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Tatuaggi, infezioni e cura della pelle: cosa sapere prima di farsi un tatoo

Tatuaggi, infezioni e cura della pelle: cosa sapere prima di farsi un tatoo
Tempo di lettura: 4 minuti

C’è chi vuole fissarsi impresso il nome del/della partner o dei figli. C’è chi preferisce un disegno mitologico, chi si fa “creare” un dipinto su misura o imprimere un ricordo di viaggio. Insomma, per chi decide di farsi fare un tatuaggio la scelta di possibili soggetti è sterminata. Ma ci vuole attenzione, visto che si parla di tratti che vengo fatti sulla cute e restano sulla pelle potenzialmente per sempre.

A volte, nell’immediatezza della realizzazione, possono comparire leggeri disturbi, dal prurito fino all’arrossamento per arrivare ad un pizzico di dolore. Per fortuna, con i farmaci senza obbligo di ricetta ad uso topico, si possono controllare i fastidi. Ma non si deve dimenticare che “disegnare” sulla pelle è comunque un atto artistico complesso che va fatto con attenzione, rispettando, come prima cosa, le norme igieniche e prendendo tutte le precauzioni necessarie che occorrono per limitare i rischi. 

Questo vale anche quando non si vuole più un qualcosa di indelebile, e si desidera rimuovere il tatuaggio.

Tatuarsi: una abitudine antica

L’idea di praticare vere e proprie opere d’arte sulla pelle non è affatto moderna. I tatuaggi erano presenti già nel neolitico, visto che esistevano stampi di terracotta chiamati pintaderas usati per imprimere segni sulla pelle. I Britanni, che combattevano Giulio Cesare, si tingevano con il guado, che dava al volto un colore turchino. Il termine Tatau, da cui deriva il moderno tatuaggio è di origine polinesiana, e significa “scrivere sul corpo”. 

Un’arte antica quindi che interessa diverse culture nel tempo e nello spazio. Ad esempio, gli antichi giapponesi raccontavano attraverso segni e simboli tatuati sul corpo, quasi esso fosse una carta d’identità, la storia della propria famiglia e delle proprie origini. E anche oggi, tatuarsi è un’abitudine diffusissima. 

Cosa sapere e cosa fare prima di farsi un tatuaggio

Tuttavia, quella del tatuaggio non è una scelta da fare con superficialità perché, se non si tengono presenti alcune precauzioni, il tatuaggio può trasformarsi da segno artistico o anche solo vezzo estetico a potenziale rischio per la salute. A cosa stare attendi prima di fare un tatuaggio, dunque? Qualche tempo fa gli studiosi dell’Accademia Americana di Dermatologia hanno segnalato alcune regole.

Informarsi se si è allergici agli inchiostri

In primo luogo, anche se la qualità degli inchiostri impiegati è profondamente migliorata negli anni, esiste il rischio di allergie legate alla reazione della pelle a queste sostanze. Bisogna quindi, se allergici, informarsi sulla loro composizione. E soprattutto bisogna sempre ricordare che eventuali manifestazioni cutanee leggere vanno trattate con farmaci adeguati, ad azione antistaminica e antinfiammatoria, che consentano di affrontare i fastidi della reazione allergica.

Valutare l’igiene dei laboratori

Particolare attenzione va poi prestata all’igiene del laboratorio e della strumentazione impiegata, visto che si possono verificare sia infezioni batteriche, trattabili con antibiotici, sia infezioni virali, come quelle da epatite B e C. Informarsi sull’igiene della strumentazione non è un reato: uno studio di tatuaggi deve anzitutto esibire una specifica autorizzazione dell’Asl di competenza che attesti che sia tutto in regola in materia di norme igienico-sanitarie. Esposto dovrebbe essere anche l’attestato di formazione igienico-sanitaria del tatuatore stesso. E, infine, uno sguardo attento al laboratorio dovrebbe già darci un’idea del livello di igiene dello studio e degli ambienti da cui è composto.

Fare consulto dal dermatologo

In ultimo, prima di sottoporsi al trattamento è sempre meglio chiedere consiglio al dermatologo se si soffre di psoriasi, eczema di origine allergia o se si ha la tendenza a formare cheloidi (ovvero una crescita anomala di tessuto cicatriziale in corrispondenza di una lesione).

Come proteggere la pelle dopo aver fatto il tatuaggio

Una volta fatto il tatuaggio, è importante proteggere bene per diversi giorni la pelle nell’area interessata dal “disegno”, impiegando farmaci di automedicazione per mantenere ben disinfettata la cute e per far fronte ad eventuali piccoli problemi dermatologici che possono portare prurito, arrossamento e leggero gonfiore. Rivolgersi dunque al farmacista e/o al dermatologo per gli opportuni consigli di cura: un adeguato trattamento del tatuaggio con gli appositi farmaci è fondamentale per ridurre il rossore che si forma attorno alla parte tatuata e, soprattutto, per prevenire potenziali infezioni.

Cosa fare se si vuole cancellare un tatuaggio

Può a volte capitare che si abbia il desiderio di far “scomparire” il tatuaggio. Prima regola da ricordare, specie per chi ha programmato vacanze alla fine della stagione, è ricordare che l’esposizione ai raggi del sole andrebbe evitata dopo il trattamento di rimozione e per un certo periodo. Ed è altrettanto importante sapere che non si può sperare di avere un risultato immediato, perché spesso sono necessarie più sedute per ripulire completamente la pelle.

Il raggio laser

In termini di trattamento, la soluzione più nota e diffusa viene dal raggio laser.

I laser più moderni “vaporizzano” piccole particelle di tatuaggio. Queste, che si trovano in uno strato interno della pelle, il derma, vengono fatte a pezzi in maniera che i macrofagi, le nostre cellule spazzino incaricate di “inglobare” e trascinare via i piccoli corpi estranei, riescano ad eliminarle. 

Grazie ai moderni laser si possono evitare le cicatrici antiestetiche e si limita enormemente l’effetto termico sui tessuti circostanti all’area da trattare. L’importante però è sapere che il processo di eliminazione del tatuaggio è graduale e prevede diverse sedute (in genere dalle 3 alle 8), previa esecuzione di un test su una piccola area del tatuaggio, per valutare la risposta individuale al trattamento. Il tempo di rimozione dipende dal tipo di colore, tipo di pigmento e profondità del tatuaggio nella cute. Tra una seduta e l’altra deve passare un tempo minimo di almeno quattro settimane. Il trattamento non è completamente indolore e si possono provare sensazioni di calore intenso o pungente. Peraltro, per ridurre il dolore è possibile applicare prima della seduta una crema anestetica.

Dermoabrasione e asportazione chirurgica

Sono poi possibili trattamenti più aggressivi come la dermoabrasione e l’escissione chirurgica dello strato “colorato”.

La dermoabrasione è una pratica invasiva della medicina estetica che consiste nell’eliminazione meccanica (attraverso l’uso di un dermoabrasore) degli strati superficiali della pelle mentre per escissione chirurgica dei tatuaggi si intende la loro asportazione completa 

Sebbene, al pari della dermoabrasione, essa si pratica in anestesia locale, talvolta anche totale, viene limitata ai tatuaggi di piccole dimensioni che possono essere eliminati totalmente in un’unica seduta.  La dermoabrasione invece può essere usata anche per tatuaggi profondi ed estesi. 

Tutti i trattamenti di rimozione disponibili vanno valutati con attenzione insieme allo specialista per comprenderne rischi, procedure e possibili conseguenze.