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Febbre: come misurarla correttamente e cosa si deve sapere

Febbre_temperatura_corporea

È tutta questione di temperatura!

Virus, batteri, stanchezza, indigestione. Sono davvero tante le possibili cause che possono far salire la temperatura corporea in questo periodo dell’anno. Anche se questo aumento termico ci disturba, facendoci sentire meno in forma, dobbiamo sempre ricordare che si tratta di una reazione difensiva. Quando abbiamo la febbre, infatti, l’intero organismo lavora più alacremente, magari per aiutarci a sconfiggere un nemico che si è incuneato nei bronchi o più semplicemente per rispondere alle aumentate richieste del metabolismo, o ancora in seguito ad un’infiammazione. Certo è che la febbre non va sottovalutata e la temperatura va tenuta sotto controllo, anche e soprattutto nei casi in cui sale troppo, sfiorando o superando i 40 gradi.

L’uomo, infatti, è un animale omeotermo, vale a dire che deve avere il corpo sempre alle stesse condizioni termiche, anche se con modeste variazioni nell’ambito delle 24 ore: la temperatura tende ad essere più bassa al mattino e ad alzarsi leggermente nel pomeriggio. Il controllo dello stato termico dell’organismo è necessario per proteggere il cervello e gli organi addominali, molto più sensibili di altre parti del corpo, come la pelle, alle variazioni termiche.

Basti pensare che se la temperatura supera i 42 gradi per alcune ore, esiste il rischio di danni cerebrali irreversibili. Non a caso la temperatura rettale, la più vicina allo stato termico ideale per gli organi interni, è normalmente maggiore di 0,4 gradi rispetto a quella della bocca e di 0,65 gradi rispetto a quella ascellare. Viceversa, è più bassa di circa 0,3 gradi rispetto a quella dell’ipotalamo, la piccola “struttura” all’interno del cranio, che ha la temperatura più alta dell’organismo.

In esso, infatti, si trova il centro di controllo e coordinamento della temperatura corporea. Nella parte anteriore dell’ipotalamo ci sono alcuni neuroni che formano il centro del raffreddamento, deputato alla dispersione del calore quando la temperatura del corpo tende ad innalzarsi. A volte però, questo centro di “raffreddamento” non funziona. Ad esempio quando viene la febbre, che tanto preoccupa soprattutto nei bambini, più esposti all’azione dei virus e dei germi così diffusi in questa stagione.

Aiuto, mi sale la febbre!

Quando una persona di qualsiasi età è esposta all’azione di un agente infettivo o è in corso un’infiammazione, l’organismo produce sostanze che innalzano la temperatura, i cosiddetti agenti pirogeni. Un esempio? Pensate all’interleuchina 1, un composto definito “mediatore” dell’infiammazione.

In alternativa vengono sintetizzati altri componenti, come le prostaglandine oppure le tossine batteriche – in questo caso si parla di pirogeni esogeni, cioè provenienti dall’esterno – che sregolano il centro di raffreddamento. Per questo, il livello termico dell’organismo si alza di uno-due gradi e il centro del raffreddamento si abitua a questa nuova situazione. Si tratta comunque di un meccanismo difensivo.

Se il corpo è più caldo aumenta la possibilità di distruggere direttamente i germi (esistono batteri termosensibili per i quali l’innalzamento termico di 1-1,5 gradi è sufficiente ad inibire la replicazione) e, soprattutto, l’intero organismo reagisce in maniera più efficace in quanto la maggiore produzione di calore aumenta la velocità dei battiti cardiaci e del ritmo respiratorio così da rendere più attive le difese immunitarie che, infatti,  producono più anticorpi.

Come se non bastasse, l’organismo in queste situazioni modifica anche la propria produzione di energia. La misura più importante che il metabolismo mette in atto è l’utilizzo di grassi e proteine come fonti di energia rispetto ai carboidrati.

La “scelta” del tutto autonoma e scarsamente “economica” perché i carboidrati rappresentano la più efficace fonte di produzione di energia, nasce per un motivo semplicissimo: riducendo la disponibilità di zuccheri si abbassa anche la possibilità che questi vengano sfruttati dai batteri, che li utilizzano per il loro metabolismo.

Questa necessità di “affamare” i germi spiega anche perché durante la febbre tutti noi, e soprattutto i bambini, tendiamo a mangiare meno del solito. Oltre che per le oggettive difficoltà digestive potenzialmente accompagnate da nausea e vomito soprattutto quando germi e virus attaccano il tubo l’apparato gastrointestinale, l’inappetenza è, quindi, un sistema per fornire meno cibo ai microscopici nemici.

Impariamo a misurarla bene

Perché si parli di febbre occorre che la temperatura salga almeno di un grado rispetto a quella normale, che viene considerata tale quando si attesta sui 36,5 gradi. Il che significa che la febbre va considerata tale quando il termometro raggiunge almeno i 37,4 gradi all’ascella, supera i 37,5 gradi in bocca e i 38 gradi  di temperatura rettale. Esistono, infatti, come detto, differenze tra la  temperatura interne e quella esterna dell’organismo.

La febbre normalmente viene misurata sotto l’ascella, anche se questa rilevazione richiede almeno un minuto e la necessità, quando bisogna misurare la febbre ad un bambino, che stia fermo e collabori e, quindi, non sposti il termometro. La febbre può essere anche misurata all’inguine, con tempi e modalità simili alla misurazione ascellare mentre nel sedere la misurazione è più rapida. Se si dispone si un termometro auricolare si può anche misurare la temperatura all’interno dell’orecchio. Questa però può risentire di eventuali alterazioni, ad esempio in caso di otite, e risultare meno affidabile.

Come e quando ridurre la temperatura

Non bisogna pensare ai farmaci quando la temperatura supera di poco i 37 gradi, a meno che non siano presenti altri sintomi che disturbano e possono essere attenuti, come il naso chiuso, il mal di gola, la tosse o il mal di testa.

Ma se per gli adulti la situazione può essere controllata con maggior facilità, assumendo un antipiretico se la febbre supera i 38,5 gradi così da abbassarla senza azzerare il sintomo, per i bambini occorre maggior attenzione. In teoria i più piccoli dovrebbero vedere abbassata con medicine la temperatura quando questa supera i 38,5 gradi nella rilevazione ascellare.

Tuttavia questa regola può anche non essere rispettata rigidamente. Ad esempio se il bambino appare poco reattivo e sonnolento, anche se la temperatura corporea si assesta intorno ai 38 gradi può essere necessaria la somministrazione di un antipiretico.

Al contrario si può anche attendere prima di somministrare il farmaco se il piccolo è sveglio e vivace, anche in presenza di una febbre che raggiunga i canonici 38 gradi e mezzo. Inoltre, bisogna considerare anche la presenza di altri sintomi, come ad esempio la tosse o il mal di testa.

Se la febbre si accompagna a una forte cefalea, che in molti casi può essere risolta grazie al farmaco che consente anche di raggiungere di abbassare la temperatura elevata, il medicinale può diventare indicato.

I farmaci di automedicazione possono essere di grande aiuto in questo senso e vanno scelti (per i più piccoli anche con l’indicazione del pediatra) in base ai sintomi predominanti.

Ci sono ad esempio medicinali che agiscono esclusivamente abbassando la temperatura ma hanno una scarsissima attività antiinfiammatoria mentre altri principi attivi possono contrastare specificamente l’infiammazione, contribuendo ovviamente ad abbassare anche la febbre.

Cosa fare in caso di febbre

  1. Stare al caldo ed evitare sbalzi di temperatura
  2. Rimanere a casa evitando i luoghi affollati
  3. Riposarsi e dormire così da favorire una maggiore efficienza dei meccanismi di difesa dell’organismo
  4. Lavarsi le mani spesso e coprire la bocca per evitare di trasmettere i virus, soprattutto in caso di tosse e raffreddore.
  5. Cambiare spesso l’aria nella stanza in cui si riposa
  6. Non sentirsi obbligati a mangiare né costringere i bambini a farlo
  7. Bere molto e affiancare all’acqua, tè con zucchero e  limone o spremute per ridurre il rischio di disidratazione caratteristico dell’innalzamento della temperatura
  8. Mangiare cibi facilmente digeribili. Vanno benissimo carne o pesce bollito, formaggio magro, patate lesse o al vapore.