Inquinamento ambientale ed effetti sulla salute umana
Outdoor. O anche indoor. L’inquinamento, come una sorta di fantasma, ci segue ovunque ci troviamo. E non solo all’esterno, quando siamo esposti allo smog e ai fumi legati al traffico, ai sistemi di riscaldamento, alla produzione industriale. Ma anche negli ambienti chiusi. Pensate solamente agli effetti del fumo passivo o dei possibili fattori che incidono sul nostro benessere quando ci troviamo a casa o in ufficio. Un esempio curioso e rarissimo? Pensate che esiste una “febbre del lunedì”. L’innalzamento della temperatura, che compare proprio all’inizio della settimana quando si riprende il lavoro, appare legato all’ambiente in cui si opera e può far parte della classica “sindrome dell’edificio malato”. Secondo le ricerche alla base del fenomeno ci sarebbero le endotossine di alcuni batteri del gruppo dei Gram negativi. In questi casi, ripetiamo rarissimi, insieme a un lieve rialzo termico ci possono essere stanchezza e altri fastidi, che si risolvono da soli. Stiamo parlando di situazione davvero rare, ma in ogni caso non bisogna dimenticare quanto e come l’aria che respiriamo all’aperto o negli ambienti in cui viviamo diventi un potenziale nemico del benessere.
Quali sono gli inquinanti presenti nell’aria
Il rapporto tra smog e malattie respiratorie è molto stretto perché siamo esposti a tante sostanze che inaliamo. Qualche esempio? Idrocarburi aromatici, benzene, polveri sottili, ossido di carbonio, ozono (nelle stagioni di forte irraggiamento solare) senza dimenticare ovviamente il fumo di sigaretta. Il problema non interessa solamente chi è esposto a questi composti per motivi lavorativi, ma anche molte persone che vivono in zone particolarmente inquinate. Le vie respiratorie rappresentano la parte più esposta con un rischio maggiore di irritazione e infiammazione e la conseguente comparsa di mal di gola, tosse e sintomi della bronchite.
Pensate solamente al fumo di sigaretta: l’esposizione cronica a fumo di tabacco induce una serie di reazioni delle vie respiratorie che favoriscono sicuramente l’insorgenza di bronchite cronica. In primo luogo, alcune sostanze contenute nella sigaretta portano a una modificazione dei macrofagi alveolari, le cellule che hanno il compito di “inglobare” i batteri che entrano nelle vie respiratorie, non più in grado di lavorare correttamente. In più, fumando, si induce un rallentamento del processo di depurazione mucociliare, legato alla maggior difficoltà dell’attività dell’epitelio ciliare, con incremento delle secrezioni bronchiali che divengono più dense e vischiose. Va altresì ricordato che esistono dimostrazioni di come il fumo passivo, specie se l’esposizione è avvenuta nell’infanzia, può favorire la comparsa di bronchite cronica in età adulta.
Come l’inquinamento fa male al cervello
Immettere nei polmoni aria molto inquinata nel tempo non sarebbe solo un problema per le vie respiratorie e per la circolazione del sangue (anche se spesso non ci si pensa, cuore e arterie sono soggetti a questi “insulti” invisibili), ma anche per la salute del cervello e della psiche. Basti pensare al ruolo delle polveri sottili di cui spesso non teniamo conto. Una ricerca condotta qualche tempo fa da esperti dell’Università di Birmingham, in collaborazione con centri cinesi, dimostra come respirare aria inquinata potrebbe negli anni portare al trasporto di particelle tossiche dai polmoni al cervello, attraverso il sangue, contribuendo potenzialmente all’insorgere di disturbi neurologici. Lo studio è apparso su Pnas, rivista dell’Accademia Americana delle Scienze, e mostra come un gran numero di particelle fini può raggiungere il cervello viaggiando, attraverso il flusso sanguigno, dai polmoni ed passando direttamente attraverso il naso. In particolare, le particelle comprese tra 2,5 e 10 micron oltre a raggiungere più facilmente il cervello, persistono più a lungo e non vengono eliminate dall’organismo. In questo senso, addirittura ci sarebbero rapporti tra l’inquinamento e l’umore cupo, con conseguente depressione, con rischi particolarmente significativi nella fascia di età tra 30 e 64 anni. Per ogni incremento di circa 1 microgrammo per metro cubo di particolato fine (Pm2.5) nell’aria, per esempio, il rischio di depressione aumenta del 13% e in concomitanza le prescrizioni di antidepressivi crescono dell’1,3%. Ma non basta: secondo uno studio condotto dal 2011 al 2019 su oltre 1,7 milioni di abitanti di Roma con più di 30 anni, si è dimostrata la correlazione tra il numero di nuove diagnosi di malattie mentali e la prescrizione di farmaci per malattie psichiatriche con l’esposizione al particolato fine e ultrafine, al biossido di azoto e alla polvere di carbone.
I rischi dell’inquinamento indoor
Parlando di inquinamento, non bisogna dimenticare che a volte i problemi nascono anche all’interno di abitazioni e uffici, con sintomi come naso chiuso, rinite allergica, tosse, mal di gola, fastidi agli occhi, affaticamento, stanchezza. Per questo, oltre a controllare la circolazione dell’aria all’interno dell’abitazione (non dimenticate mai quanto è importante aprire regolarmente le finestre e cambiare l’aria), proviamo a vedere a cosa dobbiamo prestare attenzione.
Partiamo da condizionatori e deumidificatori. Se non controllati, possono creare problemi. Nei filtri e nei condotti degli apparecchi possono annidarsi acari, polveri, muffe, allergeni batterici o di origine animale, responsabili di numerose allergie e problemi respiratori. Non bisogna dimenticare poi la polvere per chi ovviamente è allergico. Occorre assicurarsi che venga effettuata una regolare pulizia delle superfici su cui possono depositarsi polvere e allergeni (moquette, libreria, ecc.), oltre a evitare accumulo di carta, utilizzando i contenitori previsti per i rifiuti senza ostruire le grate dei condizionatori.
Capitolo arredamento. In condizioni di cattiva gestione e manutenzione, gli arredi possono agire come serbatoi per microrganismi e allergeni di varia natura. Per esempio, in caso di accumulo d’acqua o di alta umidità ambientale è favorito lo sviluppo di muffe, funghii e batteri per cui nell’aria si disperdono spore e prodotti di “scarto”. Il controllo dell’umidità rappresenta pertanto un parametro critico per proteggere tutti gli edifici dal potenziale sviluppo di muffe e batteri. In certi casi, poi, bisogna prestare attenzione anche alla troppa igiene. La qualità dell’aria indoor può essere influenzata da alcune sostanze presenti nei prodotti per la pulizia, che possono rilasciare sostanze chimiche irritanti per alcune persone. Tra i più noti sono alcuni idrocarburi, come benzene o cloroformio, alcoli, come l’etanolo o aldeidi come la formaldeide. Per questo, bene pulire ma se si è allergici, occorre ventilare gli ambienti in cui siano stati utilizzati questi prodotti, come per esempio il bagno. Infine, non dimenticate che la presenza di numerosi apparecchi elettronici (specie se funzionanti ad alto voltaggio) negli ambienti dove si trascorre molto tempo comporta l’emissione di campi elettromagnetici e ozono (ossigeno triatomico O3) tali da determinare, a volte e dopo tempi prolungati, anche possibili effetti sul benessere.
Consigli e strategie per limitare i problemi respiratori
Le vie respiratorie, a partire dal naso con possibile rinite, per giungere fino ai bronchi e ai polmoni, sono ovviamente la prima “finestra” del nostro corpo nei confronti dello smog e dell’inquinamento indoor. Per questo ci vuole attenzione quando compaiono sintomi come tosse, mal di gola inspiegabile, leggere difficoltà respiratorie, formazione di muco, naso chiuso. Oltre alle infezioni, infatti, anche l’inquinamento può favorire nel tempo questi quadri. Per questo, per chi è particolarmente sensibile, è sempre meglio scegliere le prime ore della giornata per la classica passeggiata, cercando di scegliere aree verdi, anche e soprattutto si si parla di anziani e bambini. Per i più piccoli, ad esempio, bisogna sempre ricordare che una semplice uscita con il passeggino significa, vista l’altezza limitata del mezzo, trovarsi esposti quasi direttamente ad aria poco salubre se si passeggia in città e in strade trafficate.
A domicilio, per mantenere un ambiente salubre, è importante aprire almeno due volte al giorno le finestre per almeno 5-7 minuti. Ma attenzione. Per chi abita in zone molto trafficate o in generale in città è meglio arieggiare la mattina presto e la sera tardi quando il traffico è meno intenso. Il tutto, senza dimenticare che sia all’esterno che all’interno molte piante sono in grado di rimuovere grandi quantità di inquinanti gassosi e di polveri inalabili. Per cui appare fondamentale cercare di muoversi in aree verdi e sfruttare il verde indoor. Ultimo consiglio: attenzione a non esagerare con l’energia termica: conviene regolare il termostato a una temperatura mai superiore ai 20 gradi, spegnere il riscaldamento quando si è fuori casa, chiudere le finestre quando il riscaldamento o il condizionamento sono in funzione.
Le piante “mangia-smog” per l’interno
Tra le piante più indicate in casa ci sono il Ficus benjamina, la Dracaena marginata il Pothos, l’Edera comune e l’Azalea. In particolare, ricordiamo un esperimento condotto dagli esperti della NASA. Una particolare gerbera, la Jamesonni, riesce a portarsi via in un giorno quasi quaranta milligrammi di tricloroetilene, uno dei più comuni inquinanti “indoor”. Quest’ultimo, che può irritare gli occhi e può affaticare il fegato, è presente soprattutto in certi inchiostri per stampanti e fotocopiatrici. La formaldeide, che può infiammare naso, gola e occhi, viene rilasciata dal fumo di sigaretta e dal cherosene oltre che essere presente in moquette, linoleum e viene “captata” dalla Chamaedorea in grandi quantità. Non basta: se aprite la finestra per qualche minuto e vi trovate in una zona inquinata oppure se la vostra cucina non è perfettamente funzionante, rischiate di immettere nell’ambiente che vi circonda il benzene. Il benzene però è figlio dei gas di scarico e del tabacco, ma può nascondersi anche in fotocopiatrici e stampanti laser ed è un vero e proprio nemico giurato della respirazione, capace di scatenare vere e proprie crisi nelle persone più sensibili. Ebbene, se avete di questi problemi, lasciate crescere uno dei più comuni rampicanti, l’edera che funziona come vero e proprio “aspirante” per il benzene.
Come trattare i possibili disturbi
Sul fronte del trattamento dei possibili disturbi, ovviamente quando questi sono occasionali ricordate che i farmaci di automedicazione ad azione antistaminica possono essere di grande aiuto per lenire i fastidi. Sempre tenendo presente che il medico va informato se tosse, mal di gola, bruciore agli occhi e naso chiuso tendono a non passare e a cronicizzare.
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