Tosse, catarro e bruciore: come capire se è bronchite
Tosse. Naso che cola. Catarro più o meno denso. Respiro che a volte si fa affannoso. E, magari, qualche linea di febbre. Di solito si tratta di sintomi derivanti dai classici raffreddori di stagione o dall’azione di altri virus che invadono le alte vie respiratorie. Ma non è sempre così. A volte, il problema nasce più in basso. E si chiama bronchite. Il medico si accorge che qualcosa non funziona per il meglio a livello bronchiale quando visita il paziente.
Quindi, pur senza dimenticare che i farmaci di automedicazione possono essere d’aiuto per lenire i sintomi come catarro (aiutano a sciogliere il muco e a facilitarne l’emissione), tosse e un leggero innalzamento febbrile, ricordate che per la bronchite la visita del medico è fondamentale per la diagnosi.
E soprattutto, tenete presente anche a volte sintomi che possono far pensare alla bronchite, come il dolore al torace, possono non essere associati alla sofferenza dei bronchi ma ad altri quadri, come ad esempio un reflusso gastroesofageo che provoca sintomi esterni all’apparato digerente.
Come respiriamo: il ruolo dei bronchi e la genesi della bronchite
Ogni giorno, senza che ce ne accorgiamo, lavoriamo quasi 19.000 litri di aria. Con la respirazione, infatti, riusciamo a svolgere due funzioni fondamentali per la sopravvivenza del nostro organismo. Da un lato, infatti, l’aria che entra attraverso il naso e la bocca, scende lungo le vie dell’apparato respiratorio e arriva fino ai polmoni.
In tal modo, introduciamo l’ossigeno necessario per la produzione di energia ed il benessere delle cellule. Dall’altro, nella via a ritroso, viene espulsa l’anidride carbonica, il prodotto di scarto dell’organismo. Il fenomeno si ripete mediamente quindici/venti volte ogni minuto, più di venticinquemila volte ogni giorno.
E in questo processo i bronchi hanno un ruolo fondamentale per permettere il processo di respirazione e il ricambio continuo tra aria ossigenata e anidride carbonica.
Infatti, l’aria scende dalle alte vie respiratorie attraverso la trachea, un grande tubo che si trova nel torace. Poi, come una linea ferroviaria che giunge in prossimità di una stazione principale, la trachea si suddivide nei bronchi, i “binari” del respiro. Questi diventano sempre più piccoli, fino ad arrivare alla “centrale operativa” del polmone, un piccolo “sacco” pieno d’aria, che si chiama alveolo. In questo sacchetto giungono non solo le più piccole diramazioni delle vie del respiro, ma anche i capillari del sangue.
E proprio negli alveoli avviene il “miracolo”: le pareti di queste strutture sono, infatti, tanto sottili da far passare i gas che arrivano dall’esterno e sono trasportati dal sangue.
L’alveolo – nel corpo umano ce ne sono circa 300 milioni – svolge costantemente la sua funzione fondamentale: prende il gas del sangue e lo manda verso l’esterno, per farlo eliminare con la respirazione e si “impossessa” dell’aria ricca di ossigeno (mediamente circa il 20% dell’aria che respiriamo è fatto di ossigeno), che verrà poi distribuito ai globuli rossi e, quindi, andrà ad alimentare tutto l’organismo. La maggior parte dell’ossigeno, infatti, viene caricato sulle molecole di emoglobina, gli speciali “vagoncini” che, all’interno dei globuli rossi, hanno il compito di portarlo fin nelle zone più lontane del corpo.
Che cosa è la bronchite
I bronchi, quindi, sono fondamentali per il trasporto dell’aria nei polmoni. Tuttavia, poiché anch’essi sono esposti agli insulti dell’ambiente esterno, possono essere interessati da fenomeni di infiammazione che si identificano con il termine bronchite e che si manifestano in genere con tosse, dolore al torace e alla schiena, dolore che viene riferito ai polmoni posteriormente ad infezioni.
Più nello specifico, la bronchite è un processo infiammatorio dell’albero bronchiale, che interessa la mucosa che riveste e protegge i bronchi.
C’è differenza tra bronchite acuta e cronica?
Quando si parla di bronchite, in genere, se ne individua la causa in infiammazioni derivanti da infreddature o da malanni di stagione, tipici della stagione invernale.
La bronchite è, cioè, generalmente causata da un’infezione, di natura virale, più raramente batterica. All’origine della bronchite possono esserci però anche eventuali irritazioni, legate all’esposizione ad agenti o a composti nocivi. La grande differenza, in ogni caso, va fatta tra forme acute e croniche di bronchite.
La bronchite acuta, che spesso può discendere da infezioni virali o esserne una complicanza, interessa persone di tutte le età e ha una breve durata.
Le forme di bronchite cronica, invece, sono ripetute o lunghe e tendono a manifestarsi soprattutto negli anziani, e dipendono anche dal fumo, e, sono peggiorate da altri fattori, come la concomitante presenza di allergie respiratorie o l’inquinamento atmosferico.
Le cause e sintomi della bronchite acuta
I sintomi più comuni nella bronchite acuta sono i dolori alla schiena, soprattutto nella sua parte alta, e i colpi di tosse. Un bruciore al petto può preannunciare l’arrivo della bronchite. La tosse è sicuramente il sintomo più comune, prima secca e stizzosa, poi associata all’accumulo di catarro.
Sul fronte delle cause, virus e batteri rappresentano gli elementi che inducono i problemi. La bronchite è infatti per lo più una patologia stagionale, causata da un’infezione virale. Anche se il quadro inizia con una classica influenza, nei soggetti più fragili per età o per condizioni patologiche si può verificare un interessamento delle basse vie respiratorie, con conseguenti bronchiti, bronchioliti, broncopolmoniti.
Tra gli agenti virali più frequentemente responsabili di infiammazioni acute, oltre ai classici virus influenzali, ci sono gli adenovirus e il virus respiratorio sinciziale, in particolare nelle età estreme della vita. Non bisogna poi dimenticare che un impatto pesante in termini di infezioni acute può essere legato ai batteri, come lo pneumococco o l’Haemophilus influenzae, per i quali, peraltro, esiste un vaccino.
In cosa consiste la bronchite cronica
Quando si parla di tosse e altri sintomi che si mantengono nel tempo, e magari si riaccendono ogni tanto con peggioramenti che si ripetono, si può pensare alla bronchite cronica che fa parte del quadro che viene definito BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva).
Questa patologia tende a manifestarsi soprattutto nelle persone adulte o anziane, più spesso se fumatrici o esposte, per lungo tempo, per ragioni, soprattutto, professionali all’inalazione di composti potenzialmente irritanti per le vie respiratorie.
Non bisogna dimenticare che anche le allergie possono dare il via a quadri respiratori con tosse o difficoltà respiratorie di tipo asmatico che vanno ad aggravare un quadro clinico di BPCO.
Infine, anche l’inquinamento ambientale può favorire la comparsa del quadro o peggiorarlo. Si fa particolare riferimento agli aero contaminanti, come il biossido di carbonio fino alle polveri sottili. Essi rappresentano elementi di rischio per l’infiammazione cronica delle vie respiratorie in quanto vanno a incunearsi e creare infiammazione nei punti più profondi dei bronchi e dei polmoni.
Perché il freddo aumenta i rischi di bronchite virale
Con il clima che si fa più rigido, cresce anche il rischio di andare incontro alle classiche infezioni da virus di stagione. In inverno è, infatti, massima la diffusione la diffusione di virus respiratori che possono provocare mal di gola, raffreddori, tosse e qualche linea di febbre, interessando di solito le alte vie respiratorie.
Le cavità del naso sono tra le parti del corpo che si “raffreddano” di più e quindi i virus, che si riproducono al meglio intorno ai 33 gradi nell’organismo, trovano proprio nelle vie respiratorie la strada di accesso ideale per attaccare le nostre difese. Infatti, con il freddo, si verifica una vasocostrizione delle piccole arterie del naso, con conseguente diminuzione dell’apporto di sangue alla mucosa e calo delle sue capacità difensive.
Proprio con il sangue infatti vengono trasportati gli anticorpi e le tante sostanze che difendono dalle infezioni. Il freddo rende inoltre meno efficiente la pulizia delle vie respiratorie che avviene attraverso il meccanismo della clearance mucociliare. Si tratta di un meccanismo di protezione per contrastare gli agenti patogeni e impedirne l’ingresso nei polmoni: il muco, con la sua viscosità, intrappola le particelle estranee e potenzialmente nocive e viene spinto dal movimento delle ciglia cellulari verso l’alto, dove viene di solito espulso con un colpo di tosse. Se questo sistema non funziona a dovere è più facile che si generino infezioni respiratorie.
I rinovirus, in particolare tendono a proliferare quando la temperatura corporea si abbassa, ed è proprio questo che succede quando passiamo rapidamente dal caldo al freddo. Può capitare con maggiore facilità quando usciamo dalla palestra o quando non proteggiamo gola e naso uscendo. In queste condizioni, complice anche una rapida evaporazione del sudore, la temperatura corporea può ridursi di colpo.
I bambini sono particolarmente esposti a queste situazioni. Più a rischio sono in particolare i piccoli allergici, più o meno quattro bambini su dieci, visto che le infezioni da rinovirus rappresentano la causa più frequente di riacutizzazioni di sindromi respiratorie acute. E non è raro che soprattutto in certi soggetti più fragili o esposti l’infezione si estenda alle basse vie respiratorie determinando quadri clinici di bronchite acuta.
Rimedi e consigli contro i sintomi della bronchite
Tosse. Magari prima secca e poi produttiva, ovvero con catarro. A volte dolore, specie nella parte alta del torace o alle basi dei polmoni. E poi febbre. Questi i sintomi principali di una forma di bronchite. Come gestirli?
La bronchite non va sottovalutata, soprattutto nelle persone a rischio per età o presenza di altre patologie, dal diabete a malattie circolatorie o renali, che possono avere maggior difficoltà a sopportare l’infezione o comunque una ridotta ossigenazione del sangue circolante disponibile per l’organismo. Ma come riconoscerla? E quando chiamare il medico?
Le forme di bronchite acuta tendono a caratterizzarsi per una tosse grassa e produttiva. Per capire come è meglio comportarsi, insieme al quadro clinico generale, qualche indicazione può venire dal colore del muco: se tende verso il marrone o addirittura il verde occorre preoccuparsi in genere di più, chiamando il medico subito, rispetto a quando invece rimane più chiaro, meno denso e filante.
In ogni caso, quando compare la tosse non va immediatamente “spenta”, in quanto sintomo che definisce una risposta dell’organismo ma va tenuto un atteggiamento di vigile attesa, gestendo i sintomi e osservandone l’evoluzione.
Per lenire, in una prima fase la tosse possono essere impiegati farmaci mucolitici, che hanno il compito di sciogliere il muco e, quindi, favorirne l’eliminazione riducendo il rischio che diventi terreno per lo sviluppo di batteri. Per la febbre se alta, vanno bene antipiretici. Se la tosse peggiora, se la febbre rimane o se compaiono dolore al petto o ai polmoni, va subito consultato il medico che in caso di bronchite va interpellato. Sempre.
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