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Singhiozzo: perché viene e come farlo passare

Singhiozzo: perché viene e come farlo passare

Contrazione spasmodica del diaframma. Così si può sinteticamente definire il “primo atto” del singhiozzo, che poi si manifesta con una forzata espirazione legata a una rapida chiusura della glottide. Così nasce il classico “hic” che, a volte, fa sorridere, specie nei bambini, in altri casi diventa un rumoroso intermezzo dopo un pasto particolarmente elaborato e, in certi casi, può trasformarsi addirittura in un segno di patologia. Tanti volti, insomma, e una necessità: occorre conoscere il singhiozzo per affrontarlo al meglio e, anche grazie a rimedi semplici, contrastarlo con successo.

Cos’è e come nasce il singhiozzo

Proviamo a ripercorrere le vie che portano al singhiozzo. Il meccanismo che genera il fastidio ha origine nel diaframma, il grande muscolo trasversale che separa il torace dall’addome. Quando il diaframma si contrae di colpo, per uno spasmo intenso, spinge con forza l’aria verso l’alto. Il passaggio di una massiccia quantità di aria espirata forzatamente attraverso la glottide (una sorta di “restringimento” obbligato formato dalle corde vocali e dalle sottili cartilagini della laringe) provoca la sensazione di fastidio e il tipico rumore del singhiozzo. 

Le cause del singhiozzo 

Il singhiozzo può assumere caratteristiche varie: a volte è persistente e dura a lungo, in altri casi è un fenomeno del tutto estemporaneo o transitorio legato a quanto si è mangiato e scompare presto. 

In linea generale, singhiozzare non è indice di malattia, ma può dipende da un’irritazione temporanea dei nervi che controllano i movimenti del diaframma, chiamati nervi frenici.

In qualche caso, però, l’infiammazione di questi sottilissimi filamenti nervosi può non essere temporanea o innocua: oltre all’intensità e alla durata del sintomo bisogna valutare la frequenza delle crisi e, se alta, andare dal medico. Capita, ad esempio, quando lo stimolo al nervo frenico con conseguente singhiozzare fa seguito a un intervento chirurgico all’addome, alla colecisti o al torace oppure quando il singhiozzo deriva da un’infiammazione del sistema nervoso, come un’encefalite, o da disturbi cardiaci. A volte, poi, anche problemi respiratori, renali o legati a un intestino che non lavora bene possono manifestarsi con il singhiozzo.

I singhiozzi ripetuti e frequenti possono derivare, quindi, da situazione molto diverse tra loro. Per non parlare ovviamente delle forme di singhiozzo più difficili da affrontare, quelle per cui il singhiozzo non ha una causa. In questi casi il medico può addirittura indicare la via di un intervento chirurgico per eliminare il funzionamento anomalo del nervo frenico da cui deriva il disturbo. 

Il singhiozzo come sintomo digestivo

Per fortuna, nella maggior parte dei casi, il singhiozzo è temporaneo e si lega a situazioni di malessere molto spesso dell’apparato gastrointestinale. Il classico singhiozzo dopo mangiato. La situazione più diffusa è quella derivante da un pasto troppo abbondante: l’eccessiva pienezza dello stomaco con relativa digestione lenta e nausea non di raso si accompagna al singhiozzo che compare dopo mangiato e che vede proprio nella distensione gastrica una possibile concausa del verificarsi del fastidio.

Come far passare il singhiozzo

I farmaci di automedicazione sono utilissimi, con i loro diversi meccanismi d’azione, per aiutare a superare occasionali crisi di singhiozzo. In molti casi permettono infatti di risolvere i problemi che hanno dato origine al fastidio come quando si è mangiato troppo. Contrastare i disturbi derivanti dalla cattiva digestione significa, indirettamente, combattere anche il singhiozzo. 

Anche i vecchi rimedi della nonna possono aiutare (anche se magari non hanno basi scientifiche particolarmente spiegate) a combattere il singhiozzo. Queste soluzioni anti-singhiozzo popolari sono magari mirate non tanto a rilassare il diaframma ma a distrarre per un attimo dal fastidio, come ad esempio bere con il bicchiere alla rovescia. Allo stesso modo, anche bere acqua fredda lentamente e a piccoli sorsi può aiutare.

Più scientificamente, per far passare il singhiozzo ci sono indicazioni che mostrano l’utilità dell’aumento dell’anidride carbonica in bronchi e polmoni: come si ottiene questo risultato? Respirando per qualche decina di secondi all’interno di un sacchetto. Nelle forme più gravi, poi, il medico può consigliare medicinali specifici, ad esempio antispasmodici, rilassanti e sedativi. 

Nei più piccoli il singhiozzo fa bene?

Se è vero che per aiutare il bimbo a superare il singhiozzo funzionano le pacche amorevoli sulla schiena, tenendolo teneramente in braccio, ci sono anche studi che dimostrano come il singhiozzo potrebbe essere addirittura un meccanismo protettivo. Lo fa pensare una ricerca pubblicata su Clinical Neurophysiology e condotta all’University College di Londra. Il singhiozzo nel neonato, stando allo studio, potrebbe addirittura essere un sistema che attiva particolari segnali cerebrali, capaci di migliorare la regolazione dei ritmi respiratori. Lo studio è stato condotto su 13 neonati prematuri, particolarmente esposti al singhiozzo e ha dimostrato che ogni volta che il diaframma si contrae (accadeva molte volte al giorno in questi piccoli), si propagavano onde attraverso il cervello che potrebbero migliorare le future connessioni cerebrali. Non tutti i singhiozzi, insomma, vengono per nuocere.

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