Alito cattivo? Questione di Dna!
L’igiene orale è fondamentale per mantenere in salute la bocca e quanto contiene, denti, gengive e parodonto, ovvero tutto quanto circonda il dente.
Una bocca pulita, si sa, è più sana e ci mette a riparo dall’alito cattivo!
Non bisogna dimenticare però che l’alito cattivo, definito in termine scientifico alitosi, potrebbe non dipendere esclusivamente da ciò che si mangia e dallo stato di salute dei tessuti parodontali.
Per qualcuno il problema dell’alito che tiene lontane le persone provocando anche leggere smorfie di disgusto potrebbe infatti non dipendere dalla bocca ma essere correlato ad una particolare costituzione genetica per cui in alcune persone l’alitosi è connaturata al proprio modo di essere. A farlo pensare è una ricerca condotta alla Radboud University, apparsa su Nature Genetics. Per arrivare a questa conclusione gli studiosi hanno valutato i componenti di famiglie che respirando emanavano quantità significative di metantiolo, un gas che contiene zolfo. Normalmente questa sostanza viene espulsa attraverso il metabolismo ed è rilasciata attraverso le feci, ma in alcuni casi questa “pulizia” non avverrebbe portando quindi alla presenza del gas nel respiro. In pratica, studiando la conformazione del Dna, si è visto che nelle persone dall’alito davvero insopportabile esisteva una mutazione per il gene che codifica la proteina che ha il compito di trasformare il metantiolo e quindi eliminarlo nel modo corretto. Per questo, in chi è geneticamente predisposto, i composti “puzzolenti” rimangono nel sangue e vengono eliminati attraverso il respiro, quindi passando per la bocca. Per tutti loro al fiato cattivo non c’è scampo: quando il sangue raggiunge i polmoni questi composti chimici maleodoranti si diffondono nel respiro e inevitabilmente escono dalla bocca.
Ovviamente questa particolare situazione genetica è rara, quindi non bisogna trincerarsi dietro possibili “difese” genetiche e provvedere a prendersi cura della propria bocca a maggior ragione in caso di problemi che potrebbero favorire l’alitosi. Un esempio? Pensate all’infiammazione che può agire sulle parti molli della bocca, cioè le mucose di rivestimento di gengive, interno delle guance, palato, superficie interna delle labbra e lingua. La forme più classica di questa situazione si chiama gengivite e si manifesta, tra gli altri sintomi, proprio con l’alitosi.
La risposta a fastidi passeggeri può venire dai farmaci di automedicazione ad azione antinfiammatoria e antisettica ma per avere una bocca sana è fondamentale prendersene cura quotidianamente e non dimenticare di recarsi con regolarità dal dentista. Prevenire è meglio che curare!
Una bocca pulita, si sa, è più sana e ci mette a riparo dall’alito cattivo!
Non bisogna dimenticare però che l’alito cattivo, definito in termine scientifico alitosi, potrebbe non dipendere esclusivamente da ciò che si mangia e dallo stato di salute dei tessuti parodontali.
Per qualcuno il problema dell’alito che tiene lontane le persone provocando anche leggere smorfie di disgusto potrebbe infatti non dipendere dalla bocca ma essere correlato ad una particolare costituzione genetica per cui in alcune persone l’alitosi è connaturata al proprio modo di essere. A farlo pensare è una ricerca condotta alla Radboud University, apparsa su Nature Genetics. Per arrivare a questa conclusione gli studiosi hanno valutato i componenti di famiglie che respirando emanavano quantità significative di metantiolo, un gas che contiene zolfo. Normalmente questa sostanza viene espulsa attraverso il metabolismo ed è rilasciata attraverso le feci, ma in alcuni casi questa “pulizia” non avverrebbe portando quindi alla presenza del gas nel respiro. In pratica, studiando la conformazione del Dna, si è visto che nelle persone dall’alito davvero insopportabile esisteva una mutazione per il gene che codifica la proteina che ha il compito di trasformare il metantiolo e quindi eliminarlo nel modo corretto. Per questo, in chi è geneticamente predisposto, i composti “puzzolenti” rimangono nel sangue e vengono eliminati attraverso il respiro, quindi passando per la bocca. Per tutti loro al fiato cattivo non c’è scampo: quando il sangue raggiunge i polmoni questi composti chimici maleodoranti si diffondono nel respiro e inevitabilmente escono dalla bocca.
Ovviamente questa particolare situazione genetica è rara, quindi non bisogna trincerarsi dietro possibili “difese” genetiche e provvedere a prendersi cura della propria bocca a maggior ragione in caso di problemi che potrebbero favorire l’alitosi. Un esempio? Pensate all’infiammazione che può agire sulle parti molli della bocca, cioè le mucose di rivestimento di gengive, interno delle guance, palato, superficie interna delle labbra e lingua. La forme più classica di questa situazione si chiama gengivite e si manifesta, tra gli altri sintomi, proprio con l’alitosi.
La risposta a fastidi passeggeri può venire dai farmaci di automedicazione ad azione antinfiammatoria e antisettica ma per avere una bocca sana è fondamentale prendersene cura quotidianamente e non dimenticare di recarsi con regolarità dal dentista. Prevenire è meglio che curare!
Attraverso consigli pratici e informazioni chiare, ci dedichiamo a educare e guidare verso scelte di vita quotidiana consapevoli, promuovendo un benessere semplice e duraturo.