Senza dubbio viviamo nell’epoca dei selfie. E, farsi un selfie, anche se è difficile da credere, può certamente avere i suoi risvolti per il benessere sia psicologico. Una ricerca coordinata da Zachary Niese dell’Università di Tubinga e Lisa Libby, dell’Università Statale dell’Ohio, apparsa su Social Psychological and Personality Science evidenzia che il vero valore del selfie sarebbe quello di riportare alla mente un momento vissuto intensamente. In questo senso il selfie può diventare uno strumento di condivisione di intimità psicologiche che vanno ben oltre l’immagine. Dato alla psiche ciò che è della psiche, ricordiamo però anche quanto e come un selfie può essere pericoloso per la salute oculare se, per realizzarlo, fissiamo, anche per pochi secondi, direttamente il sole. Soprattutto in montagna e al mare ricordiamo di proteggere gli occhi anche dall’uso prolungato di smartphone e tablet. Infatti, lo schermo esposto al sole fa da superficie riflettente come uno specchio e i raggi solari, convergendo sulla macula, la parte più nobile della retina, possono produrre un effetto degenerativo. Nella letteratura scientifica vengono riportati proprio due casi di maculopatia solare, registrati su Journal of Medical Case Reports. Si tratta di una condizione determinata dall’assorbimento da parte della retina e dell’epitelio pigmentato di una elevata energia radiante che causa inizialmente una sensazione di abbagliamento. Nei casi più gravi le cellule nervose in pochi giorni possono formare una macchia nera al centro dell’occhio. La lesione può essere permanente e causare una riduzione della visione centrale irreversibile perché una volta morte, ovviamente, le cellule non si riproducono. Per questo è opportuno evitare anche selfie sotto il sole senza specifiche protezioni perché gli occhiali da sole non sono sufficienti a filtrare in modo adeguato le radiazioni luminose.

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