La chimica dietro al “pic” di un’ape
Le punture d’insetto (api, zanzare, calabroni e “bombi”) sono frequenti, soprattutto in primavera e in estate e causano delle lesioni cutanee dovute all’inoculazione diretta di sostanze irritanti contenute nella saliva dell’insetto. Questi insetti sono, quindi, in grado di immettere nel corpo sostanze che possono indurre un’infiammazione localizzata e dolore. Nel caso dell’ape, ad esempio, il veleno contiene composti come le fosfolipasi A2, le ialuronidasi, l’apamina e la mellitina. A queste si debbono il dolore e il ponfo nella zona della puntura. Tali sostanza sono inoltre responsabili del rischio di shock anafilattico nelle persone predisposte. Normalmente occorre applicare un cubetto di ghiaccio sull’area colpita, eventualmente associato all’applicazione locale di un farmaco ad azione antiallergica e antinfiammatoria. Calabroni e vespe, oltre a ialuronidasi e fosfolipasi, con la loro puntura immettono nel corpo anche una specifica proteina chiamata antigene 5. Sarebbe anche per questo motivo che il dolore della puntura è più intenso rispetto a quello provocato dalle api e può causare qualche linea di febbre. Se si viene punti da api o calabroni, bisogna eliminare il pungiglione. La manovra va eseguita con delicatezza senza strappare il residuo di pungiglione “ospite” con le mani. C’è il rischio di romperlo e di lasciarne una parte nella pelle dando luogo a una temibile infezione. Prima e dopo l’asportazione del pungiglione occorre detergere bene l’area colpita per poi agire per bloccare il dolore, il bruciore e il gonfiore conseguenti all’infiammazione, applicando, oltre al ghiaccio, antistaminici o corticosteroidi topici. Se si è allergici al veleno di api, vespe e calabroni si rischia lo shock anafilattico con una reazione dell’organismo rapida e violenta che può manifestarsi con calo della pressione arteriosa, difficoltà respiratorie e altri problemi potenzialmente gravi. Per questo, soprattutto in caso di gite in campagna, è sempre conveniente portare con sé nelle aree a rischio una fiala di adrenalina predosata, per poter contenere immediatamente i sintomi e consentire un più agevole ricovero in ospedale che deve essere comunque immediato.
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