati, soprattutto quando ripetuto allo stesso scopo. Per questo è sempre meglio affidarsi al medico e alle terapie farmacologiche di provata efficacia
Consigli preventivi contro il verme solitario
L’infezione da verme solitario si può sviluppare in seguito al contatto con feci contaminate o attraverso alimenti che hanno fatto sviluppare al loro interno i parassiti. Per la prevenzione, ovviamente è fondamentale un’attenta igiene delle mani per ridurre i rischi di contagio attraverso la prima via citata. Per il resto, bisogna fare attenzione al consumo di carni crude: la cottura e il calore che si crea possono infatti distruggere sia le uova della tenia sia le stesse larve, azzerando il rischio di infezione. In particolare, appare fondamentale portare la temperatura di cottura ad almeno 70 gradi per cinque minuti o più. Va detto che non per tutti il rischio di sviluppare sintomi clinici legati all’infestazione è identico. Si sa che chi ha problemi del sistema immunitario, legati anche a malattie croniche come il diabete o a condizioni specifiche come tumori o malattie virali, corre i maggior rischi di sviluppare infezioni in forma clinicamente significativa.
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