a firma di Federico Mereta, giornalista scientifico
L’apnea notturna è un disturbo respiratorio del sonno caratterizzato da interruzioni temporanee della respirazione durante il sonno. In particolare, nella forma più comune – l’apnea ostruttiva del sonno (OSA) – il flusso d’aria si blocca per alcuni secondi, spesso senza che la persona se ne accorga. Dopo la pausa, il respiro riprende improvvisamente, talvolta accompagnato da russamento o brevi risvegli. Questo fenomeno può ripetersi molte volte nel corso della notte, compromettendo la qualità del sonno e riducendo l’ossigenazione dell’organismo.
Per tante persone, soprattutto uomini ma, con l’avanzare dell’età, anche nelle donne, questo ripetersi di pause respiratorie durante il sonno sussegue ogni notte. Lo stress e le condizioni psicologiche possono incidere sull’apnea notturna, ma non determinarla. Infatti, l’apnea ostruttiva del sonno presenta cause diverse e può assumere gravità varie, con impatto sull’intero organismo. In presenza di apnee notturne, specie se si russa, si mette a rischio non solo il riposo del partner, ma soprattutto il cuore di chi ne soffre.
I pericoli e le conseguenze delle apnee notturne
Cosa succede nelle persone che soffrono di apnea notturna? Alla base di un’apnea notturna c’è l’arresto del flusso aereo respiratorio durante il sonno, legato al collabimento (cioè al restringimento) delle pareti della faringe. Prima si verifica un’ostruzione parziale, che può produrre il rumore del russamento, e in caso di apnee, si arriva all’ostruzione completa. In questo caso non passa più l’aria e la respirazione si blocca per qualche secondo.
Chi soffre di apnea notturna è esposto agli impatti della carenza di ossigeno e delle puntate ipertensive che si ripetono. E il problema riguarda gli uomini come le donne, soprattutto dopo la menopausa. Una ricerca condotta qualche tempo fa all’Ospedale universitario Valme di Siviglia, pubblicata su Annals of Internal Medicine dimostra che nella popolazione femminile che soffre di apnee respiratorie notturne particolarmente gravi e non curate a dovere (ancora oggi in Italia in tre casi su quattro questi quadri non vengono riconosciuti), il rischio di morire per un problema circolatorio come infarto o ictus sale di tre volte e mezzo rispetto alle pari età che respirano regolarmente la notte.
Le statistiche scientifiche relative a entrambi i generi dicono che chi russa vede aumentare il pericolo di andare incontro ad un ictus di quasi quattro volte, quello di diventare iperteso di due volte e mezzo. Come se non bastasse, l’incidenza di diabete raddoppia tra chi passa notti particolarmente “rumorose”. Insomma: i danni causati dalle apnee notturne (definite scientificamente con la sigla OSAS) sono davvero pesanti.
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Apnea notturna: cause e sintomi più comuni
Alla base del russamento e delle apnee possono esserci alterazioni anatomiche a carico delle vie respiratorie, oppure fenomeni temporanei, come la tosse e il mal di gola con presenza di muco che non permette il normale flusso dell’aria.
Il problema, quando non legato a cause occasionali, si manifesta maggiormente nelle persone in sovrappeso, in chi fuma, in chi è iperteso. E più in generale, con il passare degli anni, il rischio di apnee notturne aumenta. Per questo rischiano di più gli anziani: con l’età i tessuti tendono naturalmente a diventare meno elastici.
I sintomi delle apnee notturne
Le apnee notturne ripetute non compromettono solo il riposo notturno, ma hanno effetti evidenti anche durante il giorno. Tra i sintomi più comuni si segnalano sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione, stanchezza persistente e, talvolta, il bisogno di dormire anche durante il giorno.
Questi segnali sono la conseguenza di una scarsa ossigenazione del cervello e degli altri organi vitali, dovuta alle frequenti interruzioni della respirazione durante il sonno. Quando il disturbo è trascurato, può compromettere in modo significativo la qualità della vita.
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Diagnosi dell’apnea notturna: la polisonnografia
Non sottovalutate questa situazione come un vezzo o un semplice fastidio per chi riposa vicino a chi russa. Perché chi soffre di OSAS non solo dorme male, ma costringe a ripetuti “debiti” di ossigeno gli organi più nobili, come il cuore e il cervello.
In particolare, deve fare attenzione chi soffre di pressione alta, malattie del cuore o asma. In certi casi, se il blocco della respirazione è particolarmente spiccato durante gli episodi di russamento, la notte può diventare il periodo in cui si sviluppano crisi cardiache.
Per questo è importante che si arrivi alla diagnosi di apnee notturne, che può essere fatta solamente con un esame semplice, che dura diverse ore e che oggi si esegue anche a domicilio, la polisonnografia. Di cose si tratta? Parliamo di un monitoraggio del sonno che, come ad esempio avviene per l’Holter per il cuore, può informare su numero e intensità delle apnee. È una tecnica fondamentale nella diagnosi dei disturbi del sonno e consente di registrare l’attività elettrica cerebrale durante il riposo attraverso elettrodi posti sul cranio.
A questo “elettroencefalogramma del riposo”, che permette di realizzare una rappresentazione grafica delle fasi del sonno, si associano spesso anche i movimenti oculari e l’attività dei muscoli del mento e della mandibola. Quando occorre valutare solamente qualità e struttura del sonno si usano pochi elettrodi registranti, che aumentano quando invece occorre controllare se il cervello ha un’attività elettrica alterata per altre patologie, come ad esempio l’epilessia.
Utile può essere anche l’actigrafia da polso. Serve soprattutto nelle forme gravi di insonnia e per sapere se durante il sonno si fanno movimenti incontrollati. Infine, a volte si può fare il Test di latenza multipla del sonno. L’esame misura la tendenza ad addormentarsi durante le ore di veglia, e viene spesso impiegato per capire quanto l’insonnia incida sulla vita di ogni giorno. Si basa sui parametri della polisonnografia (cervello, occhi e muscoli del mento) e viene effettuato in una stanza in cui viene spenta la luce, dando così modo al paziente di fare un pisolino di una ventina di minuti. Il test viene ripetuto ogni due ore e in base al tempo che l’individuo impiega ad addormentarsi nell’ambito della giornata offre un dato significativo sulla “sonnolenza”.
Apnea notturna, cosa fare a casa per migliorare il sonno
Ricordato che il medico va informato se si soffre di apnee notturne, anche per mettere a punto eventuali trattamenti indicati per patologie che potrebbero risentire negativamente delle ripetute carenze di ossigeno, ci sono diverse piccole strategie che possono aiutarci.
Le posizioni per dormire
Dormire supini è sicuramente controproducente, perché più facilmente la lingua può andare verso l’indietro e quindi ostruire la respirazione. Per evitare un eccessivo rilassamento dei tessuti del velo pendulo (palato molle) e dell’ugola, che vibrano al passaggio dell’aria creando il tipico rumore del russamento, l’ideale, se si riesce, è riposare su un fianco e rimanerci tutta la notte. Tra gli strumenti che aiutano chi russa molto ci sono addirittura dispositivi che informano quando ci si sposta in una posizione non ottimale e quindi aiutano a far “ritornare” nella posizione ideale.
Può essere inoltre utile umidificare la stanza da letto perché l’aria troppo secca può provocare ostruzione respiratoria nasale, costringendo a respirare con la bocca.
Alimentazione e attività fisica
Poi, visto che il russamento è spesso legato al sovrappeso, è importante cercare di perdere i chili in eccesso con una regolare attività fisica e una dieta mirata. Sul fronte alimentare è consigliabile una cena leggera. Va limitato il consumo di alcolici, che possono favorire il russamento.
I trattamenti per le apnee notturne
Sempre in accordo con il medico si può ricorrere a veri e propri trattamenti mirati contro l’apnea notturna. È il caso della CPAP (sigla che sta Continuous Positive Air Pressure), che in pratica permette di aumentare l’aria in arrivo alle vie respiratorie riducendo entità e frequenze delle crisi di apnea. La tecnica prevede l’impiego di un piccolo e silenzioso compressore che attraverso un tubo di plastica e una mascherina automodellante, che copre il naso e/o la bocca del paziente durante la notte, consente di ottenere un modesto aumento della pressione dell’aria che entra nelle vie aeree superiori impedendone il restringimento. Il medico può scegliere caso per caso la pressione desiderata: normalmente è più bassa quando occorre ridurre gli episodi di apnea e leggermente più elevata per eliminare completamente le pericolose pause nella respirazione.
FAQ – Domande e risposte veloci sull’apnea notturna
1 Cos’è l’apnea notturna e quali sono i sintomi?
L’apnea notturna è un disturbo respiratorio del sonno in cui la respirazione si interrompe più volte durante la notte. I sintomi includono russamento, sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione e stanchezza persistente.
2 Quali sono i rischi legati all’apnea notturna non trattata?
Se non trattata, l’apnea notturna può aumentare il rischio di ipertensione, infarto, ictus e diabete. La carenza di ossigeno durante il sonno danneggia cuore, cervello e altri organi vitali.
3 Come si diagnostica l’apnea notturna?
La diagnosi dell’apnea notturna si effettua con la polisonnografia, un esame che monitora il sonno registrando attività cerebrale, respirazione, movimenti oculari e muscolari. Può essere eseguita anche a domicilio.
Fonti
Francisco Campos-Rodriguez, Miguel A. Martinez-Garcia. Cardiovascular Mortality in Women With Obstructive Sleep Apnea With or Without Continuous Positive Airway Pressure Treatment. Ann Intern Med.2012;156:838. [Epub 5 June 2012]. https://doi.org/10.7326/0003-4819-156-11-201206050-0001

Giornalista scientifico