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Mal di testa da freddo: cause e rimedi 

Mal di testa da freddo: cause e rimedi

C’è chi è meteorosensibile: se il tempo cambia, se si alza il vento, se le giornate si fanno buie e il cielo si gonfia di nubi queste persone rischiano di veder comparire il mal di testa.

C’è anche chi – e si tratta pur sempre di soggetti predisposti – si trova a fare i conti con furiosi attacchi di cefalea quando si trova esposto a un brusco calo termico. Magari locale, quando ad esempio si beve una bibita ghiacciata, un gelato o si consuma un sorbetto a bassissima temperatura. O piuttosto generale, con le temperature che scendono improvvisamente e si portano prossime allo zero. In questi casi si può avere la classica cefalea da freddo o anche più semplicemente un ma di testa che va affrontato. Nel modo giusto. Ma come?

Le cause della cefalea da freddo in inverno

C’è chi arriva a parlare di “cervello congelato”. Basta questa semplice definizione per capire quanto e come il brusco calo termico possa scatenare crisi di mal di testa tanto che, la cefalea da freddo, che dura poco ed è direttamente correlata all’esposizione alle basse temperature, è entrata a far parte della classificazione internazionale dei mal di testa (International Classification of Headache Disorder).

All’origine del disturbo vi è uno stimolo freddo sul cranio, come accade nel caso di una caduta nella neve senza opportuna protezione, o quando ingeriamo alimenti freddi, determinando una serie di riflessi combinati a livello di intestino, oppure, come detto, l’esposizione improvvisa a basse temperature, specie quando il capo e le vie respiratorie non sono adeguatamente protetti e al riparo da possibili effetti negativi dell’aria gelida

Perché alcuni soggetti sono più esposti alla cefalea da freddo?

In termini generali, non esistono dati certi sull’effettiva incidenza delle diverse forme di cefalea da freddo, siano essere vere e proprie emicranie o semplici mal di testa passeggeri.

Di certo però, sulla base delle esperienze, c’è un dato da non sottovalutare. I bimbi e i ragazzi sono più portati a subire questa situazione. I motivi che spiegano questo possibile incremento del rischio in alcune fasce d’età sarebbero diversi: si va dalla potenziale immaturità di circuiti tra cellule nervose fino alle dimensioni ridotte del faringe e degli organi che stanno dietro il palato.

Questa particolare situazione anatomica porterebbe ad avere potenziali rischi legati al più rapido raffreddamento in seguito all’esposizione a cibi a bassissime temperature o ad aria troppo fredda.

A tutte le età, infine, si sospetta un potenziale ruolo del nervo trigemino infiammato nel favorire la comparsa del mal di testa. 

Come prevenire il mal di testa da freddo

In base ai meccanismi stimolanti che fanno da elemento “scatenante” del dolore, in chi soffre di mal di testa da freddo (sia che si tratti di emicrania vera e propria sia di cefalea) la prevenzione passa attraverso l’evitare l’esposizione alle basse temperature. Questo significa, ad esempio, non esporsi a un brusco calo termico, prevedendo un abbigliamento idoneo che copra il capo e il collo.

Inoltre, bisogna fare attenzione anche a tavola. Se ci si avvicina a una bevanda o a un cibo appena uscito dal frigorifero, meglio attendere qualche minuto prima di consumarli. E, soprattutto, occorre assumere alimenti e bibite lentamente, masticando i primi bocconi con grande cura, per evitare che porzioni di cibo troppo grandi viaggino rapidamente verso la gola senza essere stati opportunamente “scaldati” all’interno della bocca. In questo modo, si riduce anche il rischio che la stimolazione improvvisa dei nervi dovuta al freddo possa attivare recettori che stimolano il dolore. 

Rimedi contro il mal di testa da freddo

Non ci sono mirati trattamenti specifici per il solo mal di testa da freddo. Per questo è importante puntare sulla prevenzione, già sapendo che in genere gli attacchi sono di breve durata.

Sul fronte delle terapie, se gli attacchi sono occasionali, l’impiego di farmaci senza obbligo di prescrizione ad azione antinfiammatoria e antalgica consente di controllare al meglio il dolore.

Per il resto, se si conoscono condizioni in cui è più facile che si presenti il disturbo, soprattutto nei casi in cui è particolarmente invalidante, si può anche pensare a una sorta di “profilassi” farmacologica, da condividere con il medico nell’ambito di uno specifico percorso di cura. 

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