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Ciao, sono bollino!

Così il nostro viso si “adatta” a chi abbiamo davanti

risata contagiosa

La capacità di immedesimarsi nello stato d’animo degli altri è innata nel cervello.
Quando siamo stressati o particolarmente stanchi o ancora siamo reduci da un’influenza o vittime di un furioso mal di testa diventa più difficile “entrare” in empatia” con il nostro interlocutore ma, normalmente, anche se non ce ne accorgiamo, il nostro cervello è in grado di adattare la nostra espressione e il nostro umore a quelli della persona con cui stiamo chiacchierando. Questo fa si che diventiamo a volte più cupi se parliamo con una persona triste o pieni di gioia se invece il contatto è con chi è felice. Lo abbiamo sperimentato tutti: di fronte ad una risata contagiosa non possiamo fare a meno di ridere anche noi. A provare cosa succede in questi casi è una ricerca apparsa su Trends in Cognitive Sciences che, attraverso un innovativo sistema di simulazione in grado di concentrarsi su una particolare area del cervello, spiega la capacità umana di condividere con gli altri sentimenti e stati d’animo con l’espressione del volto. Lo studio, condotto all’Università del Wisconsin, dimostra proprio che specifiche zone del nostro sistema nervoso centrale possono stimolare la contrazione e il rilascio dei muscoli del volto, consentendoci di adattare l’espressione a quello che proviamo insieme quando ci relazioniamo con un’altra persona. Ovviamente, lo stress può rendere meno efficace questa forma di empatia: per questo occorre fare attenzione alle proprie condizioni psicofisiche, anche per stare meglio con se stessi e con gli altri.