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Ciao, sono bollino!

I pericoli delle “bionde”

I pericoli delle bionde
I dati sono confortanti ma ovviamente si può sempre migliorare. Dopo la Legge Sirchia del 2005 e grazie alle numerose campagne di informazione che si sono succedute, in Italia si fuma di meno. Ma questo non significa che le sigarette siano state messe da parte, soprattutto tra le donne (per le quali si ipotizza una tendenza in crescita per i tumori polmonari proprio per questo motivo) e tra i giovanissimi. Questa tendenza rappresenta un problema visto che prima si comincia e peggio è.
E’ infatti dimostrato che i danni da fumo sono direttamente correlati all’età in cui è cominciato il vizio e al numero di sigarette fumate ogni giorno. Ad esempio gli studi hanno dimostrato che su mille ragazzi che iniziano a fumare, 250 saranno uccisi prematuramente dal fumo (solo sei invece saranno vittima di incidenti stradali).
La speranza di vita di un giovane che a 25 anni fuma 2 pacchetti al giorno di sigarette, è di otto anni più breve di quella di un non fumatore. Chi fuma corre un rischio tre volte superiore di ammalarsi di problemi cardiovascolari e andare incontro ad un infarto ed il pericolo è addirittura 20 volte superiore per quanto riguarda il tumore polmonare. Ancora: chi ha iniziato a fumare nell’adolescenza rischia di morire prima rispetto a chi comincia dopo i vent’anni.
Lasciare le bionde, insomma, è fondamentale per la salute di oggi e di domani. I farmaci di automedicazione ad azione disassuefante possono essere d’aiuto in questo percorso, che deve comunque prendere il via dalla forza di volontà. Senza quella, la sigaretta continuerà ad essere una condanna.

Sotto tiro l’intero organismo

La sigaretta è pericolosa per tutto il corpo umano, ma due aree sono particolarmente a rischio: l’apparato cardiovascolare e l’albero respiratorio. Su cuore ed arterie il fumo “cronico” provoca una serie di danni. Da un lato il cuore lavora di più perché, col tempo, aumenta il numero delle pulsazioni e sale la pressione arteriosa, dall’altro la quantità di sangue trasportata dai vasi diminuisce.
In pratica il cuore deve fare uno sforzo sempre maggiore mentre diminuisce il carburante, cioè il sangue, di cui può disporre. Questo meccanismo negli anni pregiudica la resistenza miocardica. Inoltre, nel tabacco è presente la nicotina che favorisce il restringimento del calibro arterioso (arteriosclerosi) e modifica la normale componente di grassi nel sangue, incrementando le lipoproteine che tendono a mantenere il colesterolo all’interno dei vasi e quindi ad aumentando il rischio di occlusioni vascolari.
Nei fumatori, specie quando colpiti da infarto, aumenta il fibrinogeno (sostanza che agevola la coagulazione). Crescono inoltre gli aggregati formati dalle piastrine, le cellule che normalmente hanno il compito di far coagulare il sangue. Per quanto riguarda l’apparato respiratorio le sostanze irritanti presenti nel fumo di sigaretta vengono in qualche modo neutralizzate dai sistemi difensivi presenti nei bronchi. Uno in particolare, la “clearance” muco ciliare, è particolarmente efficace. Il muco presente nei bronchi ha il compito di bloccare le particelle tossiche che vengono inalate dall’esterno e le ciglia, piccole “spazzole” presenti lungo tutta la mucosa bronchiale che si muovono ritmicamente ed in maniera coordinata tra loro, spingono verso l’esterno il muco con quello che ha “bloccato”. Col tempo questo perfetto sistema difensivo viene meno. Le ciglia vengono lentamente distrutte dal fumo e ad esse si sostituiscono piccole cicatrici nei bronchi che non possono ovviamente spingere verso l’esterno i rifiuti. Anche il muco, poi, si modifica diventando sempre più denso e vischioso. Per questo cominciano i colpi di tosse e si ha spesso necessità di mucolitici per rendere più fluido il muco stesso, anche per ridurre il rischio che si formino infezioni legate alla presenza di batteri. Ovviamente, poi, abbandonare il fumo significa ridurre il rischio di tumore polmonare, uno dei moderni “big killer”.

Cosa succede all’organismo?

Ecco tutti i rischi del fumo
Capelli: probabile aumento della caduta
Occhio: maggior rischio di cataratta
Denti: ingiallimento
Cute di mani e dita: ingiallimento
Pelle: invecchiamento precoce con rughe
Pene: maggior rischio di problemi dell’erezione
Stomaco: incremento della secrezione acida e quindi bruciori e gastriti
Esofago: aumentato rischio tumorale
Pancreas: aumentato rischio tumorale
Reni: aumentato rischio tumorale
Bocca, faringe, laringe: aumentato rischio tumorale
Vescica: aumentato rischio tumorale
Collo uterino: aumentato rischio tumorale
Cuore e vasi: maggior rischio di malattia cardiovascolari
Sistema nervoso: azione stimolante, tremoriIntestino: aumento dei movimenti
Trachea e bronchi: infiammazioni e tumori
Polmoni: infiammazioni, enfisema e tumori.

Come aiutare chi vuole smettere

Ricordate cosa accadde con la prima sigaretta? La salivazione aumentava, il cuore batteva più velocemente, c’erano un pochino di mal di testa e di nausea. Il motivo? Erano i primi sintomi dell'”intossicazione” acuta da nicotina che col tempo può causare una dipendenza vera e propria.
E proprio questo meccanismo, alla lunga, diventa una delle motivazioni che ci impediscono si smettere quando vogliamo. Come detto, la scelta di dire addio al fumo appare basilare e nasce dalla volontà. Ma l’automedicazione responsabile in questo senso può essere davvero utile per rendere più efficace il tentativo. Esistono infatti sostegni farmacologici che hanno l’obiettivo di ridurre l’intensità (peraltro soggettiva) della dipendenza da nicotina.
Anche per questo le linee guida del Ministero della Salute italiano raccomandano nell’ambito della terapia per la disuassefazione da fumo, l’uso dei farmaci di automedicazione, a base di nicotinica sostitutiva (TNS). Si tratta di farmaci a base di  nicotina che rilasciano la sostanza per contrastare i sintomi di astinenza da fumo, ma senza indurre in alcun modo i problemi legati al consumo di sigarette.
Le categorie di farmaci di automedicazione disponibili come disassuefanti al vizio del fumo hanno diverse formulazioni: cerotti che rilasciano nicotina in quantità controllata per 24 ore e quindi liberano dalla necessità di doversi ricordare di assumere un trattamento, oppure compresse da sciogliere in bocca, gomme da masticare o inalatori, per chi invece preferisce controllare il desiderio di fumare al bisogno e ha necessità di contrastare il gesto meccanico di portare la sigaretta alla bocca.
Ovviamente si tratta solamente di supporti: la scelta di dire addio alle sigarette è il primo, fondamentale passo per dimenticare le “bionde”.

Avete smesso? Siete stati bravi!

Quanto più elevato è il numero di sigarette tanto maggiore è la difficoltà alla disassuefazione. La sospensione del tabacco, pur se in maniera diversa da persona a persona, può infatti creare alcuni problemi: soprattutto nelle prime settimane si diventa più irritabili, ansiosi, si possono avere difficoltà di concentrazione e possono comparire mal di testa, aumento dell’appetito (cui fa seguito un aumento di peso), disturbi intestinali ed una leggera insonnia.
In pochi mesi sia apprezzano i risultati dello sforzo: ad esempio la pressione arteriosa scende ed aumenta l’apporto di sangue all’organismo, anche durante l’attività fisica.  In ogni caso perché l’abbandono del fumo sia efficace nel tempo bisogna cominciare con il piede giusto. L’ideale in questo senso è il periodo di vacanza, quando gli impegni di studio e di lavoro sono meno stressanti.
Altra regola: meglio smettere una volta per tutte piuttosto che ridurre pian piano il numero di sigarette. Non appena c’è un pochino di tensione in più, si ricomincia come se nulla fosse accaduto. Sotto l’aspetto psicologico, infine, l’ex-fumatore “fresco” (anche grazie ai farmaci di automedicazione) deve sapere di aver vinto una battaglia e “piacersi” per questo suo sforzo di volontà. A questo punto la sfida è evitare le cose che in qualche modo sono state collegate al fumo.
Chi ad esempio era abituato ad accendersi una sigaretta dopo un viaggio in autostrada durante la sosta in autogrill, così come chi vedeva la sigaretta come un ideale “dopo-caffè”, dovrebbe rinunciare a questi momenti. C’è poi chi soffre in maniera indicibile nel vedere cose che ricordano il fumo: per limitare il disagio meglio togliere i portacenere ed i pacchetti di sigarette eventualmente presenti.
Di grande aiuto è anche un’attività fisica regolare, che permette di apprezzare come si sta meglio: durante lo sforzo infatti ci si accorge che le proprie prestazioni migliorano rispetto a prima e questo offre una motivazione in più per continuare. Infine, non sottovalutate l’importanza della respirazione: quando si sente il bisogno di accendere una sigaretta bisogna fare tre o quattro respirazioni molto intense, espirando completamente l’aria immessa nei polmoni ad ogni atto respiratorio e bere un bicchier d’acqua subito dopo. Con  questo semplice esercizio, che tra l’altro favorisce il ricupero della funzione polmonare, lo stimolo al fumo si riduce.