Tempo di esami, aiutiamo la memoria
La memoria assoluta, per certi versi, è infatti, una maledizione. Se non ci credete, pensate alla vicenda umana di Paul Morphy, divenuto famoso qualche tempo fa come il “Mozart degli scacchi”. Ha imparato a giocare solo osservando gli altri e memorizzando le loro mosse, a soli dieci anni. Diciottenne, ha sfidato otto campioni a Parigi ed ha vinto. Poi, quasi per gioco, ha memorizzato, dopo averlo letto una sola volta, gran parte del Codice legale della Louisiana. A vent’anni, ha dato addio agli scacchi: troppo spiccati i segni di follia.
Ma in che modo il cervello memorizza le informazioni? Nel caso della memoria a breve termine, stimoli deboli o comunque non ritenuti significativi inducono una risposta mnemonica di breve durata, che può durare al massimo tre-quattro ore, perché nelle sinapsi (i punti di contatto di una cellula con le altre) della cellula nervosa interessata si liberano sostanze che amplificano il ricordo. Per questo, ad esempio, ci possiamo ricordare un numero di telefono subito dopo averlo fatto, ma poi la dimentichiamo. Perché la memoria rimanga “fissata” nel cervello, invece, occorrono alcuni passaggi in più. All’inizio alle sinapsi arriva un “segnale” che fa aumentare i livelli della Protein-chinasi A, un particolare composto che ha la capacità di stimolare la produzione di proteine capaci di “aumentare” le dimensioni di questa giunzione anatomica delle cellule nervose.
Poi gli stimoli mnemonici corrono lungo i neuroni per arrivare in una specie di “centralina” di smistamento dei ricordi a lungo termine. Si chiama l’ippocampo ed è più piccolo in chi soffre di amnesia rispetto ai sani. Infine, il ricordo si “deposita”.
Migliorare le proprie capacità di ricordare è importante e, certamente, non è impossibile, è solo questione di allenamento. Se non ci credete, provate a seguire questi semplici consigli.
Ascoltare la musica
Nei musicisti il giro angolare dell’emisfero destro (una particolare zona del sistema nervoso) risulta ipersviluppato perché lo scorrere delle note ha determinato una sorta di “allenamento” per i neuroni, che quindi si sono specializzati, fino a rendere più semplice il ricordo di un’armonia.
Imparare le lingue
Essere poliglotta non è solo un’opportunità, ma anche un meccanismo per aumentare le capacità mnemoniche del cervello, visto che consente un allenamento costante per la memoria. Lo dice una ricerca presentata qualche tempo fa al Congresso dell’American Academy of Neurology.
Alimentazione intelligente
L’attività dei neuroni della memoria è aiutata da alcune vitamine come la B1, la B6 e la B12. Quindi, occhio a tavola. Tra i cibi possono essere d’aiuto il tuorlo d’uovo, il germe di grano, le noci, il latte, (B1) i pesci di mare, i cereali, le banane, la soia, le prugne secche (B6) e pesce e pollame (B12).
Leggere a pezzi
Per migliorare la memoria bisogna imparare ad “analizzare” i passaggi. Provate a leggere una pagina di indicazioni segnaletiche su un libro di segnali stradali. Poi spezzettate la pagina in tre porzioni. E fissatele con lo sguardo per alcuni minuti: il ricordo sarà più intenso.
Occhio allo stress
Gli studenti non ricordano niente quando si trovano vicini ad un esame. E’ normale. Sotto stress si producono grandi quantità di cortisolo, un ormone che influenza negativamente il processo di memorizzazione. Per questo occorre , oltre che studiare anche cercare di stare calmi distraendosi e rilassandosi, per esempio attraverso una regolare attività fisica.
Attraverso consigli pratici e informazioni chiare, ci dedichiamo a educare e guidare verso scelte di vita quotidiana consapevoli, promuovendo un benessere semplice e duraturo.