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Diarrea del viaggiatore, cos’è e come gestirla

Diarrea del viaggiatore, cos’è e come gestirla

a firma di Federico Mereta

Per chi ha scelto per le proprie vacanze mete esotiche la diarrea è uno dei nemici più temuti. L’esempio più classico di questa condizione è la cosiddetta diarrea del viaggiatore che, soprattutto nelle aree a scarso controllo igienico, si manifesta con scariche molto intense, nausea e forti dolori di pancia ed è legata ad un’infezione batterica. I germi, infatti, si trasmettono con bevande e alimenti contaminati. Questi, infatti, possono mantenere le caratteristiche organolettiche attese, senza alterazioni di colore, odore e sapore. Insomma: in certi Paesi consumare un alimento solo perché ha un bell’aspetto non è sempre una garanzia di cibo sano e non è sufficiente a evitare infezioni per quanti lo ingeriscono. Cosa fare per fronteggiare i rischi di infezioni legate ai cibi? E come comportarsi visto che anche diversi virus circolanti nel periodo più caldo possono determinare quadri simili? Ecco qualche indicazione, considerando anche quanto viene riportato sul sito Epicentro dell’Istituto superiore di Sanità (ISS).

Diarrea del viaggiatore, cosa è e quali sono i sintomi

L’infezione della diarrea da viaggiatore, che è tipica soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, si lega all’assunzione di alimenti contaminati e si manifesta con segni e sintomi abbastanza tipici. In genere i fastidi prendono il via con il mal di pancia e con scariche violente e ripetute. Le feci possono diventare semiliquide o addirittura acquose e, ai disturbi intestinali si associano frequentemente anche nausea, vomito, crampi addominali, sensazione di pancia gonfia e febbre.

In genere, il quadro tende a risolversi da solo, in poco tempo, ma occorre prestare particolare attenzione al rischio di disidratazione e di perdita copiosa di sali minerali fondamentali per il benessere dell’organismo. L’infezione può assumere caratteristiche di maggiore gravità in chi presenta debolezza del sistema difensivo per la presenza di patologie o per stati di immunodepressione legate a terapia specifiche,

Un approfondimento sui batteri responsabili della contaminazione alimentare

I rischi più comuni di gastroenterite di natura batterica appaiono legati a ceppi specifici. È il caso ad esempio del Bacillus cereus, che provoca, entro 24 ore, vomito e diarrea. Si trasmette soprattutto con alimenti non raffreddati dopo la cottura (zuppe, salse, carni cotte non refrigerate e riscaldate dopo ore). Lo Staphylococcus aureus, entro sei ore dall’ingestione del cibo contaminato, provoca nausea, vomito e dolori di pancia. A rischio sono dolci, piatti cotti pronti manipolati e conservati e non adeguatamente refrigerati. 

L’Escherichia coli può causare diarrea o, nelle forme più gravi, anche emorragie intestinali. A rischio sono soprattutto carni crude o poco cotte, latte crudo o non pastorizzato a dovere, verdure crude, acqua contaminata. 

Capitolo Salmonella: ne esistono di diversi tipi. La forma più diffusa (non tifoide) causa vomito e diarrea con febbre e dolori addominali. A rischio i vegetali crudi, in particolare le insalate, le uova, i latticini freschi, i molluschi.

Leggi anche: Come si trasmette e si manifesta l’infezione da salmonella

Il Clostridium perfrigens può provocare forte diarrea con dolori addominali entro 24 ore dall’ingestione del cibo pericoloso. A rischio roastbeef, verdure, salse, piatti pronti e cibi cotti non conservati al fresco. Infine, il Clostridium botulinum può provoca infezioni molto gravi perché rilascia una tossina che provoca sintomi neurologici. Attenzione particolare va prestata alle conserve fatte in casa, specie se sott’olio e comunque a basso grado d’acidità.

Stando a quanto riporta il sito dell’ISS, i batteri patogeni per l’intestino sono, in genere, tra i principali responsabili delle contaminazioni di cibi e bevande e, quindi, della diarrea del viaggiatore. A volte però entrano in gioco anche dei virus (rotavirus, adenovirus responsabili di oltre il 50% dei casi di diarrea, virus di Norwalk) e, talvolta, anche parassiti veri e propri. 

Consigli per trattare e gestire la diarrea in viaggio

In caso di diarrea, batteri e i virus causano l’infiammazione e la distruzione di parte del rivestimento della parete intestinale, con la manifestazione dei sintomi descritti. In particolare, con le scariche si perdono molti liquidi. Ed è proprio questo l’aspetto che più va considerato. La terapia principale è bere tanta acqua e reintegrare, se le perdite sono intense (soprattutto a tassi di temperatura e umidità elevati), sali minerali (per esempio recandosi se possibile in farmacia). Per il resto, si possono assumere farmaci di automedicazione ad azione antidiarroica (che in caso di viaggi in mete a rischio si consiglia di portare con sé) che possano contribuire a contrastare le scariche.

Nella maggior parte dei casi il decorso è abbastanza veloce proprio perché la diarrea serve all’intestino come meccanismo di difesa contro l’agente patogeno responsabile del quadro. Tuttavia, se il soggetto colpito è un bambino o un anziano e sempre se i disturbi non di scompaiono o peggiorano dopo 2/3 giorni, riferirsi a un medico o a un ospedale per una diagnosi e per il trattamento specifico (p.es. di tipo antibiotico)

Sul fronte dell’alimentazione, oltre al bere, ricordate che un po’ di inappetenza è normale, anzi meglio non sovraccaricare lo stomaco.  Per questo, meglio puntare su piccole dosi di alimenti asciutti, che possono aiutare a “limitare” le perdite diarroiche (ad esempio riso, carote). Parlando nello specifico di bambini, occorre ricordare di non insistere nel farli mangiare perché il corpo si autoregola. 

Come prevenire la diarrea in viaggio

Le indicazioni dell’ISS sono chiare: per ridurre i rischi occorre
evitare cibi e bevande acquistate da venditori ambulanti o altri posti dove sono presenti condizioni non igieniche ottimali, non consumare carni o pesci crudi o poco cotti, evitare di mangiare e verdura cruda senza averla sbucciata. Al contrario, i cibi ben cucinati e conservati solitamente sono sicuri. Anche l’acqua del rubinetto e il ghiaccio sono associati al rischio di diarrea del viaggiatore. Fra le bevande sicure c’è l’acqua frizzante in bottiglia, oltre a tè e caffè caldo, birra, vino e acqua bollita o trattata in modo opportuno. 

Oltre all’uso di acqua pura o comunque bollita, occorre prestare attenzione agli alimenti per ridurre i rischi di infezioni. 

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