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Spalla congelata (capsulite adesiva): cosa è e come guarirne

Spalla congelata (capsulite adesiva): cosa è e come guarirn
Tempo di lettura: 3 minuti

Che dolore! Si fa sentire se solleviamo il braccio o quando ci troviamo a fare un movimento particolarmente ampio, con l’articolazione della spalla che viene sollecitata in tutta la sua ampiezza. Capita spesso che, dato il dolore, tendiamo automaticamente a limitare i movimenti così che ci sembra di vedere scomparire gradualmente il problema che invece sussiste rendendo difficili o impossibili certi movimenti della spalla. Se così fosse potremmo soffrire di una condizione nota come “spalla congelata”. L’espressione “spalla congelata” indica una sorta di “immobilizzazione” dell’articolazione della spalla, favorita anche dal fatto che imponiamo di non usarla proprio per evitare di sentir comparire il dolore. Tecnicamente, in questi casi, si parla di capsulite adesiva, vale a dire una infiammazione che sovente tende a diventare un fastidioso compagno di ogni giorno. 

La capsulite adesiva, che in una prima fase acuta può essere affrontata con il ricorso a farmaci ad azione analgesica e antinfiammatoria, va indagata dal medico. In caso quindi di dolore alla spalla che non scompare, peggiora o tende a ricomparire con frequenza e che in generale limita il movimento spontaneo dell’articolazione con dolore anche intenso non tralasciare il problema ma parlarne in prima istanza col proprio medico di riferimento. 

Come nasce la spalla congelata: le cause non ancora definite

I meccanismi alla base della “spalla congelata” sono per certi versi ancora da definire completamente. Il quadro colpisce soprattutto il sesso femminile e può far seguito a un trauma ma più spesso è la conseguenza di qualche problema metabolico. Per questo è importante controllare sempre le condizioni generali: basti pensare che rischia di più questo fastidio chi deve fare i contri con il diabete oppure chi ha la tiroide che non funziona in modo ottimale. Allo stesso modo può associarsi al quadro (non correlarsi, quindi senza un chiaro meccanismo causa-effetto) anche la depressione seppur attraverso meccanismi non definiti. 

Tra le novità da ricordare per chi ne è affetto c’è uno studio che si è occupato delle donne in gravidanza: in diverse gestanti con capsulite adesiva il dolore pare attenuarsi rendendo i movimenti più semplici. 

Alcuni ricercatori del Beth Israel Diaconess Center insieme a studiosi dell’Università di Boston hanno correlato il miglioramento clinico delle future mamme nell’aumento, tipico nelle gestanti, della produzione di relaxina. Così, combinando la competenza medica con quella degli ingegneri dell’Università di Boston, si è provveduto a testare sui topi le evidenze empiriche viste sulle donne in gravidanza. I risultati sono stati sicuramente interessanti, pur se per ora si tratta solamente di osservazioni ottenute negli animali da esperimento. Con le iniezioni di relaxina negli animali con capsulite adesiva si è riusciti a ridare movimento all’articolazione. Il motivo? C’è ancora molto da capire, anche se si sa che la relaxina ha due funzioni: da un lato rende i tessuti maggiormente elastici, come del resto è necessario alla donna in gravidanza, dall’altro contribuisce a dilatare i vasi sanguigni, senza “stancare” il cuore.

Diagnosticare la spalla congelata

L’importante, in ogni caso, è fare sempre riferimento al medico per la diagnosi, che non è molto complessa: in genere il curante può riconoscere la capsulite adesiva perché si accorge che la persona sofferente non può svolgere alcuni semplici movimenti. In alcuni casi, comunque, si può ricorrere ad esami radiologici mirati, per scoprire se le cause del dolore sono diverse. 

Come guarisce la spalla congelata?

Sul fronte delle cure, oltre all’aiuto dei farmaci di automedicazione quando il dolore è occasionale e la limitazione ai movimenti è sopportabile, il medico può provvedere a infiltrazioni di cortisone o suoi derivati all’interno dell’articolazione, facendo attenzione però che il farmaco vada esattamente dove vogliamo per svolgere la sua funzione di contrasto all’infiammazione. In genere, si associa anche un anestetico locale di cui però non bisogna abusare perché col tempo questi farmaci possono anche avere un’azione nociva sulla cartilagine dell’articolazione. In tutti i casi, comunque, ciò che conta è non superare le due infiltrazioni. Negli ultimi tempi poi ci sono osservazione che mostrano come anche i cortisonici per bocca possano avere effetto positivo nei confronti dell’infiammazione localizzata alla capsula. Attenzione poi va prestata ai movimenti: si sa ad esempio che può aiutare lo stretching capsulare, con esercizi che nel tempo contribuiscono a ridare alla spalla la capacità di allungamento inibita dall’infiammazione. Lo spazio per un eventuale intervento chirurgico, che va studiato caso per caso dal medico, è maggiormente indicato soprattutto nei momenti in cui l’infiammazione sotto controllo controllata.

Come riconoscere la spalla congelata : le tre “fasi”

1. Inizialmente si riesce a muovere la spalla, con movimenti che comunque sono molto dolorosi. Progressivamente, anche in diversi mesi, si fanno movimenti sempre meno ampi.

2. Il dolore sembra calare, anche perché si presta attenzione a non “forzare” la spalla e quindi la si muove meno. Questo periodo può durare anche poco meno di un anno.

3. Finalmente si “scongela” la spalla con recupero delle capacità di movimento dell’articolazione. Questo può però non essere completo e richiede mesi, a volte anche anni. Per questo è sempre fondamentale rivolgersi al medico per i trattamenti del caso.