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Per San Martino si mangia la castagna e si beve il buon vino

Per San Martino si mangia la castagna e si beve il buon vino

Per il vino, ricordiamo che l’alcol fa male soprattutto se in eccesso. Ma, sul fronte alimentare, l’antico proverbio contadino che ricorda San Martino, che si festeggia l’11 di novembre, rammenta come e quanto è importante offrire all’organismo ciò di cui ha bisogno, specie se si svolge lavoro di fatica all’esterno, è sempre valido. Questo significa, anche durante l’autunno, consumare frutta e verdura di stagione, sfruttando zucche, cavoli di ogni tipo, agrumi e appunto le castagne che una volta, per l’elevato potere energetico, i contadini consideravano non solo un frutto del periodo, ma anche un nutrimento basilare.

Per cento grammi si arriva a circa 200 calorie, quantità che quasi arriva a raddoppiarsi se invece si consumano le castagne secche, una sorta di “cornflakes” d’altri tempi. Così come hanno lo stesso significato dei biscotti le classiche “pelate”, castagne bollite e pulite bene della cuticola interna che poi vengono tuffate nel latte per la prima colazione. Un etto di polpa di castagne è fatto per quasi l’85% da carboidrati, in massima parte complessi, e quindi destinati ad essere “messi da parte” per offrire energia nel momento del bisogno. Rispetto agli altri frutti, poi, le castagne hanno un valido quantitativo di proteine vegetali, sali minerali, in particolare calcio e potassio, e alcune vitamine, come la B1 e la B2, sono anche una fonte di fibre alimentari e rappresentano un cibo a basso indice glicemico che offre, tra l’altro, acidi grassi essenziali che aiutano i bambini a crescere e i grandi a mantenersi in salute. Non contateci troppo, invece, se volete fare un pieno di vitamina C. È vero che si tratta pur sempre di frutta, ma il contenuto vitaminico nelle castagne è davvero pari allo zero anche perché il calore distrugge la vitamina C stessa. Inoltre, ricordate che la castagna contiene specifici amidi che ne impongono una cottura protratta, pena il fatto di sentirsi una sorta di “peso sullo stomaco” poiché a volte gli enzimi digestivi non riescono a trattare a dovere gli specifici zuccheri di questo frutto.

Attenzione quindi a digestione lenta, flatulenze e meteorismo, soprattutto se si esagera con le dosi. In questo senso, i farmaci di automedicazione possono aiutare chi sente borbottare la pancia e magari ha qualche crampo per la dilatazione dei visceri.  Per il resto, teniamo presente l’alimentazione in questo periodo dell’anno, senza esagerare con le dosi ma sfruttando il bene che le stagioni e la natura offrono.