Entesite: cos’è, i sintomi e le cure necessarie
Quando muoviamo il piede, quando inarchiamo le spalle, quando pieghiamo il gomito o il ginocchio occorre che il segnale passi dai muscoli, che guidano il movimento, fino all’osso. Questo vuol dire che esiste un “collegamento” tra il muscolo e il legamento/tendine che controlla l’articolazione e l’osso stesso.
Ebbene, questo collegamento tra struttura muscolare e scheletro, che potremmo visualizzare come una sorta di “fettuccia”, si chiama tecnicamente entesi e ha la funzione di legare tra loro le strutture anatomiche. In altre parole, si definisce entesi il tratto d’inserzione dei tendini e dei legamenti sulle ossa.
L’entesi si può infiammare, provocando un’entesite, che può apparire come l’infiammazione di uno o più entesi e, in base all’articolazione interessata, assumere caratteristiche diverse.
L’entesite rappresenta la tipologia più comune di entesopatia (termine che indica la malattia che affligge una entesi), tanto che, spesso, le due parole sono comunemente considerate sinonimi.
Tendini, legamenti, entesi: di cosa stiamo parlando?
L’abbiamo detto: l’entesi è una specie di breve cinghia di trasmissione tra il sistema muscolare e lo scheletro, permettendo il collegamento, appunto, tra ossa o parti di esse e tra ossa e muscoli.
Le entesi possono essere di tipo tendineo o legamentoso a seconda che siano le parti finali di un tendine, che è quel tessuto che collega un muscolo all’osso, o di un legamento, cioè quel tessuto che unisce due ossa o due parti dello stesso osso.
Le persone più a rischio di entesite
Si comprende facilmente come le entesi costituiscano un vero e proprio sistema connettivo che risente di tante variabili capaci di comprometterne la corretta funzione. Per questo, anche le entesi “vanno rispettate”, nell’ambito di un’attenzione che si deve dedicare all’intero apparato locomotore, soprattutto a una certa età.
Per alcune persone, i rischi di sviluppare entesite sono maggiori: ovviamente in prima linea, in questo senso, c’è chi soffre di patologie reumatiche, come l’artrite reumatoide, quella psoriasica o la gotta. Ma non bisogna dimenticare che le ricerche dicono come anche problemi della tiroide o il diabete possono aumentare i rischi. Per chi ne soffre, insomma, l’infiammazione della parte finale dei tendini/dei legamenti è un nemico da tenere presente.
Entesite: dove si manifesta più spesso
Il rischio di entesite può essere minimizzato solo attraverso le buone abitudini che aiutano a limitare i rischi che le entesi si sfilaccino e, col tempo e l’avanzare dell’età, diventino meno elastiche e, quindi, più fragili e soggette a traumi e, soprattutto, infiammazioni.
L’entesite, infatti, è una condizione patologica che, come detto, può assumere volti diversi a seconda della sede del corpo dove si manifesta. Può, infatti, apparire come l’infiammazione di uno o più tendini/legamenti e, in base all’articolazione che interessa, può poi assumere caratteristiche diverse, dal blocco della spalla, al dolore al gomito fino alla pubalgia o alla fascite plantare che si localizza al piede.
I sintomi dell’entesopatia
In genere, le manifestazioni dell’entesite sono, soprattutto, il dolore, il gonfiore dell’area interessata e l’incapacità di muovere normalmente l’articolazione colpita. Spesso è presente anche una sensazione di calore (a volte con arrossamento) della zona interessata. Si presentano, cioè, i classici segni dell’infiammazione, così come li descrivevano i latini: rubor et tumor cum calore et dolore. Ovvero, arrossamento e gonfiore con calore e dolore.
Le cause dell’entesite e le possibili complicazioni
Il problema può essere correlato soprattutto all’usura eccessiva dell’entesi o a traumi.
Nel primo caso, sono sotto accusa soprattutto i movimenti ripetuti: è quanto capita con certi lavori manuali o a chi fa certi sport. Ad esempio, chi corre spesso, magari con calzature non proprio idonee, può rischiare di più che la parte finale del tendine del piede si infiammi. Lo stesso può accadere a chi è appassionato di palestra e di esercizi a corpo libero su un determinato fascio muscolare: il movimento ripetuto, alla fine “stanca” tendini e legamenti e aumenta il rischio di andare incontro a una entesite.
Sul fronte dei traumi, invece, sotto accusa sono soprattutto le cadute e gli sforzi molto intensi che il corpo non è in grado di sostenere, come caricarsi sulle spalle, di colpo, un peso di decine di chili. In questo caso si parla di entesite da sovraccarico. Se non si è preparati questa semplice manovra può diventare un vero e proprio trauma può scatenare l’entesite.
Come si cura e si affronta l’entesite
Se non ci sono particolari problemi, oltre al riposo, per la gestione dei sintomi possono essere indicati i farmaci di automedicazione ad azione antinfiammatoria, attivi sia localmente sia per via generale.
È comunque importante ricordare che, se dopo qualche giorno i sintomi permangono o peggiorano è sempre importante non sottovalutare il quadro e recarsi dal medico per ulteriori approfondimenti e l’identificazione delle terapie, anche meccaniche o fisiche (come l’ uso di un tutore, esercizi e manipolazioni mirate), più appropriate.
Se l’entesite viene curata poco e male, può capitare che l’entesi interessata si laceri. Inoltre, se non curata adeguatamente l’entesite può cronicizzare. C’è infatti, il pericolo che nell’articolazione si formino calcificazioni (si parla in questo caso di entesite calcifica), con problematiche che possono mantenersi nel tempo oppure che si deformino nel tempo le ossa interessate.
Attraverso consigli pratici e informazioni chiare, ci dedichiamo a educare e guidare verso scelte di vita quotidiana consapevoli, promuovendo un benessere semplice e duraturo.