Fibromialgia: come nasce e quando sospettarla
Cosa è la fibromialgia
C’è chi considera chi soffre di fibromialgia una sorta di “malato immaginario”, visto che è difficile trovare segni oggettivi negli esami del sangue o nelle lastre radiografiche che possano spiegare il dolore e gli altri sintomi che riferisce che è affetto dalla patologia. Ed è un errore gravissimo. La fibromialgia è una malattia vera e propria. Interessa soprattutto le donne e si manifesta soprattutto tra i 40 e i 60 anni, causando una serie di sintomi molto vari e apparentemente lontani tra loro, dai dolori diffusi fino al mal di testa e all’ansia.
In qualche modo, quindi, chi ne soffre vede la sua vita segnata dai ritmi imposti dalla patologia. Riconoscere presto il quadro è fondamentale, perché il medico possa poi definire caso per caso la terapia più indicata. Ma, purtroppo, si arriva tardi alla diagnosi. Così è fondamentale aumentare la consapevolezza su questa condizione, come segnalano gli obiettivi della Giornata Mondiale sulla patologia, che si celebra oggi, 12 maggio.
Quando si sospetta e come nasce la fibromialgia
Quali sono i sintomi più comuni della fibromialgia? I sintomi più̀ comuni vengono a volte confusi con quelli di altre patologie e possono essere numerosi: dolore diffuso, senso costante di stanchezza, disturbi del sonno, formicolii, spasmi e contrazioni muscolari, debolezza degli arti, palpitazioni e disturbi intestinali.
Per ipotizzare la diagnosi, tuttavia, bisogna che il dolore muscolo-scheletrico che interessa diversi gruppi di muscoli e articolazioni, si mantenga per almeno tre mesi. La fibromialgia è, infatti, una sindrome dolorosa cronica di cui non si conosce la causa, e che si manifesta, tipicamente, con problemi a carico di alcune sedi specifiche: tra i disturbi legati a questo quadro complesso possono esserci anche la debolezza, un sonno che non appare riposante, addirittura problemi come il colon irritabile. Una certezza però esiste: la patologia appare fortemente correlata a traumi fisici o psicologici che in un soggetto predisposto possono dare vita a queste disfunzioni. Tradotto in parole semplici: insieme alla predisposizione genetica, che porta ad avere un maggior rischio di sviluppare la malattia in persone che hanno già casi in famiglia, la tensione o momenti di profondo stress emotivo possono giocare un ruolo importante nel determinare il quadro.
La fibromialgia è correlata a stress, fisico o psicosociale, depressione e ansia, che ne sono spesso il fattore scatenante. Inoltre, in chi ne soffre si attiva l’ipersensibilità a stimoli che normalmente non sono dolorosi. Il meccanismo che porta al dolore è particolare: esiste, infatti, un fenomeno di sensibilizzazione “centrale” (in pratica c’è un coinvolgimento diretto del sistema nervoso) e questo incide anche sulle modalità di cura. Non bisogna mai dimenticare che il dolore è tale che il paziente può arrivare a soffrire di allodinia, ovvero percepire dolore per stimoli che normalmente non creano problemi, o comunque tende ad avere reazioni molto intense anche se gli stimoli sono minimi. Per questo riconoscere il quadro e mettere in atto un approccio multidisciplinare, anche sfruttando modalità di cura che si stanno affacciando, può essere davvero d’aiuto per i fibromialgici.
La fibromialgia non è una malattia psicosomatica
Non bisogna considerare la fibromialgia una patologia psicosomatica. Anche se non se ne conosce la causa. Certamente, la patologia appare fortemente correlata a traumi fisici o psicologici. Inoltre, oltre il 30 per cento delle patologie reumatiche si associa alla presenza di fibromialgia e quasi due persone su tre che soffrono di questa condizione presentano altre malattie croniche. Spesso si associa anche a disturbi del sonno, che in qualche modo sono collegati al dolore perché esiste una relazione diretta tra intensità del dolore e impatto sulla qualità del riposo: quanto più il dolore è intenso, tanto maggiori sono anche la debolezza e le difficoltà a riposare. Come si può vedere, quindi, la fibromialgia è una patologia complessa. L’importante, in ogni caso, è sempre fare riferimento al medico: i farmaci di automedicazione possono essere d’aiuto per lenire i disturbi occasionali, contribuendo a contrastare il dolore, il mal di testa o le difficoltà a riposare bene. Ma la cura, caso per caso, va sempre definita dal curante.
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