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Come annientare i virus? Dormendo!

ragazza che dorme
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Il Coronavirus ha cambiato la percezione di molte cose: se uno starnuto o qualche linea di febbre fino a qualche tempo fa non erano sintomi ai quali si attribuiva grande importanza, oggi invece possono creare allarmismi. Con la stagione autunnale che avanza, però, è bene ricordare quali sono i virus comuni che generalmente in questo periodo dell’anno provocano raffreddori, naso chiuso, starnuti a ripetizione e, nei casi più seri, anche qualche linea di febbre. Esistono, infatti, più di 200 virus: i più comuni sono i rinovirus (tra i 2 e i 4 casi di raffreddore su 10 appartengono a questa famiglia), i quali sono sempre presenti nell’aria ma scatenano la loro potenza virale in primavera e in autunno; i più temibili sono i coronavirus che possono essere i più duraturi nel tempo e colpiscono maggiormente la popolazione adulta, soprattutto nei mesi tra ottobre e marzo. I virus parainfluenzali poi, si manifestano generalmente alla fine della stagione influenzale e sono maggiormente diffusi tra marzo e maggio. Per i bambini i più temibili sono invece gli adenovirus, che si concentrano in inverno e in primavera; in particolare, il virus respiratorio sinciziale, che può aggredire anche i polmoni e causare gravi polmoniti nei più piccoli.

Nonostante le differenze tra i vari virus, se i sintomi non sono gravi i consigli da seguire per alleviarli non differiscono: evitare sforzi intensi, consumare una dieta ricca di liquidi e soprattutto riposare quanto più possibile. Il riposo è fondamentale per combattere i virus influenzali: quando si dorme, infatti, il corpo trova le energie necessarie per rafforzare le proprie difese e quindi per combattere l’agente estraneo. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Tubinga, quando il riposo riesce a soddisfare per un tempo fisiologicamente necessario la quota di sonno R.E.M. (il sonno effettivamente riposante), la memoria immunologica, che permette al sistema difensivo di riconoscere rapidamente le caratteristiche di virus e batteri, i cosiddetti antigeni, lavora meglio. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Trends in Neurosciences e conferma come la memoria immunologica rappresenta un elemento fondamentale per la difesa dell’organismo contro i nemici microscopici.