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La tonsillite nei bambini: cause e cure

La tonsillite nei bambini: cause e cure

Un tempo, quando i bambini avevano sovente le tonsille gonfie e le placche e, per questo, frequenti episodi febbrili, la strada era segnata. Prima o poi si consigliava ai genitori di procedere con un intervento di tonsillectomia, ovvero l’asportazione delle tonsille. Spesso si procedeva anche alla più estesa adenotonsillectomia, con eliminazione delle adenoidi o tonsille faringee. 

Oggi non è più così, anzi, si tende ad evitare l’intervento chirurgico per preservare la funzione di protezione delle tonsille e delle adenoidi verso l’organismo. Esistono, infatti, precisi parametri per valutare l’eventuale indicazione all’intervento chirurgico, legati anche al rischio di convulsioni nel bambino per la febbre alta, oppure alla presenza di glomerulonefrite post-streptococcica (infezione del rene che può mettere in pericolo il regolare funzionamento dell’organo) o di malattia reumatica.

Tuttavia, resta il fatto che le tonsille e le adenoidi sono predisposte ad infiammarsi proprio perché hanno un ruolo importante nella produzione degli anticorpi (i “soldati” del sistema immunitario che difendono dalle infezioni), soprattutto nei primi tre anni di vita. 

Ciò significa, quindi, che un certo numero di tonsilliti è da considerarsi nella norma, specie nella prima infanzia. Né si deve dimenticare che il primo anno di inserimento alla scuola materna le infezioni delle prime vie aeree possono essere particolarmente frequenti, ma la situazione tende a migliorare negli anni successivi. 

Infiammazione delle tonsille nei bambini: come accade?

Proviamo allora a vedere cosa può accadere quando le tonsille  e le adenoidi si ingrossano per l’infiammazione. Quando il muco ristagna, si facilita ovviamente l’insorgenza di infezioni delle vie respiratorie. La cosa più fastidiosa, per il bambino, è trovarsi costantemente a respirare dalla bocca.  Quando ciò accade l’aria passa direttamente dalla bocca alla trachea e quindi ai bronchi, senza poter essere preventivamente filtrata, riscaldata ed umidificata nelle fosse nasali a causa del muco in eccesso. Questo ovviamente rende più frequente l’infezione ripetuta delle vie respiratorie, favorendo inoltre la comparsa di mal di gola con ingrossamento delle tonsille e la comparsa di tosse. Ma non basta: nella rinofaringe sboccano le tube di Eustachio, unica via di comunicazione tra orecchio medio e l’orecchio esterno: se le adenoidi ne ostruiscono lo sbocco, l’aria contenuta nell’orecchio medio viene riassorbita, si raccoglie dell’essudato e questo comporta una diminuzione dell’udito e un maggior esposizione alla comparsa di otiti

Il bambino russa? Potrebbe essere un sintomo della tonsillite

Per capire quale può essere l’impatto della presenza di tonsille e adenoidi particolarmente ingrossate sulla salute del bambino, conviene osservarlo quando dorme. Ad esempio, il russamento può essere un potenziale segnale della tonsillite. Oggi quasi cinque bimbi su cento presentano questo “vizio” e, se il problema non è occasionale, può anche essere la spia di qualcosa che non va nell’apparato respiratorio. Quando l’ipertrofia delle adenoidi è particolarmente severa e si associa ad una importante ipertrofia delle tonsille, il rilassamento muscolare durante il sonno aggrava la difficoltà respiratoria determinando così un ampio spettro di disordini respiratori che vanno dal russamento semplice fino alla sindrome delle apnee ostruttive. In quest’ultimo caso, si può anche arrivare a un’ostruzione molto marcata delle vie aeree, che può portare a riduzione dell’ossigeno circolante nel sangue e ad un’alterazione dei normali ritmi del sonno con potenziali ripercussioni anche sull’apparato circolatorio. Il bambino ha difficoltà a risvegliarsi, appare irrequieto, non riesce a seguire con attenzione quanto avviene.

Le conseguenze delle tonsille gonfie:

Cosa succede, quindi, se tonsille e adenoidi sono troppo grandi?

Ecco una sintesi dei rischi maggiori per la salute del bambino

  1. Maggior rischio di infezioni. Il bambino è costretto a respirare con la bocca: l’aria non viene filtrata dal naso e quindi aumentano le possibilità che si verifichino infezioni delle vie respiratorie.
  2. Orecchie tappate. Esiste una via di comunicazione tra orecchio medio e naso. Se questo passaggio non è libero, il muco di deposita e aumenta il rischio di infezioni ripetute.
  3. Russamento. Se si crea un’ostruzione delle vie aeree si respira con la bocca anche nel sonno. Nelle forme più gravi si possono avere anche deficit di ossigeno e problemi alla circolazione. 
  4. Denti storti. Le guance comprimono l’arcata dentaria superiore che non può “allargarsi” a dovere con la crescita. I denti possono quindi crescere storti, per il poco spazio a disposizione.
  5. Dieta carente. Può nascere difficoltà alla deglutizione di cibi solidi: il bambino mangia lentamente alimenti come carne, prosciutto e simili e si affida quasi sempre a cibi semiliquidi.
  6. Olfatto in crisi. La difficoltà alla deglutizione si associa spesso ad un calo dell’olfatto e del gusto, perché passa poca aria dal naso. Il bimbo quindi può diventare disappetente.

Come si cura la tonsillite nei bambini

In termini generali, esistono due grandi potenziali cause di tonsillite. Una è legata ad un’infezione virale, l’altra ad un’infezione di natura batterica. Ovviamente il medico può indicare il trattamento più adeguato, caso per caso.

Tonsillite virale

Per la tonsillite virale non ci sono terapia specifiche e occorre puntare sull’attenzione all’idratazione e sul controllo dei sintomi attraverso un uso responsabile di farmaci pediatrici ad azione antinfiammatoria (dal mal di gola alla tosse fino a qualche linea di febbre).

Tonsillite batterica

Per le forme di origine batterica legate, in genere, a una infezione da streptococco beta emolitico di gruppo A, il medico può indicare un trattamento antibiotico mirato. Non bisogna in questo caso ricorrere al fai da te ma è invece fondamentale seguire attentamente le indicazioni del curante. Va detto che esistono anche forme di faringiti o faringotonsilliti recidivanti che non necessitano di antibiotico. La più nota è la sindrome PFAPA (Periodic Fever, Aphtas, Pharyngitis and cervical Adenopathies), che è una delle cause di febbre periodica in età pediatrica. La PFAPA rappresenta un disturbo minore dei meccanismi di controllo dell’infiammazione che si rende evidente, forse anche in relazione alla relativa ipertrofia del tessuto linfatico, solo nei primi anni di vita. Questa condizione si presenta in genere prima dei cinque anni e si caratterizza per una febbre tende a ricorrere con regolare periodicità (ogni 3- 8 settimane, tipicamente 1 mese) con periodi intercritici di completo benessere. Al di fuori degli episodi febbrili il bambino è del tutto asintomatico. In questi casi, è sempre meglio confrontarsi con il pediatra per monitorare il quadro e valutare eventuali terapie mirate.