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Attenzione ai raffreddori di primavera

Attenzione ai raffreddori di primavera
Naso chiuso, starnuti, qualche linea di febbre, sensazione di malessere e spossatezza. Basta poco per non farci sentire in forma. In questo periodo, visti anche gli sbalzi di temperatura durante la giornata ma anche quelli che, a causa dell’aria condizionata possono esistere tra ambienti interni ed esterni, il rischio di trovarsi di fronte ad un raffreddore banale ma in grado di limitare il nostro benessere è alto. E a tutte le età. Per questo i farmaci di automedicazione, da assumere in base al sintomo predominante, sono sicuramente di grande aiuto per lenire i fastidi e rimetterci in forma. Quello che non bisogna fare, però, è credere che in questa stagione i virus del raffreddore (per i quali non bisogna mai assumere gli antibiotici, a meno che non lo indichi il medico) siano scomparsi, pronti a ripresentarsi quando il clima si fa più rigido. Diverse sono infatti le famiglie virali che la fanno da padrone. Al primo posto ci sono i rinovirus, che sono presenti nell’ambiente tutto l’anno e si scatenano in primavera ed in autunno. I virus parainfluenzali, solo di nome simili a quelli che causano l’influenza, tendono a manifestarsi come “coda” dell’epidemia influenzale e quindi sono più diffusi tra marzo e maggio. Più temibili, specie per i bambini, specie se molto piccoli  è il virus respiratorio sinciziale, che può causare gravi polmoniti. Ad attaccare la mucosa del naso pensano poi virus che a volte scelgono le narici come “seconda casa”, perché la loro diffusione è massiccia in altri apparati. Si comportano così alcuni virus appartenenti alla famiglia gli adenovirus, che pur concentrandosi nell’intestino e quindi nelle feci possono passare con facilità al naso attraverso le mani, diffondendosi a macchia d’olio in ambito familiare. Anche gli adenovirus colpiscono più di frequente i più  piccoli, causando casi multipli di infezioni respiratorie e diarrea. Proprio la facilità di diffusione è la caratteristica principale dei virus del raffreddore. La via preferenziale è sicuramente quella aerea, visto che con uno starnuto le particelle emesse dal naso viaggiano a grande velocità nell’ambiente. Ma spesso il contagio avviene anche in  modo più banale, ad esempio attraverso una stretta di mano. Basti pensare che nella maggior parte di quanti soffrono di raffreddore si possono isolare sull’epidermide i rinovirus. Cambia invece la sensibilità dei diversi organismi ai virus, visto che col tempo il corpo tende a produrre anticorpi specifici, contro i virus con i quali è entrato in contatto. Non si tratta di un’immunità permanente come può essere quella che normalmente si verifica dopo un’infezione causata da virus del morbillo, ma la “memoria” del sistema immunitario consente comunque di attivare una risposta efficace negli anni che seguono alla prima infezione. Proprio per questo i casi di raffreddore calano con la crescita. Un neonato è in genere soggetto ad almeno otto casi di raffreddore nel primo anno di vita. La frequenza diminuisce e cala progressivamente fino a d un massimo di sette raffreddori all’anno prima della scuola elementare. Nell’adulto la media è di poco meno di un raffreddore ogni due mesi. Esiste una precisa spiegazione immunologica a questa tendenza. Nel bambino infatti il sistema immunitario non ha ancora ricevuto sufficienti “stimoli” antigenici, cioè sollecitazione da parte di componenti specifiche dei virus, e quindi non è in grado di produrre anticorpi in grande quantità fino a quando non incontra i virus stessi.