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Bagno dopo mangiato: quanto bisogna aspettare?

Bagno dopo mangiato: quanto bisogna aspettare?

Per i “nostalgici” che ricordano come da bambini gli era vietato fare il bagno dopo un qualunque pasto, attendere almeno tre ore prima di potersi tuffare è la regola. Al limite opposto ci sono gli “ultra permissivi” che, invece, non lasciano passare nemmeno un secondo tra il termine del classico panino – sperando che non sia super imbottito! – all’entrata in acqua. Nel mezzo, come spesso accade, grazie a conoscenza, esperienza e buon senso, c’è la maggior parte delle persone. 

Per chi vuol fare il bagno dopo mangiato, pensare esclusivamente all’orologio è sbagliato perché sono tante le variabili che entrano in gioco: l’età e la condizione fisica di chi fa il bagno, la quantità di cibo mangiato e più in generale, l’impegno digestivo richiesto allo stomaco, così come le condizioni dell’ambiente in cui ci si trova (un laghetto di montagna, per ovvi motivi, non va paragonato al mare). 

Avere qualche regola generale, in ogni caso, è possibile. Di seguito, alcuni consigli che vengono dagli esperti. 

Fare il bagno dopo mangiato è davvero pericoloso?

Solo quando lo stomaco è molto pieno e appesantito può risultare pericoloso fare il bagno subito dopo mangiato.

Quando mangiamo, infatti, lo stomaco viene sottoposto a un pesante lavoro digestivo che richiama sangue e il prezioso liquido non è quindi disponibile per altri organi, come il cervello e il cuore. È proprio per questo meccanismo che si verifica la congestione da tuffo precoce.

Il fenomeno va prevenuto cercando di rimanere leggeri a tavola e di non avere troppa fretta. Il cibo che scende dalla bocca (e che va ben masticato) subisce nello stomaco diverse trasformazioni che lo rendono semiliquido. I processi sono resi possibili dalle due azioni combinate che avvengono in ambiente gastrico. Da un lato gli alimenti vengono attaccati dai succhi gastrici che li “distruggono” e li rendono digeribili, dall’altro sono “agglomerati” tra loro e spinti in avanti dall’azione coordinata della muscolatura gastrica, che tende a mandare verso il piloro e il duodeno il contenuto di questo grande “sacco naturale”. 

Quando nasce il rischio congestione

Basta che uno di questi due meccanismi non funzioni al meglio perché tutto il processo sia rallentato e compaiano i sintomi della cattiva digestione. E una digestione difficile, al netto di peculiarità e problematiche individuali, può più facilmente avvenire dopo un pasto abbondante e pesante, caso mai irrorato da alcolici poiché esige un lavoro più lungo e laborioso da parte dell’apparato gastrointestinale.

In una simile condizione stomaco e intestino possono risentire di un repentino e brusco calo di temperatura subito dopo mangiato, come quello che si verifica immergendosi in mare troppo rapidamente. 

È proprio questo sbalzo termico ad essere l’origine del pericolo della congestione, termine di uso colloquiale che indica, per dirla in altri termini, il fatto che la digestione rallenti bruscamente e si blocchi tanto da provocare, nei casi peggiori, uno svenimento che in acqua può essere pericoloso per il rischio di annegamento. Tanto più lo stomaco è pieno, tanto maggiore sarà il rischio di andare incontro a tutti quei sintomi tipici di quando il pasto ci resta sullo stomaco. 

Fare quindi il bagno dopo mangiato non è pericoloso, salvo osservare alcune regole di buon senso per limitare il rischio di andare incontro a disturbi.

Cosa mangiare al mare per limitare i rischi di congestione? 

Gli esperti raccomandano di mangiare cibi leggeri, ricordando che non tutti gli alimenti impegnano la digestione allo stesso modo. E che la quantità, oltre che la qualità, può diventare un elemento da tenere presente, anche se si è scelta un’alimentazione particolarmente fresca e digeribile. Ad esempio, ci vogliono da 20 minuti a 2 ore per dimenticare un bicchiere di latte o un ricco frullato di frutta. Il tempo si allunga se si beve la classica tazzona di latte oppure si mescola a questo alimento il cioccolato. 3-4 ore sarebbero invece necessarie se a pranzo si consuma una grossa bistecca o un piatto abbondante di riso oppure due panini ben imbottiti di prosciutto. Infine, meglio prevedere un pomeriggio di relax in poltrona se si è puntato su un pranzo impegnativo, con arrosti, legumi, fritture o ampio utilizzo di burro.  

Un’ultima raccomandazione: per la digestione non contano solo le caratteristiche del cibo, ma anche il tipo di preparazione e di cottura. Se è vero che i frullati di frutta vengono digeriti più velocemente rispetto ai frutti singoli, è altrettanto innegabile chela frittura o la classica grigliata, specie se si è formata la “carbonizzazione” del cibo, sono davvero “pesanti” da digerire a tutte le età.

Al mare o al lago, buon senso e pasti leggeri

A questo punto sorge una domanda: è meglio un’attesa che fa rischiare un colpo di calore, magari perché nostro figlio non è sufficientemente idratato, ha dimenticato il cappellino e non vuol saperne di stare sotto l’ombrellone, o un bagno che rinfresca? Se la domanda viene così posta, ovviamente, la risposta non può che essere indirizzata verso il contatto con l’acqua. Più in generale, con un po’ di buon senso, e un pasto leggero non bisognerà aspettare ore prima di tornare in acqua. Ricordiamo che i bambini al mare, così come in piscina o al lago, debbono essere strettamente e accuratamente controllati e non ci si deve distrarre. Purtroppo, l’annegamento, a prescindere dal bagno dopo mangiato, è tra le prime cause di decesso per i piccoli. In questo senso, la preoccupazione per il tuffo dopo il pasto diventa solo un particolare di cui tenere conto, ma senza stress eccessivi. E non solo per i più piccoli. Non lasciatevi trascinare nel vortice dei tempi di digestione degli alimenti. Se non si è esagerato a tavola e il fisico è in buone condizioni di salute, non bisogna per forza aspettare tre ore prima di fare il bagno.

Come evitare lo shock termico

Il vero rischio, al mare, non è tanto quello della congestione quanto quello dello shock termico. Bisogna immergersi poco alla volta, evitando i tuffi soprattutto se si è particolarmente accaldati e/o l’acqua è fredda. Indipendentemente dal fatto che lo stomaco sia pieno o meno, lo sbalzo termico può generare una condizione potenzialmente molto grave, quella della idrocuzione, anche chiamata sincope: un’immersione troppo rapida può causare uno shock termico che può generare crisi vagali con conseguente svenimento in acqua e rischio di annegamento. Inoltre, la rapidissima vasocostrizione delle aree periferiche sposta verso il torace e, quindi, verso il cuore, grandi quantità di sangue, affaticando il muscolo cardiaco, tanto che i soggetti predisposti possono anche essere colpiti da un infarto

Tuttavia, prevenire il rischio di sincope è semplice: l’immersione in acqua deve essere graduale così da dare al corpo il tempo di abituarsi alla nuova temperatura.

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